Nuovo ospedale, biometano, Cremona-Mantova. Temi controversi ma la politica locale si nasconde
Tempi duri per la politica locale. È scarsa. Quasi inesistente.
Nuovo ospedale, impianto di biometano, autostrada Cremona-Mantova agitano i sonni di amministratori pubblici e segretari di partito.
In città e nel territorio cresce l’insofferenza per scelte calate dall’alto, più attente al business che al bene comune.
Aumenta l’irritazione per decisioni concordate e discusse con gli stakeholder - in italiano, portatori di interesse - piuttosto che con operatori e destinatari-fruitori degli interventi. Decisioni sostenute da un’informazione di regime più simile a un barboncino da salotto che a un rottweiler pronto ad azzannare il potere. Contestate dai comitati, testimoni attivi di questo disagio.
Continua la raccolta firme degli oppositori alla demolizione dell’attuale ospedale. (Cremonasera, 2 settembre). Contemporaneamente prosegue la campagna contro la costruzione di quello nuovo.
Imposto in un battibaleno da Milano, descritto come l’ottava meraviglia del mondo, il nosocomio del futuro è stato avallato dall’amministrazione comunale senza un oh! e poi sostenuto con convinzione.
Illustrato alle associazioni imprenditoriali e degli ordini professionali di architetti e ingegneri, ma non a quelle dei medici e degli operatori sanitari, rappresenta l’antitesi della medicina di prossimità. La più funzionale a rispondere ai bisogni di salute del territorio. Con linguaggio veterocomunista la medicina dei proletari, categoria oggi comprendente anche cittadini un tempo piccoli borghesi, dettaglio da non trascurare.
Per molti, l’ospedale ipertecnologico è monumento alla megalomania e alla vanagloria. Per Crema, è il mostro che fagocita tutte le risorse per la sanità provinciale e agli altri non lascia nulla. Neppure le briciole.
«Qualcuno – spiega con sarcasmo e ironia Octopus - ha deciso di fare un nuovo l’ospedale solo per invidia di quell’altra magnifica iniziativa denominata fare nuova la città, giova ricordare che per adesso la città di Cremona sta resistendo, sia pure a fatica. D’altra parte, se facciamo un ospedale nuovo e buttiamo giù quello funzionante, come facciamo a fare nuova la città tenendo in piedi quella vecchia?» (Vittoriano Zanolli.it, 1 settembre).
Cresce l’avversione per provvedimenti controversi. Già entrati a piedi giunti nel dibattito per le elezioni comunali del prossimo anno sono una sfiga per i futuri candidati sindaco costretti a schierarsi a favore o contro.
L’impianto di biometano ipotizzato in zona Bosco ex Parmigiano-San Rocco rientra tra i mal di pancia degli amministratori comunali. Una disgrazia, per cacadubbi di professione.
Il Comitato che si oppone all’intervento, promosso da Michel Marchi, sindaco di Gerre de Caprioli e presieduto da Luigi Lipara, si prepara ad un primo redde rationem. È previsto per la metà del mese. I tecnici della Provincia si pronunceranno sulla valutazione di impatto ambientale. Come in Prete Liprando e il giudizio di Dio di Jannacci cammineranno sui carboni ardenti.
All’ombra del Torrazzo, in riva al Serio e sul Listone, il problema non è la politica. Sono i politici. E se la maggioranza è la principale responsabile del malgoverno nel capoluogo e in altre realtà provinciali, la minoranza non può dichiararsi vergine. Se il colpevole è il centrosinistra, il centrodestra, Lega compresa, è correo. Complice. Tiene bordone, anche se a parole si oppone.
Imputati in misura minore, ma colpevoli, anche gli altri soggetti non imbarcati sulle due navi ammiraglie, ma presenti ed operanti sul territorio. Divisi e privi di strategia vivono alla giornata. Troppo timorosi di sbagliare, non rischiano. Graffiano, non scalfiscono. Certo, fuori dal coro, ma male organizzati.
Depositato tra i ricordi il concetto che la rivoluzione non è un pranzo di gala, non incidono. Più contabili che rompipalle, risultano un pungolo spuntato per il cambiamento.
Questa indifferenziazione nelle responsabilità del disastro politico è grave. Preoccupante. Presuppone che la causa sia più legata alle persone che all’organizzazione o alle strutture.
Anche i cittadini potrebbero essere inseriti tra le ragioni della sventura, imputati per avere delegato soggetti inadatti a rappresentarli. Sarebbe sbagliato. Soprattutto ingiusto. Non esiste il reato di eccessiva fiducia nelle promesse altrui. E l’ingenuità non rientra tra i peccati capitali.
In questo contesto non è da escludere la probabilità che al prossimo appuntamento elettorale per il governo locale, il cittadino voti non il candidato migliore, ma il meno peggio. Mancano pochi mesi a quella data. Il tempo per la selezione del concorrente con il curriculum da primo della classe e non un apprendista stregone è poco. Assai poco.
La politica in provincia è un film. È Tutti insieme appassionatamente senza Julie Andrews protagonista. Al suo posto la mediocrità, il pressapochismo. Non una pellicola con interpreti da Oscar, ma con attori imbarazzanti anche per la recita all’oratorio. Con martorelli nel ruolo sbagliato, arrivati sul set per recitare, impreparati, un copione vago e confuso. Spesso improvvisato.
Mezzecartucce avvolte dalla nebbia e spaesate, ma con la convinzione e l’arroganza di essere dei fenomeni. Dei Cavour, dei Kissinger, dei De Gasperi.
Seccacoglioni che negli anni della guerra fredda sarebbe stati gratificati con il compito, se comunisti, di distribuire ai compagni l’Unità della domenica. Se democristiani, di aprire la sede della Dc in via Matteotti a Crema.
C’è il rovescio della medaglia. La politica locale potrebbe essere infarcita di sgaggi interessati a puntare su obiettivi di bottega non coincidenti con quelli dei cittadini. Possibilità che non può essere ignorata, ma smentita da errori e ingenuità incompatibili con la complessità di operazioni di questo genere, in particolare se di ampio respiro.
Tempi duri per la politica locale. È scarsa. Quasi inesistente.
Nei giorni scorsi il Pd cremonese, convinto sostenitore dell’autostrada Cremona-Mantova, ha ricevuto una tranvata sui denti dai compagni di Casalmaggiore ai quali vanno risconosciute la dote del pragmatismo e l’autonomia di pensiero.
A margine di un incontro con Il Coordinamento Comitati no autostrade Cremona-Mantova e Tirreno-Brennero, la coordinatrice piddina, Velleda Rivaroli non ha avuto esitazioni a dichiarare: «Nessuno mette in dubbio che un collegamento veloce tra le due città (Cremona e Mantova ndr) deve essere fatto, ma va ripresa in considerazione la soluzione della riqualificazione con allargamento della Statale 10 con fondi statali, in accordo con Anas. Anche perché ad oggi per l’autostrada, che dovrebbe essere finanziata dalla Regione, un progetto definitivo ed i fondi non ci sono ed è la Regione stessa ad aprire all’ipotesi della riqualificazione SS10» (La Provincia, 31 agosto).
Tempi duri per la politica locale. È scarsa. Quasi inesistente.
Nelle tre repubbliche cremonesi (dei Violini, del Tortello, del Pomodoro) scarseggiano i leader. Troppi i ciarlatani e gli affabulatori. Esagerato il numero degli incantatori di serpenti. Esorbitante la quantità dei due di coppe convinti d’essere l’asso di briscola. Di mezzecalzette digiune di volantinaggio, di attacchinaggio, di assemblee estenuanti, di scazzi. Di fighetti, professorini, furbetti, approfittatori, voltagabbana, virgulti già avvizziti ai quali è sconosciuta la parola militanza. Esperienza sulla quale un tempo si costruiva una carriera nel partito, il cursus honorum necessario per ricevere incarichi nelle istituzioni, nelle fondazioni e negli enti collaterali.
Oggi trionfa il tutto e subito. La selezione della classe dirigente è pratica in disuso. Il metodo può funzionare se chi si autoproclama re è un fenomeno. Altrimenti è una valle di lacrime. In provincia e nel capoluogo di fenomeni non esistono. E se esistono sono sotto copertura.
La retorica sui giovani ci mette del suo. Non hanno spazio. Sono penalizzati. Pagano l’insipienza dei padri. Tutto vero. Quasi tutto vero.
È innegabile però che per molti di loro la politica è intesa come un ascensore sociale. Per salire all’ultimo piano senza un’adeguata preparazione. Poi, raggiunta la cima, soffrono di vertigini. Fanno cazzate.
Tempi duri per la politica locale. È scarsa. Quasi inesistente.
«ll segretario provinciale uscente Vittore Soldo sarà il candidato unitario alla segreteria provinciale della Federazione del Partito Democratico di Cremona per il prossimo congresso previsto per domenica 1 ottobre», informa un comunicato ufficiale piddino (2 settembre). Errare è umano. Perseverare diabolico. Ma tutto va bene madama la marchesa.
Il principio d'indeterminazione di Heisenberg funziona anche per la politica locale. Impossibile capire dove sta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti
michele de crecchio
3 settembre 2023 16:44
Sono molto pessimista sul futuro culturale e politico di Cremona, città nella quale, pur ben consapevole delle modestissime occasioni di gratificazione personale che mi avrebbe offerto, decisi, una volta laureato, di fermarmi per il resto della mia vita, vita rivelatasi nei fatti molto più lunga e più produttiva di quanto me la aspettassi. Dei miei colleghi di liceo solo pochissimi sono rimasti in città e la maggior parte ha preferito emigrare verso ambienti urbani più vivaci e stimolanti. La attuale situazione culturale e politica di Cremona è, nell'ultimo mezzo secolo, ulteriormente decaduta e lascia davvero sbigottiti la sostanziale mancanza di dibattito locale politico e culturale su scelte masochistiche come, anni or sono, fu la rinuncia a completare l'aggiornamento della strada statale Padana Inferiore (pochi ricordano che tale tracciato era stato appena dichiarato di interesse internazionale!), aggiornamento sostituito dal megalomane, inopportuno e velleitario progetto di autostrada CR-MN. Qualcosa di molto simile e quella scandalosa rinuncia si sta ora riproponendo con la decisione, maturata altrove e accettata senza dibattito dalle autorità locali, di demolire il monumentale Ospedale Maggiore di Cremona, sostituendolo con un modesto nuovo "ospedalino", operazione che sancirà definitivamente il declassamento della nostra città da grande entità urbana, che un tempo persino contendeva a Milano il primato tra le città lombarde, a modesta cittadina di provincia, della quale ben pochi italiani sanno oggi precisare la esatta collocazione.
E pensare che un tempo, nella sua divertente "Bisbetica domata", lo stesso inglese Shakespeare, citava anche Cremona per indicare una delle tappe fondamentali che il testardo protagonista maschile, attraversando la pianura padana, aveva dovuto compiere per raggiungere a Verona la sua agognata e petulante sposa!
Pasquino
3 settembre 2023 18:27
Esatto solo ciarlatani della politica solo incapaci e incompetenti se non peggio con l'appoggio di associazioni imprenditoriali interessate in un territorio che va alla malora grazie a tutti loro
Uno schifo unico ed una vergogna infinita.
L'innominato
7 settembre 2023 09:29
Non si nasconde NON ESISTE!