Politici, manager, eventi: i promossi, i bocciati, i rimandati
Fine anno. Tempo di bilanci. Di pagelle, di promossi e bocciati. Di classifiche per l’attività svolta e per i risultati ottenuti.
Alcuni giudizi sono più oggettivi. Altri più empirici, meno sistematici. In entrambi i casi le valutazioni sono sull’agire e non sulla persona dei soggetti coinvolti.
Il nuovo ospedale di Cremona, ottava meraviglia del mondo, più all’avanguardia, più tecnologico, più superstar, più tutto, va nella direzione contraria al potenziamento della medicina sul territorio, oggi allo sfascio, ma pietra angolare per una buona politica sanitaria. Si vuole costruire una cattedrale, ma viene chiusa la guardia medica di Gadesco e i medici di base sono merce rara. La politica applaude. (voto 2)
Giuseppe Rossi, direttore generale dell’Asst, passato da chitarrista, fisico da bodyguard senza il fascino di Kevin Kostner, ma con la durezza di Ernest Borgnine e i modi da cow boy di John Wayne, ha illustrato il progetto alle associazioni di categoria, agli ordini degli architetti e degli ingegneri. Non a quello dei medici. Cittadini poco informati e scarsa chiarezza sulla tipologia di pazienti da curare. In primavera l’Asst è stata al centro di contestazioni, con presidio davanti all’ospedale per la riorganizzazione dell’Area donna. Polemiche roventi, assemblea e un documento di 25 medici in difesa del direttore generale.
Per Rossi un 2022 da 5. Ai suoi pretoriani un 4 per la scesa in campo pleonastica e spunto per interpretazioni ambivalenti.
L’aria di Cremona (voto 2) è tra le peggiori d’Italia, ma pare che interessi a pochi. Le associazioni ambientaliste (voto 5) si agitano senza incidere, i verdi (voto 3) sono l’araba fenice: che vi sia, ciascun lo dice; dove sia, nessun lo sa. Promosso il consigliere regionale Marco Degli Angeli (voto 9), che per la causa si è battuto come un gladiatore. In dissenso sull’accordo Pd-Cinque stelle alle prossime elezioni regionali lombarde non si candiderà.
Il Pd assomiglia a un cimitero di morti viventi e un 5 è tirato per i capelli. Il segretario provinciale Victore Soldo, non va oltre il 4 ed è un atto di generosità. La gestione della campagna elettorale di settembre con il candidato piddino, il cremonese Carlo Cottarelli, sconfitto nella sua terra da Daniela Santanchè, mentre a Mantova, fuori casa, le parti si sono invertite, giustifica da sola la valutazione poco brillante. Se si aggiungono alcune dichiarazioni sull’accordo tra Pd e M5S per le prossime elezioni regionali e la costanza nel ripetere gli errori commessi gli anni scorsi in occasione delle elezioni del presidente della Provincia e la nomina del consiglio di amministrazione di Padania acque, diventa impossibile concedere attenuanti. Probabilmente la politica non è nel dna di Soldo. La lettura de L’arte della guerra di Sun Tzu e qualche partita a Risiko potrebbero giovargli. Se insiste a restare segretario, Il Principe di Machiavelli è un obbligo.
Angela Cauzzi, ex sovrintendente del teatro Ponchielli, si merita un 10 tondo tondo. Viene prosciolta dalle accuse di abuso d’ufficio e rifiuta la benemerenza che il Comune di Cremona le vuole assegnare per il servizio reso. Riconoscimento che assomiglia alla pezza per tappare il buco ma, come spesso accade, la pezza è peggiore del buco. Angela Cauzzi non perdona il sindaco Gianluca Galimberti che l’aveva pensionata senza molti complimenti. Rifiuta la medaglia e incassa consensi.
Galimberti poco portato al dialogo con i colleghi sindaci, vola alto. Nessuno lo vede e non viene riconosciuto leader del territorio. Impianta quattro totem per segnalare le porte della città e sfida, guidato dallo slogan fa balà l’òc, Marco Bencivenga, direttore de La Provincia, in una partita storica al monopoli locale. Più utile per Galimberti giocare a SimCity: è un buon allenamento per fare i sindaci. Per il sindaco di Cremona un 5 lo approverebbe anche Salomone. Già, fa balà l’òc.
Per gli ex leghisti Alessandro Zagni, Roberto Chiodelli e Pietro Burgazzi, consiglieri comunali di Cremona, uno strameritato 8 per la velocità nel cambio di casacca. A circa quaranta giorni dalla tornata elettorale si sono trasferiti sotto i vessilli dei trionfatori di Fratelli d’Italia. Ma un 3, per i commenti negativi su politica e suoi rappresentanti innescati dal trasloco, non possono evitarlo. Media 5,5. Rimandati.
Ma anche un 5 a Fratelli d’Italia per aver accolto i transfughi mentre nel partito erano ancora in corso i brindisi per la vittoria elettorale. Un 8 invece per il risultato delle urne. Media 6,5.
La Lega in provincia prende i voti e poltrone, ma non tutti i suoi uomini sono adatti ad occuparle. Non serve aggiungere altro. Un 6 per rispettare i cittadini che l’hanno votata, ma è da intendersi un augurio per il 2023.
Forza Italia è come la Pantera rosa. Ha il passo felpato e qualcuno si chiede se esista. Non fa danni, 6.
Il suo maggior rappresentante, Massimiliano Salini, deputato europeo galattico, è stato silurato da coordinatore regionale del partito. Si dice sia in cerca di una nuova dimora, ma sono rumors. Comunque non supera il 4,5.
La Provincia c’è, ma non si vede. Un 5 sarebbe un voto equo, ma la vicenda dell’Associazione Temporanea di Scopo (Ats), da lei voluta, la penalizza. Mirko Signoroni, il presidente ondivago, ma pieno di buona volontà, non va oltre il 5,5 nonostante l’impegno che ci mette.
Nata per l’implementazione del Masterplan 3c, l’Ats conta 77 Comuni (26 cremaschi) su 113 dell’intera provincia. Dovrebbe lanciare il territorio. Dove non si sa, ma i suoi primi vagiti indicano che sarà un soggetto problematico.
Per alcune decine di migliaia di euro l’Ats ha affidato a Reindustria il compito di segreteria tecnica, ma la cifra esatta non è nota e il budget dell’Associazione è ufficialmente sconosciuto. Di business plan nessuno ne parla. Sicuro invece il supporto della The European house Ambrosetti (9 per la fama). Società di consulenza tra le più quotate d’Italia, madre e padre del Masterplan, per i suoi consigli l’Ambrosetti non si accontenta di un piatto di lenticchie e neppure di pane e companatico e un bicchiere di Tavernello. E questo è un grosso problema, ma pochi se lo sono posto.
Il potenziamento della Fiera di Cremona figura tra gli obiettivi da raggiungere. Per il Cremasco è l’ultimo dei pensieri e può rappresentare un punto d’attrito.
La pubblicizzazione del brand Provincia di Cremona pare sia al primo posto nella scala delle priorità. Un’operazione a lungo termine, con un investimento di non pochi quattrini e il cui risultato non sempre è assicurato. Chi pianifica la campagna e con quali risorse?
La situazione è fluida, le idee confuse, i tempi incerti. Grande confusione sotto il sole, ma diversamente da quanto sosteneva Mao Tse Tung, la situazione è tutt’altro che eccellente. A occhio e croce l’Associazione temporanea di scopo sembra un nuovo carrozzone. Felice se si dimostrasse il contrario. Per lei un 4, con la possibilità di recuperare con l’esame di riparazione.
Gianni Rossoni, sindaco di Offanengo, neopresidente dell’Area omogenea cremasca, è la novità della politica locale, anche se la frequenta da quando portava i calzoncini corti. Definirlo l’usato sicuro si farebbe un torto alle sue doti di politico. È un evergreen. Forse un highlander. Qui e ora è on fire. Se questo è vero, è anche vero che il suo ritorno da protagonista nella politica del territorio è l’imprimatur al fallimento di quasi tutti gli apprendisti stregoni (voto 3) in circolazione oggi, troppo spesso chiacchiere e distintivo.
Nominato al vertice dell’Area omogenea a settembre, Rossoni ha dimostrato da subito di essere in forma smagliante. Tonico, reattivo, determinato, ha chiarito senza cincischiare le sue intenzioni. Ha precisato in che direzione guarda e dove intende condurre i Comuni cremaschi. Per lui il sole dell’avvenire sorge a Ovest e non ad Est, con buona pace di chi continua a illudersi del contrario. Per lui e per la Repubblica del Tortello, Milano e Lodi sono più attrattive di Cremona. E Mantova è un altro pianeta. Questo indica la storia, negarlo è fatica inutile.
Se il neopresidente manterrà il ritmo e l’impegno di queste settimane sarà il William Wallace del Cremasco, anche se non mira ad una scissione dalla provincia di Cremona. La quadratura del cerchio si ottiene con una maggiore autonomia dell’Area omogena e nel contempo una sinergia reale con Cremonese e Casalasco. In due parole, l’obbiettivo si raggiungerà con una provincia federata.
Capello bianco, Rossoni è la volpe argentata della politica locale. Silver Fox, bel nome. Intrigante. Suona bene e funziona a meraviglia nella narrazione del riscatto di un territorio. Per lui voto 8, da mantenere e rafforzare nei prossimi mesi.
Promozione, senza se e senza ma, anche per Valeria Patelli, sindaca di Calvatone e consigliera provinciale. Ha proposto e motivato un’Area omogenea casalasca. In linea con Rossoni e per non essere fraintesa ha sottolineato di agire «con spirito non divisivo ma di sviluppo e valorizzazione delle specificità». Voto 8.
Un 10 e lode per chi ha proposto la Walk of fame delle vacche. Idea geniale. Grandiosa. Le impronte dello zoccolo della vincitrice dell’annuale edizione della mostra di Cremonafiere a fianco all’impronta della mano del suo allevatore celebrate a imperitura memoria. Una supercazzola cremonese. Il conte Lello Mascetti avrebbe approvato.
Infine un 6 in attesa di un 8 per Fabio Bergamaschi, il Ben Afflek dei sindaci cremaschi. Eletto da sei mesi, per ora si è mosso bene, dialogante ed equilibrato, ma adesso per lui viene il difficile. La luna di miele è terminata e pochi gli faranno sconti. Qui si parra la tua nobilitate dice il poeta. I numeri per dimostrarlo li possiede. Deve farli valere. Tirare fuori le palle ed essere un leader.
Buon 2023. E una botta di speranza con l’Anno che verrà di Lucio Dalla. «La televisione ha detto che il nuovo anno porterà una trasformazione e tutti quanti stiamo già aspettando. Sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno. Ogni Cristo scenderà dalla croce e anche gli uccelli faranno ritorno. Ci sarà da mangiare e luce tutto l’anno. Anche i muti potranno parlare mentre i sordi già lo fanno. E si farà l’amore ognuno come gli va Anche i preti potranno sposarsi ma soltanto a una certa età E senza grandi disturbi qualcuno sparirà»
Auguri.
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