27 febbraio 2024

Pasta & Fasoi, mèj amò Stràciamùüs

Il fagiolo, per i targati Cr, l'è ün e ün apèena: èl (mèj, i) fazulèen de l'ùc. Chiamasi vigna ungucuilata (daghè n'uciàada alle foto, please) per dotti, botanici, vegani e affini, l'unico dicotiledone conosciuto nel vecchio continente prima che Cristoforo Colombo Viaggiatore andasse a fare danni altrove. 
Nelle osterie v'era un personaggio che nei giorni di festa offriva, previo compimento di quella dolorosa operazione che è mettere mano al portafoglio, lupini e ceci caldi, legumi che avevano libera circolazione tra le conoscenze padane unitamente alle arachidi, galète in dialèt, data la loro somiglianza ai bozzoli del baco da seta, galète, appunto, in vernacolo. Tra i piatti usuali coi fagioli, sui deschi dèi paisàan, figuravano sovente i...

Stràciamùüs, la pasta e fagioli della magna phaselus 

Singolare nome stràciamùüs, tradotto dal vernacolo stradivariano -letteralmente- schizzamuso. Questa pasta e fagioli, deve il suo nome al fatto che tagliata irregolarmente e grossolanamente, è precariamente instabile sul cucchiaio come il lavoro di un Co.Co.Co. e a rischio di caduta nel piatto (come il licenziamento del quasi sempre addetto al call center) con il facilmente prevedibile effetto dovuto alla legge di gravità che lavora in sinergia coi produttori di detersivi. 

Nel suo itinere, il Po, sente chiamare gli stràciamùüslavagrùgn (lavagrugno, lavamuso), scòtabarbuzz (scottamento) e, in lingua, maltagliati. Maltagliati, perché tagliati dalla sfoglia, in maniera rozza, di sguincio, ma il loro atto di nascita lo devono al reparto maternità delle tagliatelle che le agresti e possenti braccia rurali delle reggenti (residure) del focolare, sapevano fare e mai avrebbero immaginato che un giorno avrebbero potuto comprarle in bottega. I stràciamüùs sono figli legittimi delle tagliatelle, ed è da loro che bisogna partire. 

La pasta fresca è l'emblema dell'Italia. Le tagliatelle si potrebbero chiamare Itagliatelle. Le tagliatelle sono l'emblema della pasta. Staremmo freschi senza la pasta fresca. La pasta dà lustro allo stivale, così la calzatura è più lucida e fa un miglior effetto, se poi è seguita da un calzone con la mozzarella e due uova in camicia, abbiamo tra stivale, calzone e camicia, l'Italia vestita a festa. Giacché, le tagliatelle, sono il piatto della festa (non sfugga dopo stivale-calzone-camicia,"giacché") e al termine della fuiàada (la pasta sfoglia) veniva tagliata di sghimbescio per dar luogo ai maltagliati, in arte stràciamüùs

Pasta fresca, prima la si faceva solo in casa. Prima; quasi logico, trattandosi di un primo. Prima che ciò divenisse en bon sistema de fà schei de un industrialoto -ciò- che xe 'l paron de una fabricheta, il cui nome richiama i batraci e che gracida in tv la bontà del suo prodoto. Bisogna sapere che, quando le palanche circolavano senza l'ingorgo odierno, o -per essere più precisi- l'intasamento, da traffico di palanche, era solo su alcune strade non percorribili da tutti, l'ingegno umano, aguzzato dalla povertà, si industriava facendosi, in casa, quel che il P.I.L. dell'epoca non poteva permettere. 

Ora, dovremmo rubare tempo prezioso al decerebramento televisivo, per poterci permettere di farle in casa, ma non abbiamo tempo per vivere la nostra vera vita; lo abbiamo per vedere quella -finta- degli altri. Così compriamo le cose già fatte e l'amore che si metteva nell'impastare per celebrare il giorno di festa, va a Ramengo, località in prossimità di un luogo, Vanvera, dove sicuramente queste parole andranno a finire. 

"I" stràciamüùs -ho saltato il c'era(no) una volta... la fuiàada - si facevano con uova fresche, farina bianca e parecchio olio di gomito (erano tempi in cui le galline non erano ben addentro alle normative CEE, la salmonellosi, e la SARS erano di là da venire). Però -non essendoci leggi contro l'inquinamento- non c'era l'inquinamento che c'è ora. Per la serie: "Strano, ma vero". 

                                                                                                                                    ***

Olio di gomito: ingrediente che non si trova più tra gli scaffali dei supermercati, ma che, con qualche accorgimento, è possibile produrre artigianalmente, in casa, magari risparmiando sulla retta della palestra, datemi retta. O continuate a darla a loro, così voi dimagrite e loro ingra$$ano. 

Si possono trovare "i" stràciamüùs col nome -all'anagrafe- di maltagliati anche al supermercato, sono così perfettini che dovrebbero cambiargli il nome in bentagliati. Certo, comprarli già fatti, è fatica risparmiata e poi così sono più pratici, omologanti, costruiti (sarò buono, ma sì, prodotti) con farine di indubbia provenienza -con regolamentare sbandierata tracciabilità- magari orientandosi sull'oriente, dove il grano viene baciato dal sole del mediterraneo, il quale, generosamente, non si limita ad osculare le spighe dei nostri conterronei, ma -conterroneamente- tutti i paesi che vi si affacciano. 

Traduzione: si scrive grano mediterraneo, si pronuncia grano, magari turco (che non è il granoturco). Questo è invece quel che non pronuncia il produttore: "Mi costa molto meno e così mi indu$trio a guadagnare, poi lo impasto con le uova liofilizzate, etichetto il prodotto come pasta all'uovo, tanto tu, consumatore che non capisci il mio spirito imprenditoria£e, non sai leggere le etichette e per te, pasta all'uovo, o pasta con uova fresche, sono la stessa cosa". 

Piccolo esempio per comprendere la differenza: un'insalata di pomodori freschi è uguale a un'insalata di pomodori in scatola? Per essere più calzante, il quesito dovrebbe tenere conto dei pomodori liofilizzati, in polvere. Povere solanacee, poveri noi e ricchi loro. 

Lezione di economia. Una volta, era inverno (quando il freddo condensa l'afflato del Po e lo fa nebbia) fotografai un bodri (stagno) ghiacciato. Scendendo dall'argine maestro (non chiedetemi degli argini allievi, non so dove siano) scattai qualche foto ad una vecchina che spaccava la legna. 

Questa, ritenne opportuno (ma, forse, addirittura oppordue) di dare una spiegazione al suo operato: "E cusa gàresi de fàa? 'ndàa a lauràa, pèr ciapàa i sòolt e cumpràa la lègna? Fòo la lègna!

Se si fosse continuato a far la pasta in casa non avremmo perso gli stràciamüùs e non dovremmo salvarli sull'arca per salvarli dal diluvio dell'oblìo. L'arca in questione era la Breda de' Bugni (ahimè chiusa da tempo) e il Noè era un mio collega di stazza: "Miglietto" Sacchi, il nostro inno era fratelli di taglia. 

I suoi stràciamüùs erano un capolavoro dovuto alla maniacale ricerca della perfezione di cui era un portare sano, anzi uno sherpa. 

"I" stràciamüùs della Breda erano il frutto della profonda pensosità filosofica di Miglietto che gli faceva preferire quei cibi perduti, salvati prendendoli per i capelli, mentre stavano annegando nell'oblìo, dopo aver nuotato per secoli nel vastissimo mare della miseria più nera, toccando tutti i porti della fame che ognuno aveva e nessuno voleva. 

Mettere in tavola, ora, i maltagliati alias stràciamüùs, è riportare tra quelle mura la quotidianità della gente dei campi, l'intento è nobilitare la povertà di quei cibi, l'intento è quello di un emozionante viaggio nel passato... di verdure. 

Attempato neonato, fotografo dalla nascita e oste subito dopo

Lilluccio Bartoli


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