19 gennaio 2025

Vàarda te sà gh'è saltàat fòora da 'n cafè (diversi caffè, tutti scorretti)

-Michela-

“Domani mi offri il caffè?” Mi sono autoinvitata a casa di Lilluccio, ma tanto lo so che lui apprezza gli auto-inviti (o per lo meno, finge benissimo).

Faccio un breve excursus: la prima volta che sono stata a casa sua mi ha naturalmente offerto un caffè e io, ingenuamente, mi aspettavo che mettesse su la moka o che infilasse la cialdina nella macchinetta. Che sciocchina…. Ma del resto non lo conoscevo ancora bene. Certo, avevo già letto i suoi scritti, un incrocio tra flusso di coscienza e un’enciclopedia del buongustaio, un mix di sapere in tutte le salse (ça va sans dire) e di cinico vescovatinismo (ok, adesso basta con i complimenti).

Ma torniamo al nostro caffè, il primo intendo, quello inconsapevole. 

Ok, Lilluccio mi offre il caffè e inizia a tirare fuori un sacco di oggetti strani (le ‘puttanate’ come le chiama lui, e come smentirlo) a partire dalla zoom-cheriera, ossia lo zoom di una macchina fotografica fattosi tazza, poi arriva il cucchiaino col tacco (spet-tacco-lare), perché anche una tazzina di caffè ci insegna che ci vuole sempre un certo equilibrio nella vita. Se manca equilibrio, speriamo in una botta di c@@o, perché cadere di faccia fa sicuramente più male.

Si diceva del caffè, della zoom-cheriera, del taccucchiano, ma adesso arriva la parte interessante, ossia, come il sacerdote che prende l’ostia dal tabernacolo, così Lilluccio  prende dal mobiletto della cucina una pozione marroncina in una bottiglietta di vetro, categorizzata come marsala all’uovo. E, grassis in fundo, un ricciolo di burro. Hai detto burro??????? Pare di sì, ma lascio all’autore la spiegazione più sotto.

Beh, il risultato è qualcosa che non si può raccontare. A parole lo si renderebbe banale; non esagero, ma il caffè di Lilluccio è un’esperienza. Quindi se volete sapere com’è, dovrete provarlo.

Naturalmente dopo il primo caffè inconsapevole, ne sono seguiti altri, sempre diversi, mai ordinari.

L’ultimo era pronto in un pentolino e racchiudeva i gusti di tutta una serie di spezie che, dopo avermele elencate tutte, ho chiesto se per caso ci fosse anche un po’ di caffè…, spezie e riccioli di burro, zucchero o sciroppo di pere per dolcificare, pozioni alcoooooliche a corredo e, giusto perché dopo Natale siamo tutti un po’ emaciati e tristi, due biscotti e dolci. Io ho scelto un confettino di Sulmona, la città preferita dai nostri cari (voglio vedere chi lo nega) d€nti$ti, facendo attenzione a non insistere troppo con l’ultimo molare rimasto intatto. 

Insomma, il caffè è stato un’esplosione di gusti, di sapori che mai si penserebbe di associare al decotto alla caffeina, ma che in realtà ci stanno, eccome se ci stanno. Un piacere per il palato, il gargarozzo e infine il pancino, che si scalda ben bene con la componente alcoooolica di cui sopra, rendendo la vita un po’ più serena (se assunto con una certa regolarità è probabile che la vita si allarghi pure di un paio di centimetri, ma questa è un’altra storia).

Quindi ora passo la parola direttamente all’autore dei succitati caffè per tutte le riflessioni del caso:

-Lilluccio-

Mi piace ciò che fa ingrassare, il caffè ha zero calorie, 15 - C = quindi, non mi piace. 

It's sufficiènt paciugarlo un po' (dal verbo to pachyoog) che, voilà diventa wunderbar (messaggio poliglotta targato UE) che non vuol dire al bar.

Siccome la confirmataria di questo chiamiamolo articolo, è testimone dei paciugamenti suaccennati, mi ha chiesto di accennarli qui sotto, ergo sono sottoaccennati.

Io il caffè lo rovino così...

•⁠  ⁠con spezie cannellose, chiododigarofanevoli, nocimoscanti.

•⁠  ⁠con grappa che diventa un appiglio dove gli etilisti si aggrappano

•⁠  ⁠col burro, sì BURRO, figlio legittimo della panna, come anni fa do re mi sol vidi aggiungere, un pentagramma ovvero 5 grammi, da un musicista in Val d'Aosta

•⁠  ⁠con scorza d'arancia e ponce al mandarino (nàu leggere non in ynglisch ma in toscano) home fanno in Toshana a Livorno ovvia (poi però, achtung, alla patente, ci vorrebbe il nulla osta, ma andrà bene anche solo un po' di Courmayeur)

•⁠  ⁠con cacao & panna e girando al muro il ritratto del vostro veterinario curante

•⁠  ⁠with la miele (in dialétt sé dìis la mèel, sì femminile) e spremuta di mucca, quella che il genio di Bergonzoni, chimicamente, sigla come Vacca 2 O

•⁠  ⁠the end (non male finire il caffè col thè, n'est pas o devo dire n'ovest pas?)

La sola occasione 'nduà 'l bèevi s'cèt é in torrefazione, magari a Pòorta Venesia (Venice door) di fiàanc ai vìigil. Alùura 'l vòoi amàar m'èl tòsèch, cortissimo, 'ndèla chichéra dè vedèer: mez ghèl dè café, mèz ghél dè s'ciüma. Questo è vero caffè! Ma in cà sè pòol mija fàal. Si faceva (torno al poliglottismo, see phaceva) con l'orzo tostato nel camino e bollito nel pentolino, il profumo era qualcosa di inebriante, lo zio poi lo inebbriava col derivato dell'uva: o sò fiòòl o sò nevòoda.

Episodi al caffè, non aromatizzati al, ma avvenuti dentro al...

#1 Prologo. Non mi piace, ripeto, il caffè perchè non ingrassa. Se si tratta di trattarlo con cacao sul fondo del bicchiere, dopo averlo asperso di zucchero, dopo aver versato il cremoso espresso, dopo averlo ammantato di schiuma di latte, dopo averlo ulteriormente spolverato con libidinoso cioccolato e così trasformatolo, all(ah)ora -solo all(ah)ora- si chiama marocchino.

Se poi uno (tipo me) è abbonato ad uno dei sette vizi capitali e lo accosta ad una kamashutresca pralina di cioccolato Amedei, siamo nel campo della libidine, che è un campo senza spaventapassere, anzi...

Il fatto. Entro nel bar: "Ordino: due marocchini!", un signore -non penso iscritto allah Lega- "Esco a cercarne un altro".

Complimenti di rito effettuati all'istante ed una domanda, dato che tiene in mano un calice di vino, che noi innalziamo a nostro Signore e che il suo Signore abbassa, da cui Abbas, il nome del magrebino: Mi scous-scousi (indico la ex spremuta d'uva) ma...(mi interrompe e risponde iman...ntinente...) "Gli arabi hanno inventato lo zero, ma sono rimasti lì". Chapeau. [Royalties per il lemma a Stefano Mauri]

#2 Fatterello capitatomi: entro nel bar, con intenzioni caffettistiche, assieme ad una professoressa (la cui perniciosa attrazione all'alcool è intuibile dall'afflato comprovante il recente distacco dalle labbra di un poderoso bottiglione) e alla titolare della lavanderia che ho difronte alla bottega.

La proffetilista allegrotta di buon grado (anzi gradi -facciamo 40°?-) incline (gradi dell'inclinatura, minimo 40°) e il cui santo epatoprotettore non ha un giorno di riposo, chiede un caffè corretto. In un nanosecondo (meno di un biancaneveminuto) le chiedo se a scuola correggeva i compiti con la grappa e se è vero che la grappa è un appiglio dove ci si può aggrappare, poi, rivolto alla barista -indicando la signora della lavanderia-: "Non le dia un caffè macchiato perchè lo smacchierebbe".

In quell' istante mi si para innanzi un ragazzo con la giacca a vento: gli infilo, da dietro, il cappuccio e ordino... "Per me un cappuccio!". Risata generale.

Se avessi un bar si chiamerebbe Bar Toli.

#3 Davanti ad un caffè, davanti al lago...

Lezioncina teorica di cinismo. Mamma con carrozzina e infante abbracciante tenero orsacchiotto. Strada in discesa che porta dritta al lago. Dal tavolino del bar si osserva la scena e si fantastica: ora le sfugge la presa e la bimba va a trovare qualche angioletto.

"No, prima è travolta da un'auto"

Perché tanto spreco di cattiveria? Sfruttiamola al meglio: l'auto travolge la mamma disperata che rincorre la carrozzina, stirandola come un tappetino.

"Alla guida, ovviamente, c'è il papà della bambina."

Si getta nel lago per il salvataggio di rito. Annega, salvando l'orsacchiotto. Caffè. Caffè? Thé? The end.

Siamo alla conclusione, siamo al caffè, queste le più belle richieste al bar da me sentite...

*Un caffè doppio, senza apostrofo.

*Posso offrirmi un caffè, data la stima che provo per me?

*Un caffè corretto grappa, senza caffè.

Lilluccio Bartoli che saluta con una mòca.

Scritto e firmato a quattro mani, ma potrebbero essere anche tre o due da

Michelilluccio Bartolatti & Lillucciela Garattoli

Lilluccio Bartoli & Michela Garatti


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