16 febbraio 2025

Butòon de pajàss, ovvero, salsiccia abbottonata in doppio petto, nel senso che il petto (e l'epa) diventan doppi

Povero porcello, lo sfruttano proprio tutto, i ghè càava la sanéla* dal momento in cui intraprende una gita, organizzata da un'agenzia di ultimi viaggi, la Sepol Tour**, durante la quale il mondo ctonio non gli mostra le bellezze della vita, ma lo accoglie strettamente tra i lacci in un abbraccio che a noi darà affetto a fette.

*sanela: (molto circamenoquasi) anima, essenza, spirito, togliere ogni afflato di vita, cavarne la linfa, svuotarlo, in pratica il lavoro dell'Agenzia delle entrate.

**Sepol Tour, organizza anche viaggi per falegnami: Sega Tour, cremonesi diabetici: Tour Òn, compagnie di assicurazioni: Frega Tour. Chiedere a Dina Truffal.

Diventa, il suinide (che ha così tanti epigoni in consessi emisferici) un albero da sfrutto, viene sfruttato parecchio, toltagli la buccia, la sua polpa diventa una macedonia che variamente speziata e conciata a dovere (dov'è questa località? o dovevo dire dov'era? A Dovera?) si appalesa sotto le molteplici forme leccorniose di insaccati che preludono a conviviali particolarmente ghiotti, dove i commensali non si peritano di certo innanzi al perito immolatosi alla bisogna: mors sua, vita -larga- mea, colesterolus nostrum.

I butòon dè pajàss, vanno a farsi friggere (c'è di certo un posto libero anche per lo scrivente) abitualmente nello strutto ('ndèl butèer, i siùr*) e resi ebbri col contenuto medicamentoso di alcune fiale col tappo di sughero (da cui sugo) non mutuabile, ma autoprescrivibile. 

*ndèl butèer, i siùr: i signori, intesi come ricchi**, lo preferivano nel burro, vista la nuance dell'alimento con l'agiatezza a loro consona data per scontata quanto la povertà la trovassero irritante e li sfastidiasse.

**ricchi: quando si dice che sono di buona famiglia, stringatamente vuol dire ricchi, è quello che suol significare. Mai sentito definire di buona famiglia un cisposo villano, di famiglia proba, corretta, pìa, integerrima, onestissima, ma sbadatamente povera?

Questa è la versione basic dei butòon dè paiàss maggiormente in auge, un'altra vede l'irroramento ulteriore di conserva di pomodoro fino a far divenire il tutto color conto in banca. La versione dei puarèt disgrasiàat, viene avulsa dal vino, spruzzata dal più economico aceto e s'ciau*. La conserva? Con l'igiene di cui v'era penuria, non sempre si conservava (in questo facendo un dispetto al nome) e diventava più economico saltarla a pié pari; questa era la prassi dovuta ad anni ed anni di dimestichezza atletica con la pratica sportiva del salto del pasto.

*s'ciau: e basta, null'altro, quello apriva (senza niente di eupeptico) e quello chiudeva, l'alternativa era polenta e còo dèi dìit, polenta e üss vèert, polenta e aria fritula, polenta e nigutìin in ajòon. (Dòpu dìsi cùza vòol dìi)

L'autoironia non manca ai poveri, non hanno nulla da perdere, i ricchi hanno al contempo la fregola di accumu£ar€ e la paura di perdere; chi non ha niente come può perderlo,oo? 

Traduco i vari polenta &: ...e üss vèert (e uscio aperto, davanti al vuoto, al niente) ...e còo dèi dìit (e punta delle dita, unica occasione, in caso di autofagia [ma si limitavano all'onicofagia] di un insperato apporto proteico) ...e aria fritula (e aria fritta, quella che di solito si trova negli autocelebranti comunicati del governo) ...nigutìin in ajòon (gioco di parole dove il lemma nigùt [niente] diventa fantasiosamente pietanza col nome di nigutìin [equivalente di nientino] e per d + (kome screevonoh i tìn egér) in ajòon [prelibatezza servente a serbare, usualmente il pesce fritto affinché duri a lungo e vera ghiottoneria di cui son ghi8].

Piccole differenze, nell'ammannire, quei graziosi dischi di salamella, salsiccia, salciccia (a questo devono il nome, assomigliando ai bottoni di pagliaccio, vedi Pierrot Lunaire) variano da famiglia a famiglia in base alla disponibilità, ma in pratica in base alle palanche*, ovvero al danaro: ottimo servitore, pessimo padrone. 

*palanche: non è in corsivo perchè non è in dialetto, è italiano. Monete antiche, soldi, 4ini (da cui quattro $o£di) spiccioli, gruzzolo; per i poveri parola incomprensibile, sentita dire, miraggio, chimera, speranza, illusione, speme, cosa mai vista.

Nello sciorinare i frutti dell'albero del porcello -tra i primi boccioli manducabili dello scotennato- in pole position, sulla griglia, non di partenza- figurano appunto i butòon dè pajàss, ripeto, salamella affettata rudemente e distrattamente messa a sguazzare gioiosa in un guazzetto di burro, taluni aggiungono cipolle, talaltri talvolta porri, conserva (senza serva non serve) fino ad assumere l'aspetto dei bottoni di pagliaccio, quei grandi dischi sul costume di scena che i clowns usano per i loro spettacoli e che altri clowns hanno sul doppio petto quando appaiono in tv parlando di politica. Panem et circenses; nel caso dei butòon de pajàss, suggerisco polenta senza circenses.

Se qualcuno (o qualcdue) non ha ancora afferrato l'aspetto dei butòon de pajàss, o si guardi le foto del fotografo bravissimo, o provi ad immaginare (ri-ripeto ad usum dei scarsi di comprendonio) l'iconografia del Pierrot Lunaire e si soffermi sui bottoni del suo costume. 

Di certo la lacrima che lo contraddistingue è dovuta al fatto che ha appena tagliato le cipolle. L'ultima volta che li ho portati in tavola, mi è stato chiesto d'essere parco (ma non sono cosi vasto) nelle dosi. Ho intinto la penna nel calamaio del veleno e risposto...

{[Io porto in tavola affetto, non affettati e al riguardo della raccomandazione "...prepara poca roba..." è come se mi dicessi metti in tavola meno sentimento, non volermi così bene. Da vero anarchico voglio che siano gli altri a volere, non io ad obbligarli a volere. Hai espresso il desiderio delle salam L, ti ho detto dei butòon dè pajàss e te li ho sottoposti: questo è non costringere ma volere che vogliano.

Non sono un ingozzatore, e comunque la tua stessa autoconsiderazione sarebbe piuttosto scarsa se tu non sapessi essere morigerato a tavola. Domandavi per caso alla mamma... "Mamma ho fame ancora?" Saprai bene decidere su quanto servirti, dato che in tavola appronto piatti da portata e non faccio io le porzioni degli amici (non dei commensali, ti è chiara la differenza?)

Non impongo mai nulla, metto in tavola e ciascuno, col metodo r. r. [régàss ràngèeve*] si servirà secondo appetito, secondo golosità, secondo estro, secondo come kz vorrà lui. È piuttosto chiaro come la raccomandazione ipocalorizzante risulti, a questo punto, pleonastica, superflua, inutile e come non debba essere io a limitarti nella crapula, ma tu stesso, dato che potrai attingere al vettovagliamento come più ti aggrada, senza che nessuno stia a pungolarti e imboccarti forzatamente? Ora sono proprio curioso di sapere qual è la tua risposta affermativa, porca anticacittàdellaGrecia!]}

*régàss ràngèeve: ragazzi arrangiatevi, vedi metodo Maria Montessori

Sono riuscito a zittirlo! L'èera schìss tàn mè la cèera sül pavimèent. E questa non la traduco!

'Ndùm avanti. Non tutti irrorano col vino i butòon dè pajàss durante la cottura; personalmente mi adopero affinché ciò avvenga -e generosamente- non tanto durante la cottura, ma dopo la fine, quando accanto al piatto staziona una bottiglia di lambrusco che in mia presenza è sempre in fase calante come la luna del Pierrot Lunaire, inducendo il fegato a non rivolgermi più la parola perché rivendica diritti di riposo sindacale, ferie non godute et similia.

Godere del cibo, rigorosamente in conventicola non astemia, è una cosa alla quale non farò mai l'abitudine, come avrei potuto, altrimenti, l'altro giorno, in riva ai marubini, vedere un signore venire al mio tavolo per dirmi: "La osservavo mangiare, sembrava facesse la comunione."

Lilluccio Bartoli, ancora quel bimbo della prima comunione e che ora ha ricordato l'ultima.

Lilluccio Bartoli


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commenti


Jim Graziano Maglia

17 febbraio 2025 19:29

E te...pùsè pajass che pourcell,nella eccezione bresciana da non confondersi con il noto Frank musicista..??..Non c'è bisogno della frase 'ai posteri' l'ardua sentenza ' ... perché già ce lo già. Eccola:entrambi! E comunque sempre unita ai miei complimentissimi per il tuo perenne e personalissimo gusto di scrivere , di mangiare e di prepar prelibato cibo.Epa al doppio? 8 ore(!) di cyclette e tutto passa...Grazie mille ancora imperituro buon gustaio e..non solo...