15 maggio 2024

Quando c'erano sul Po (e talvolta sotto) i bacalèen. Cui pée sóta 'l tàaol e de le vòolte a mòll

I bacalèen (la stessa etimologia di baccanale, ovvero luogo di bisbocce) infioravano gli argini del Po. Era un piacere indugiare alla loro ombra, non altrettanto alle loro zanzare. Ora, mutatis mutandis, sono ristoranti, prima rurali trattorie, prima ancora ruspanti osterie, ancor prima di prima semplici gargotte, all'origine bacalèen: baracchini dove il conforto di un bicchiere di vino non era negato a nessuno data la penuria, vera mancanza al tempo, del rarissimo esemplare di homo astemius 
 
Uno di questi (ometterò, per motivi di cristiana pietà, la località) è diventato ristorantino di mare, epigono filologico del flagello di m@sterchef)
Come tutti i bacalèen, era situato, felicemente il più delle volte, in mezzo alla campagna cremonese e talvolta -come nel 2000- in mezzo al Po, nel tal caso, infelicemente.
 
Per raggiungerlo -se ci fosse ancora, ma al suo posto c'è il ristofish- basta imboccare (senza metterle la bavaglia) la strada alzaia del fiume direzione delta, tirare dritto fino a quando sentite splash e un che di umidiccio vi renderà edotti del raggiungimento della meta.
La costruzione, color verde cimice giovane (il colore lo sto mentendo così non lo identificate) è proprio sotto un altissimo traliccio della corrente elettrica della corrente elettrica della corrente elettrica (dovrei scriverlo 225 volt, ma mi fermo qui, non prima di rendervi edotti della mendacità della location, appositamente fuorviante) dove gioiosamente si può fare il pieno di elettrosmog in un luogo deputato a fare il pieno di verde, il pieno d'aria buona, il pieno di marubini, il pieno di Po (talvolta la piena).
 
Ristotrattosteria (meno male senz'acca) ex bacalèen, una volta di grande semplicità, vi tenterà (scrivo come se non fossero passati gli anni e soprattutto gli chef stellati) con la ruspante cucina della Bassa, quindi polenta e salame, marubini in brodo e testina coi fagioli con salsa verde, tanto per dirne una. Per dirne due, aggiungiamo i tortelli di zucca, un poderoso risotto al lambrusco, le verze "màte" (piatto da masalèer, il becchino del porcello, ora impresario di onoranze funebri suine) e un felicissimo ganascino al gutturnio dirimpettaio che familiarizzerà con le vostre ganasce in men che non si scriva. Molto più facile, ora, lungo il Po, trovare gli onnipresenti gamberi rossi e la sempiterna burrata, tipica dell'oltrepo, molto oltre.
 
*Metto qui la didascalìa del porcello appeso...
Masalèer che dopo l'anestesia al quadruzamponide, eseguita convincendolo a schiacciare un pisolino eterno, si trasforma in impresario di onoranze funebri suine. Abitualmente veste abiti firmati Cavalli, per l'occasione quelli firmati Maiali, solidarietà quadrupede. A lato, il suino mentre fa la figura del salame durante il meritato riposo, dal quale verrà destato con amorevole affettato.
 
D'estate, quando siedete all'aperto, alcuni pesciolini si ritrovano a far bisboccia nella piccola piscina della friggitrice e fungendo da insegna olfattiva vi dichiareranno la loro presenza in questo modo, essendo discreti di natura e rimanendo muti come pesci e non Muti come Riccardo.
D'inverno, al chiuso, quando l'aulente friggitrice promana colesterolosi effluvi, meglio non esserci, per non portarsi appresso il ricordo della nostra presenza colà, che attrarrà il vostro gatto a sua volta attratto dall'irresistibile parfum "Oil of pèsgàtt rustìit".
 
Mandate sbrigativamente la friggitrice a farsi friggere e a quel paese. Troverà conforto e compagnia in parecchi politici ritrovatisi anche loro mandati lì dopo il mandato revocato. Una volta -o tempora o mores- in uno di questi bacalèen ormai diventato scicchettoso, non mi portarono il salame perché, mancando la corrente, non lo si poteva affettare. Avessi avuto un coltello, dubbi non ne avrei avuti su dove infilarlo. Anche qui didascalìa di una foto in alto: ecco cosa accade quando salta la corrente.
 
Altra fauna stanziale, che spesso prende residenza in queste gioiose oasi per diversamente astemi, è data dalla comparsa degli ultimi esemplari di "Om dè Po", pescatori per hobby e cacciatori per vocazione. Ieri bracconieri, oggi bracconoggi. Emozionante sentir raccontare, da loro, le storie di Paolino, ultimo pescatore di professione e olimpionico di tiro al bicchiere, dalla sagacia inarrivabile, come quando, dopo una notte di fraterna simbiosi con virulenti doppi litri di rosso e inciampato in ogni ostacolo, sanguinante e tumefatto, al risveglio, da sotto le reti da pesca che aveva scambiato per lenzuola, disse: "Ho malmenato qualcuno ieri sera?"
 
O sentire la storia del bracconiere colto in flagrante dal guardiacaccia e rincorso per ore inutilmente, da quest'ultimo, col fiatone e allo stremo, esortato a fermarsi e al quale risponde: "Fermati tu che non ti rincorre nessuno!"
O il racconto di un paese, messo a mollo dal Po e con lui andatosene a zonzo in direzione delta, del quale, in certe notti, pare si odano le campane della chiesa sommersa. Una approfondita ricerca di questa curiosità o leggenda, mi ha portato alla conclusione che effettivamente è possibile udirne i rintocchi, solo in misura proporzionale ai tappi stappati in notti di nebbia e nebbiolo. Pare che i battacchi scampanino solo tre o quattro tocchi e che solo Paolino riuscisse a sentirne, tutti e 12, i melodiosi suoni.
 
Lo stilare i punti cardine dello statuto dei bracconieri ha esatto diverse cirrosi. Tra i vari punti, la regola che ogni carniere debba avere il quantitativo necessario a farsi 15 anni di galera per potersi fregiare del ruolo.
In questo, un personaggio da bacalèen, al quale evito i rigori della legge tacendone il nome, brilla (da brillo) perché una volta dopo essere stato incaricato dal guardiacaccia di recuperare 17 fagiani tornò dalla battuta con 22 pennuti, non essendo la matematica il suo forte. Sa sparare benissimo con la doppietta, ma sparare stupidate gli riesce meglio. Nel primo caso fa sempre centro.
In estate, consiglio di percorrere gli argini che conducono alla bacalèen street (in pratica la rive gauche dè Cremùna) soffermandosi sui vari stagni e notate come, attorno a loro, sia rimasto intatto il bosco che un tempo dall'argine maestro, in un'unica teoria, arrivava fino al Po. E' successo che per rapporti di buon vicinato, il Po abbia ricambiato la cortesia e superati alcuni argini allievi, sia giunto all'argine maestro, facendo sentire a casa sua (del Po) il bosco, sommergendolo di attenzioni non sempre gradite e comunque evitando costosi impianti di irrigazione.
 
Un frequentatore dei luoghi, che predilige il reparto osteria, mi spiegava che, da bambino, quando un fulmine centrava la vegetazione andava col sale in tasca a papparsi le lumache già cotte, dopo il trattamento alla Giovanna d'Arco gioiosamente perpetrato dalla saetta. Un giretto, col sale in tasca, in un luogo esortato a ricevere fulmini come Montecitorio, lo farei volentieri.
 
Una volta -quando il freddo condensa il respiro del Po e lo fa nebbia- davanti ad una scodella di fagiolini dell'occhio con le cotiche (che qui, in stagione, si trovano sdoganate dal giorno dei morti quand'è tradizione offrirle gratis) e ad una bottiglia di lambrusco scioglilingua, mi raccontò che durante gli anni in cui il capo del governo risparmiava sulla brillantina (non furono le annate migliori perché il re sapeva di tappo) venne venduta una cascina per un milione, prontamente recuperato vendendo solo la legna del bosco e ritrovandosi "a gratis" terra, cascina e bestiame.
La cascina (tra Ca de' Gatti e Stagno Lombardo) ha un istruttivo segno sul muro posto a ricordo di quando il Po venne -non invitato- a farle visita; nella mia fantasia da bimbo cresciuto parecchio (in particolar modo sulla bilancia) lo vedo come il livello da raggiungere a forza di palanche, delle quali gli agrari non sono mai paghi. Curiosità singolare (ma si può dire curiosità anche al plurale): sulla chiesetta adiacente c'è un fregio di svastiche, messo lì molto prima che assumessero un significato sinistro. Strano quanto abbia, ora, di sinistro questo segno di destra. Eppure un tempo erano di buon auspicio, figuravano nelle decorazioni natalizie, ma poi arrivò il baffetto e i suoi addobbi uncinati non ebbero un duraturo succeSSo, nonoSStante le SS. Un'operazione mal-destra.
 
Facetia riempitiva. Autunno 2000, il Po tumultuosamente in piena come non mai: il grande fiume, ma proprio grande, fin troppo (troppa grazia S. Antonio) invase tutte le Società di Canottieri, alcune ritrovo esclusivo della Cremona bene.
La più quotata, ma comunque sommersa (questa la capiscono in pochi) sul cancello -completamente travolto dalle acque- aveva questo cartello: "Vietato l'ingresso ai non soci". Pur non essendo iscritto, il Po, entrò ugualmente, forse in qualità di socio (af)fondatore?
Chissà se qualche volontario, carabiniere, vigile del fuoco o della protezione civile, chiamato a intervenire, si rifiutò di farlo perché non socio. Non avrebbe fatto altro che attenersi al "Vietato l'ingresso ai non soci".
Auspicai un più preciso avviso, tipo " Possono entrare solo i soci (a nuoto) il Po, e i pesci, se soci."
 
Carico di storia, se la si vuol vedere, il percorso del Po: ad esempio, in località Porto Polesine v'era un porto, un traghetto che non c'è più e soprattutto i confini "spostatili" del Padus (il traghetto serviva agli agricoli che si trovarono "di là" le terre una volta "di qua") Ora due cascine di Stagno sono nel territorio di S. Giuliano Piacentino e dalla parte grigiorossa figurano lembi di terra ora piacentina, ora parmigiana; parecchia cremonese. Questione di metri e saremmo in zona culatello, questione di metri e i dirimpettai parmigiani di Polesine potrebbero fare il salame all'aglio. Così loro fanno la spalla cotta di là e noi la mangiamo di qua, perché la spalla cotta si trova benissimo sentendo aria di casa. L'aria di casa nostra, invece, vi verrà evocata -a me è successo con successo- con le frittelle fritte(llate) nello strutto (che è l'estrema sintesi del maiale, il suo riass-unto) o col croccante, il torrone dei poveri mestamente e rimestamente fatto con solo zucchero ed arachidi alias galete. Fatelo accompagnare, nel suo breve viaggio verso sud affinchè non avvenga in tanta e desolante solitudine, da un bicchiere di introvabile bargnolino home made (ovvero illegal made) liquore malandrino da bracconieri, la cui produzione è limitatissima ed il beveraggio no. Buono così lo trovate (ovvero lo avreste trovato) solo qui o, forse, a Lourdes.
 
L'e$o$ità non era la prerogativa dei bacalèen, trovavi la piacevole sorpresa del conto light, in particolar modo se le vos3 finanze, accontentandosi di piccoli numeri, non sono rinfrancate dalla gradevole presenza delle milionate intascate dagli agricoli fluentemente dirimate dalle pingui casse che la UE, anzi U€, dispensa generosamente a chi ha molta terra, molti soldi, molta voglia di lasciare incolti i campi ed essere per questo lautamente incentivati.
E' £a pra$$i del "s€t a sid€": per venire in soccorso dei poveri agricoltori ricchi; l'Unione li paga, coi nostri soldi, per non lavorare e mantenere così alti i prezzi che una sovrapproduzione abbasserebbe. Traduzione: abbasso quel che costa poco, viva quel che costa tanto, togliamo i soldi ai contribuenti, facciamone quel che ne abbiam voglia, ma in modo tale che, a questi minchioni, non torni nessun beneficio, anzi facciamolo avere a chi ne ha già.
 
Tornando a casa, coi denti che ancora applaudono, arrivati all'argine maestro, dopo aver percorso lo stesso tragitto del Po nel 2000 (ma lui si permise alcune scorciatoie a voi non permesse) girate a sinistra (se siete di ritorno lasciando il Po alle spalle) per un'ultima curiosità: un'avveniristica, artistica e turistica meridiana chè è un'opera d'arte meritevole di tale deviazione (anche qui foto esplicative). Poco lontano il campo sportivo dove, durante la piena del 2000, portarono in salvo tutte le mucche delle cascine golenali. Fu quella l'unica volta che vidi in campo una squadra bianconera tutta femminile, dove il cornuto non era l'arbitro.
Lilluccio Bartoli


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti


Dante

15 maggio 2024 10:30

Ho iniziato a leggere l'articolo e subito ho capito chi era l'autore. A fine articolo ho visto che non mi ero sbagliato. È sempre il grande, insuperabile e anche da anni introvabile mio amico Lilluccio.

Lilluccio Bartoli

15 maggio 2024 16:38

Riporto un commento che è arrivato a me personalmente e che afflggo qui in bacheca, perché l'amor proprio non mi difetta. La firma è di Michela Garatti che stramegaringrazio... Invidio la tua scrittura, la cultura e l'ironia (a tratti comicità, intesa nel senso sensato dell parola, non nel senso moderno) che riesci a mixare in modo meraviglioso. Complimenti.

Che dire, ragazzo. Sei un artista e un genio. Sarò ripetitiva, ma quest' è.
P.S.
"quando il freddo condensa il respiro del Po e lo fa nebbia" qui hai toccato la poesia

Dantw

18 maggio 2024 18:18

Ma dove si nasconde Lilluccio Burt O' Lee ?

Lilluccio Bartoli

18 maggio 2024 21:15

Tretrenovecinquesetteseiundicidieci si nasconde qui, nel piccolo principato di Ognissanti, dove gli abitanti sono così pochi da essere abipochi.