7 agosto 2022

Pellegrino a Lourdes solo per farmi guardare da Maria!

Scrivo da Lourdes, dalla piccola stanza al quarto piano di un dignitoso albergo che si affaccia proprio sull’ingresso principale del Santuario, la vista è davvero suggestiva! Proprio sotto le finestre scorre il Gave, basso e limaccioso, rumorosissimo a causa delle cascatelle che alimentano la piccola centrale idroelettrica che produce elettricità proprio per illuminare la grotta di Massabielle, almeno così dice l’iscrizione datata 1937. Un ponte, continuamente percorso da pellegrini e turisti, separa il luogo della preghiera dalla città “mondana” fatta di strade strette e affollate di negozi di articoli religiosi, souvenir, ma anche di pizzerie che promettono prodotti italianissimi e brasserie dalle tipiche atmosfere francesi. 

Sono al seguito del pellegrinaggio regionale dell’Unitalsi, un’associazione ecclesiale nata nel 1903 dall’intuizione di un malato, il giovane nobile Giovanni Battista Tomassi, affetto da artrite deformante irreversibile: dopo aver preso parte ad un pellegrinaggio a Lourdes e compreso, pur non avendo ottenuto alcuna guarigione, l’importanza del messaggio mariano di conforto e speranza per chi soffre, promosse questo sodalizio che, da più di un secolo, accompagna e assiste encomiabilmente infermi e diversamente abili nei loro viaggi nei maggiori santuari mariani europei. L’Unitalsi, proprio a fianco del mio hotel, gestisce una vera e propria struttura sanitaria – il “Salus Infirmorum” – dove i più fragili possono essere accolti in tutta sicurezza, quasi come fosse un ospedale. Dame e barellieri sono facilmente individuabili: le prime hanno una caratteristica divisa bianca, con un velo sempre bianco sul quale spicca al centro lo stemma dell’associazione, i secondi, invece, indossano una giacca blu, camicia bianca o azzurra e la cravatta unitalsiana. I giovani, quelli alla prima esperienza, portano una semplice polo blu con lo stemma associativo: se continueranno nel percorso e saranno accettati quali membri effettivi riceveranno la divisa ufficiale che indosseranno, come capita ai veterani, con orgoglio e dignità.

Il fondatore, Tomassi, accettò di partecipare al pellegrinaggio come se fosse una sfida: si sarebbe tolto la vita proprio nella città mariana qualora non avesse ricevuto alcuna guarigione. Il giovane ebbe realmente un miracolo, ma non quello che intendeva lui: la Vergine gli toccò il cuore e gli diede il dono di una fede viva e di una carità ardente. Dinanzi alla Grotta egli capì che quella sofferenza che stava patendo rientrava in un progetto grande di Dio, un progetto che ancora oggi dona conforto e speranza a centinaia di persone.

L’esperienza di questo nobile ragazzo è comune a tanti ammalati che giungono da ogni parte del mondo: la Grotta ha una forza inspiegabile che conduce moltissime persone a desistere dal chiedere guarigioni per abbandonarsi totalmente e lietamente alla volontà di Dio. In questo luogo, che prima che il Cielo eleggesse a permanente provocazione era pascolo di porci e discarica dei rifiuti, si percepisce l’amore, la dedizione, la premura della Madre che sono riflesso della benevolenza e della misericordia di Dio.

Il grande miracolo di Lourdes, dunque, consiste nel capire, da parte di tanti malati e pellegrini, quanto Dio abbia a cuore la vita dei suoi figli, soprattutto se segnati da Croci visibili e invisibili! Razionalmente è difficile da spiegare, ma il cuore, invece, intuisce tutto e subito!

Lo intuiscono, come dicevo, anzitutto migliaia di malati che arrivano, magari stanchi e arrabbiati, con la pretesa di essere sanati e se ne vanno pronunciando quel “sia fatta la tua volontà”, che ripetiamo meccanicamente ogni giorno recitando il Padre Nostro senza mai capirne veramente la portata!

Lo intuiscono i volontari che – è il caso dell’Unitalsi – si ritrovano tutte le mattine alle 6.15 per la celebrazione della Messa, un momento tutto per loro per “caricare le pile” e per ricordarsi continuamente che quello che si dona trova la sua sorgente e il suo termine ultimo nell’Eucaristia. Essi sanno che quello che fanno è la carezza di Maria e che ciascuno è strumento, inutile certo ma essenziale, per trasmettere questo amore, così reale, così concreto del Dio cristiano.

Lo intuiscono i tanti giovani che dopo una giornata a spingere carrozzine li ritrovi alla Grotta o in disparte nella grande prateria al di là del fiume, in ginocchio, a recitare il Rosario. Quel luogo, per loro, è una finestra spalancata su quella Bellezza infinita che ogni cuore ricerca e che si nutre di purezza, di freschezza, di verità, ma anche di rigore e senso del dovere, di obbedienza, di carità.

Lo intuiscono i tanti pellegrini – la maggior parte italiani… li si riconosce per la naturale propensione a fare baccano!!!… - che di fronte a questo mondo disperato e corrotto non trovano altro appiglio se non Maria, la tutta casta, la Vergine Immacolata, ovvero Colei che ama senza infingimenti o secondi fini. Ella è l’amante dal cuore indiviso! Essi sono consapevoli che l’unica forza che può salvare questa generazione di folli che si ergono il Dio di loro stessi è solo la preghiera, è lo stare in ginocchio dinanzi a Dio, riconoscendo così che lui è il Creatore e noi solo povere creature bisognose continuamente del Suo Spirito Santo! Se questo mondo si salverà – ne sono certissimo – sarà solo per merito di chi è rimasto in ginocchio dinanzi al mistero di Dio. A loro, potenti e instancabili intercessori del genere umano, dovremo dire grazie!

E l’ho intuito anche io – povero e fragile credente dal cuore deformato dal peccato -. Sono arrivato a Lourdes assorbito da mille problemi e preoccupazioni, non mi sono preparato per niente all’incontro con Maria! Poi ho pensato che forse era meglio così: l’incontro non dipende da me, dai miei meriti, dalla mia preparazione. Io mi presento per quello che sono, con quello che posso dare, con i miei doni e i miei peccati… così che risalti ancora di più che tutto è solo opera e grazia di Dio.

Nell’architrave del portone di ingresso del santuario di Oropa – altro luogo del cuore – c’è una iscrizione latina singolare: “O quam beatus, o Beata, quem viderint oculi tui”, cioè “Davvero è beato, o Beata Vergine Maria, colui sul quale si posano i tuoi occhi”. Poche parole che contengono l’essenza del Cristianesimo: non siamo stati noi a cercare Dio, ma è lui che è venuto a scovarci. A noi spetta solo il compito di lasciarci trovare!

Io a Lourdes ci sono venuto per farmi guardare! Questo mi basta! E tutto è grazia!

Claudio Rasoli


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commenti


Pinuccia Fieschi

7 agosto 2022 07:12

Come sempre don sei tu che tocchi il cuore di chi come me attraversa momenti bui che portano a non vedere la luce che la fede ti da'. Un abbraccio e continua ad esserci