Occhiali giganti e chi li portava: dalla Prima Repubblica a Enzo Ferrari
Piccola appendice al fortunato editoriale di settimana scorsa, con un po’ di frivolezze agostane per portatori di occhiali scuri.
L'occhiale oversize non è stato solo appannaggio di dandies ricercati o di donne elegantissime, ma è stato all'opposto uno dei simboli della severissima Prima Repubblica e della Guerra Fredda.
Tantissimi sono i politici italiani che portavano enormi occhiali, a volte improbabili e spesso in aperto contrasto coi rigidissimi completi grigi da burocrati di lungo corso che la severità dello scontro DC PCI imponeva. Arcinoti e imitatissimi sono gli occhialoni svasati di Giulio Andreotti, immancabile oggetto di decine di suoi imitatori, da Alighiero Noschese fino a Toni Servillo passando per il Bagaglino di Oreste Lionello. Cossiga negli anni 70 né portava un paio in alluminio con le cerniere appuntite che avrebbe potuto portare perfino Renato Zero…
L’occhialone oversize era un vero e proprio fetish del politico primorepubblicano: Pietro Longo, leader del PSDI, ne portava un paio quasi assurdi, mentre il coltissimo Spadolini indossava una montatura nera con enormi lenti tonde oversized come enorme era la sua mole. Non faceva eccezione Bettino Craxi con i suoi occhialoni in tartaruga chiarissima e il sempre elegantissimo Sandro Pertini, che li portava addirittura con le lenti oscurate, e quanto a stazza degli occhiali non faceva eccezione nemmeno Mariano Rumor, il più laico dei Diccì. Il tutto è perfino consegnato alla storia del cinema: l’indimenticabile scena in cui un esaurito Fantozzi dialoga con tutti i leaders di allora sulle tribune politiche televisive sembra la pubblicità di un ottico di Harlem degno dello stilista dei rapper neri Dan Dapper.
L'occhiale big size era un feticcio anche fuori dai confini nazionali: Reza Palavi, elegantissimo Shah di Persia, indossava degli splendidi massicci occhiali di tartaruga, ed Herny Kissinger era inseparabile dai suoi occhialetti spessi da professorino della Ivy League. E se passiamo al blocco sovietico, beh l'occhialone spesso con le lenti affumicate era un tratto distintivo della Nomenklatura almeno quanto il colbacco alle parate dell'Ottobre Rosso: niente faceva più KGB di un grigio funzionario in occhiali fumé dietro ad una severa scrivania di mogano.
Ma l'occhiale grande è anche spesso indizio di diversità, di insofferenza verso le regole: se vi capita di vedere una foto dei severissimi generali rumeni ai tempi di Ceausescu vi cadrà l'occhio su uno in particolare, che indossava dei grandi occhiali neri un po’ vezzosi …era il Generale Pacepa, che sarà il traditore più alto in grado di tutto il blocco sovietico, passando alla CIA nel 1978…quegli occhiali vezzosi avrebbero dovuto essere un indizio di ribellione invece ignorato dalla Securitate del Genio dei Carpazi.
Enzo Ferrari portava dei mitologici wayfarer neri come la pece con le lenti più scure che si potessero immaginare, a rimarcare la sua burbera separazione dal resto del mondo. E d'altronde la lente scura è sempre sinonimo di una certa manifesta inquietante superiorità o distacco: il Caudillo spagnolo Francisco Franco osservava la Spagna gelido e impenetrabile da dietro le lenti nere dei suoi occhiali, è dall'altra parte del mondo il Generale Douglas Macarthur fece della sua pipa di pannocchia e dei suoi Aviator verde scuro una icona assoluta.
Del resto anche la inarrivabile regina della moda Anne Wintour compare sempre mascherata sotto il suo caschetto di capelli rossicci e dietro gli impenetrabili occhialoni neri. Lina Wertrmuller raccontò addirittura di aver comprato una intera fabbrichetta di montature per farsi una scorta a vita dei suoi famosissimi occhiali bianchi, e la grandissima Mina ha fatto dei suoi giganteschi occhiali scuri sfumati un simbolo del suo esilio volontario dal mondo.
Insomma, se il sole agostano picchia duro fatevi un paio di occhialoni scuri, siete in ottima compagnia.
(La foto del professor Martelli è di Daniele Mascolo)
Sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano
Docente di archivistica all'Università degli studi di Milano
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