7 agosto 2025

Il gelato a Cremona: la parigina, in quàanti i sè la ricòorda? E la spagnola di Richetto? I gelati di Cireneo

Se da bàgól* investii le mie prime 500 lire in 50 palline di gelato, vorrà dire qualcosa? Spiegazione sulla operazione finanziaria in oggetto, per comprenderne l'entità, al passo con l'inflazione (now sarebbero 75,00 € with congestione incorporata) scevrata dagli incombenti dazi del ciuffettone**.
 
*bagòl: batuffoliforme esserino che un dopodopodopodomani diverrà uomo. Non avendo fretta e necessità (da grande farò il bambino) di questa mutazione, attendo quel dopodopodoodomani che ora è dopodomani. 
Bagòl è altresì traducibile come scarsamente unenne, sempre esserino batufoliforme, da plasmare e rendere dapprima felice infante, poi coscienzioso adoloscente e infine il baratro: uomo. 
Il primo passaggio di questa crescita l'ho giusto visto ieri...
Val Sabbia, Bs. Davanti ad un cervo dipinto, un babbo con in braccio il bimbo scarsamente unenne appunto, indicandogli l'ungulato, gli fa fluire i rudimenti del vero bresciano che ha la caccia nel sangue, o meglio nelle vene (da cui l'attività venatoria conseguente) erudendolo efficacemente con questa laconica spiegazione: bùm bùm!
 
*ciuffettone" €$o$o,oo $oggetto,oo d'o£treoceano,oo equiparabile, in dialètt, a 'n ciòcafòort (che le spara grosse, nel caso in questione ha addirittura un esercito a disposizione che usa per dialogare malleando gli interlocutori per farsi meglio comprendere)
 
Esisteva la paghèta, povererrima, 20 lire a settimana (il costo di un ghiacciolo o -non e- di 4 bustine di farina di castagne [devo spiegare che siamo negli anni '50 o si evince asèe?] il necessario per approvvigionarsi (avendo in resto l'infruttifero capitale di 5 lire, subitaneamente sperperato in tripulììn* a futuro giovamento della carie) d'èn cicùlatìin da quindès [repeat: devo spiegare che siamo negli anni '50 o si evince asèe?] 
 
*tripulìin: minuscoli confettini, multicolor, very mignon, sorta di confettini alla vataciàava (vuol dire fatti con cura non eccessiva)
 
Figuriamoci quando ruppi il salvadanaio (un porcellino canonicamente di porcellana, ovvero un filato di lana di porcello col quale si fa il pigmaglione) e mi trovai cinquecentoooooooooo liiiiiiiiiiire!!!!!. Se di matematica capite qualcosa, ça va sans dire, dati i dati summenzionati, si arriva facilmente a stabilire in 10 lire il costo di ogni pallina, poche palle!
 
Mi presentai dal gelataio* con la zuppiera che mi riempì con 50 palline (ora su un cono, alias parigina**, quello esagerato, ce ne stanno 3, a voi le proporzioni a me le porzioni) e me le scofanai con una gioia ancora autoprescrivibile ma non mutuabile, dato che il diabetologo non converrebbe sulla posologia.
 
*gelataio = che vende il gelato. Il gelatiere lo fa e lo vende.
**parigina: sarebbe il cono, ma la vera parigina è un cono biposto, un sidecar per due palle, so contarle, lascio ad altri raccontarle.
 
A quell'epoca, sono vecchio di zecca, il gelato si faceva solo da pasqua a ...te (fine estate) e a Cremona i locali storici atti all'innalzamento della glicemia erano il Belsit, la gelateria 2000 e gli storicissimerrimissimi Principe e Richetto, veri gelatieri, ora gelatoggi.
Avevo bottega (sono un fotografo bravissimo e l'autostima non mi difetta, però daghè n'uciàada ale foto e fàmè savìi) a Porta Venezia (ufficialmente Piazza Libertà, per chi ha nel sangue globuli grigiorossi l'è Pòorta Venesia e s'ciaù!) quindi vicinissimo ai due attentatori della salute e le trasfusioni di palanche, dal mio al loro ca$$etto, avvenivano senza niuna crisi di rigetto. La bilancia se ne accorgeva, ma omertosa, taceva sul da farsi.
 
Ancor prima, nella bagòl age, il gelato era la mercanzia estiva del Cireneo (pattonivendolo orbo tipo talpa style) che col suo carrettino portatore sano di cilindri contenenti agognati ice cream, girava al sùul ferèent* della Bassa seguito da nugoli di ragazzini predatori (ora si capisce perché, spéta n'atìm) che approfittando delle diottrie a lui scarsamente in dotazione, gli rubavano, a manate, la mercanzia. 
Tra queste lügi** dè Sant'Iméeri, capeggiate da Flisi, autore materiale della quasi grassazione, figuravano gli approfittatori del grisbì Faeluti e Tambàan, ricevendo cosi il guiderdone, da deuteragonisti, per l'attività disturbatoria coronata dal successo della sottrazione, che giocoforza si rendeva necessaria per la totale assoluta mancanza di pecunia, che il Cireneo avrebbe esatto.
 
*sùul ferèent: il sole al suo azimut, quando i suoi dardi ti sansebastianizzano, quàant gh'è èl rèciòch**, non certo al tramonto quando un po' di fresco è disponibile senza andare a Ca' del Ferro, ora, Jacini street illo tempore.
 
**rèciòch: quando il sole coi suoi riflessi dà il senso di brilluccicante bagnato sulla strada. È il gioioso momento della certezza che viviamo in un clima di ♡£■♤^#, poi arriveranno le zanzare a convincere gli scettici, poi ancora più poi, il sole richiamerà i suoi raggi come la chioccia fa coi pulcini e sarà il dilucolo.
**lügi dè Sant'Iméeri: lügia non è un complimento, dè Sant'Imèeri rafforza tale concetto. Ho potuto citare i nomi di questi mariuoli perché, da tempo, coabitano dove non possono più litigare. Mi dicono che il mondo ctonio abbia questa prerogativa.
 
L'unico gelato che i poveri cristi potevano permettersi non era purtroppo d'estate, quando l'agognato comfort food era un miraggio, ma d'inverno, quando i ghiaccioli, a gratis, erano i candilòtt o quando la neve si faceva farinosa sotto la coltre gelata (le coltri, in casa, lo erano altrettanto).
Si riempiva la scodella o il bicchiere, la/lo si irrorava di vino e questo era il succedaneo del gelato. Esaustiva foto al riguardo.
I poveri poveri da non confondersi con i poveri e basta, addirittura mettevano l'aceto, questa è miseria, porca miseria!
 
Ora abbiamo una pletora di gusti, vigliàcc se a Cremùna tè trovèet, tra i dolci, èl turòon (però il semifreddo al torroncino, scimmiottamento del capolavoro locale, è ovunque) di solito è vicino, tra pistacchio e nocciola, Crema a 40 km di distanza. 
Il Cireneo uno ne aveva, fatto di latte vero, uova vere di galline ignoranti che non sapevano scrivere la data sull'uovo, figuriamoci se l'ASL gli avrebbe mai permesso di avere il permesso.
 
Per capirci: Una volta comprai, dall'angurivendolo, in uno "spaccio" bancarellato, adrèe ai càamp, un'anguria. Non feci in tempo ad estrarre il coltellino svizzero estroflettendone la lama apposita, che gli occhi imploranti dell'agricolo mi supplicarono di evitare la sbaphatio
 
Per l'ASL, affettare quella meraviglia rubizza, sarebbe stata somministrazione di alimenti e guai infiniti per lui, non avendo le pareti piastrellate a norma, i servizi igienici per il personale (e per i clienti, portatori di handicap) le luci d'emergenza, frigo e abbattitore, lavabi separati per i cibi e per le mani, dispenser per il sapone, salviette monouso, l'armadietto per i vestiti propri e quello per i vestiti da lavoro, il pavimento coi bordi rialzati lavabili, l'acqua fruibile senza uso delle mani, coltelli da usare solo in cucina (che ovviamente non c'è e che il cliente nemmeno può toccare!) dezanzarizzazione obbligaria, derattizzazione idem e deaslizzazione vietata.
 
A little question, tendente a sottolineare l'acume assente in quelle teste pedissequamente burocraticsanitarlegali (c'è chi ha l'acume e chi ha lacune): ma se la corrente non c'è, come fa ad andar via? Altra domanda: debbo spiegare perchè, davanti a questo percoso di guerra ad ostacoli, dal 2009, non si trovano più le angurie a fette per strada, ma basta chiamare il gnam street food oppure (ne)fast food...
Last question: l'intento è quello di preservarci la salute permettendoci di mangiare porcherie a norma, ma quanto perdiamo in rapporti umani, convivialità, socialità, gioia di vivere, semplicità, genuinità, cose delle quali il Cireneo era portatore sano alla faccia dell'ASL? 
 
L'ASL però dava la sua benedizione, quando l'industria gelatiera era obbligata a dichiarare almeno la quantità del prodotto (permettendogli al contempo sinistre ed economicamente vantaggiose alchimie) concedendo di indicarlo in volume* che notoriamente aumenta in base all'aria insufflata ed altrettanto notoriamente dal costo irrilevante, cosa quest'ultima che sta molto a cuore all'industria. Dove poi l'industra celi il muscolo cardiaco non è dato sapere.
*volume: unità di misura piuttosto mendace. Come vendere il salame a metri. Una spanna di salame, spesso come una lucanica, pesa come una spanna di salame spesso come un salame? Per tagliare la testa al porcello, non sarebbe meglio venderlo a peso?
 
Episodio gelatesco tenerissimo. Alla bimba cade il gelato. Innocentemente lo mette sotto la fontanella per lavarlo e la pulizia avviene con eccessivo successo, minimamente apprezzato dalla minifrugola. Mi è ancora impossibile scordare tanta autentica disperazione, il primo scotto della sua vita. Chissà, poi nel crescere, in quanti altri, non risolvibili immantinentemente, sarà incappata? 
 
Episodio, number two, gustoso al gusto di gelato. Frantoio Montecroce, Desenzano. Frantoista, Egidio Ramanzini, rigorosamente bresciano, ancor più rigorosamente cacciatore, ancor ancor più rigorosamente monoglotta. In rigoroso slang bresà mi racconta del nonno che per scommessa, una domenica, incenerì un bussolotto di gelato... "Al s'è enciodà! Alüura l'hanno messo nel forno, pòta, che di domenica l'èera smorsà, dopo mezz'ora è andato a casa in bicicletta". 
Mi sganascio dalle risa e gli chiedo come è andata la caccia: "Bene, ho preso tre fagiani, quattro lepri e un dentista!" COSAAAAAA? "Pòta, era tra me e la lepre!"
 
Concludo il "compito" sul gelato espressamente richiestomi dal Direttore, citando i due, da lui citati, Principe e Richetto
Prima ancora che le coppe di gelato si presentassero m@stercheffate, erano semplici scatoline tonde di carta con dentro le meraviglie dei due gelatieri, in primis il cioccolato al rhum da Principe e la spagnola da Richeto, con una T sola anche se a Cremona ne vigono TTTre. 
La spagnola* però di Principe (parlo di ...anta anni fa) non era solo panna e amarene sciroppate, ma, in un bicchiere alto, libidinosa crema, nocciola da prendere il volo, tra le due libidini amarene sciroppate, e sopra ancora amarene. Ecco, mi si è alzata la glicemia!
 
*Spagnola: coppa iberica** 
**iberica: dal genio di Teresa Mannino. Diminutivo di penisola iberica: per gli ignoranti Spagna e Portogallo, per gli ancora più ignoranti: Real Madrid e Benfica.
 
Facetia finale. Come posso parlare di Spagna e non pensare alla tauromachia, chiedendomi come si divertono i tori alle corride? Da morire.
 
Bartolé!
Lilluccio Bartoli


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