15 luglio 2022

Il caso del Mostro di Firenze e, le tesi, fuori dal coro di Edoardo Montolli e Gianpaolo Saccomano: due esperti di misteri italici, con Crema nel cuore

Edoardo Montolli è tra i migliori giornalisti d’inchiesta, nonché un “nerista” dal grande fiuto, in attività. Ah: il suo blog: www.frontedelblog.it, quotidianamente ospita contribuiti e articoli fuori dal coro. Gianpaolo Saccomano è l’uomo, o meglio, lo studioso dei grandi misteri italici (e non solo). Entrambi, il secondo addirittura ci vive, conoscono e amano Crema, tra le tante cose che fanno, a modo loro, ecco si stanno occupando del maledetto caso del “Mostro di Firenze”, ferita nazionale tuttora aperta e che sanguina assai. 

Ora, leggiamo insieme quanto segue … “Il proiettile ritrovato nell'orto di Pietro Pacciani non fu mai incamerato nella Beretta calibro 22 usata dal mostro di Firenze per uccidere 16 volte. Lo rivela una perizia del Ris che il Giornale ha avuto modo di visionare, depositata negli atti cui i parenti delle vittime hanno finalmente avuto modo di accedere. Di più. Non solo la scalfitura sul proiettile risulta «incompatibile» con quella pistola, ma potrebbe essere stata generata da «un utensile non meglio specificato, estraneo all'estrattore di un arma da fuoco». Arriva così la più importante delle conferme alla perizia di Paride Minervini che già ipotizzò nel 2019 come il proiettile, unica vera prova contro il contadino di Mercatale, fosse stato artefatto, ovvero, costruito in laboratorio. Il pm Luca Turco ha chiesto l'archiviazione del fascicolo, essendo ormai passato troppo tempo per poter accertare le responsabilità penali di quanto successo. Piccolo paradosso: il reato di depistaggio ha tempi di prescrizione aumentati, decisione dell'ex premier Matteo Renzi su cui indaga lo stesso Turco. Resta il fondato dubbio che la più lunga inchiesta giudiziaria nella storia italiana sia stata viziata da un immane depistaggio, che portò in cella una lunga serie di innocenti. Prima Pacciani, poi i suoi compagni di merende Mario Vanni e Giancarlo Lotti con le sue deliranti confessioni. Infine, a cascata, le inchieste satelliti di Perugia sui mandanti e sul medico Francesco Narducci, terminate con un nulla di fatto. E a dirla tutta sarebbe fondamentale accertare chi mise in atto il depistaggio, non solo perché tre duplici delitti sono rimasti irrisolti, ma perché è ora verosimile che nessuna delle coppiette uccise dal 1968 al 1985 abbia ottenuto giustizia. Il documentarista Paolo Cochi, autore di un monumentale libro sulla vicenda e consulente dei parenti di alcune delle vittime, è convinto che all'interno delle carte sul procedimento Pacciani possa nascondersi il nome del vero serial killer. Come ha dato conto il Giornale lo scorso dicembre, tre sono gli elementi di particolare interesse: il Dna rimasto su tre lettere inviate ad altrettanti magistrati nel 1985, un uomo castano-rossiccio di un metro e ottanta visto da alcuni testimoni prima degli omicidi di Claudio Stefanacci e Pia Rontini del 1984. Ma soprattutto un dossier dei carabinieri su un furto di cinque Beretta calibro 22 in un'armeria nel 1965. La pistola mai ritrovata delle cinque portava ad un uomo che avrebbe lavorato in ambienti giudiziari nonostante denunce per reati contro la libertà sessuale, truffa e resistenza. Per i carabinieri poteva essere l'assassino. Ma la Squadra antimostro di Ruggero Perugini, quella che trovò il proiettile nell'orto di Pacciani, non lo mise inspiegabilmente mai tra i sospetti. Insomma, la verità sul mistero sul vero Mostro sembrerebbe avvicinarsi, sempre che la Procura di Firenze non si arrenda.

Così (ne abbiamo estrapolato una parte considerevole) scriveva, nei giorni scorsi, il giornalista scrittore, cremasco d’adozione, Edoardo Montolli, sulle pagine del quotidiano Il Giornale.

Invece Gianpaolo Saccomano: giornalista, opinionista, esperto appassionato di Ufo, Mistery, Criminologia, critico cinematografico, teatrale, e musicale, musicologo, regista, sceneggiatore, autore televisivo e scrittore, recentemente ha ottenuto l’ennesimo premio, per la sua Docufiction, esportata in tutto il mondo, dedicata proprio alla drammatica, strana, ancora da decifrare, sinistra, maledetta e torbida vicenda sulle infelici gesta del Mostro di Firenze. Ecco il suo ultimo post in merito:

Quando il buongiorno si vede dal mattino! “Nero Fiorentino/Florence in Black” vince ancora come documentario al Diamond Bell International Festival!!!..e questo contro così tanti film iscritti da obbligare la giuria a emettere il verdetto con tre giorni di ritardo!!! La versatilità del ns film è tale da permettergli la premiazione in categorie diverse: dal Thriller al Documentario, dall' Horror a Noir!

Già, “Nero Fiorentino” apre nuovi inquietanti scenari sul Mostro di Firenze, vero Saccomano?

Allora non ho prove, ma ho semplicemente lavorato su indizi, un lavoro enorme frutto di vent’anni di studi leggendo documenti, deposizioni e interagendo con criminologi quali Vincenzo Maria Mastronardi e Francesco Bruno e mi sono fatto un’idea indiziaria tutta mia.

E sarebbe?

L’omicida seriale che seminò morte e terrore nell’hinterland fiorentino ritengo possa essere una persona iposessuata, terrorizzata per un qualche motivo dalle donne, devastata da turbe psichiche, spesso ricoverato in strutture, San Salvi di Firenze (registri e documentazioni sono andate in gran parte distrutti in tutti questi anni, ndr) compreso, psichiatriche: ricoveri evidentemente coincidenti con le pause tra un doppio omicidio e l’altro. Fuori dagli istituti, mah… il mio possibile serial killer, presumibilmente viveva accudito da un parente col quale condivideva la casa,ma a un certo punto improvvisamente, per un ricovero definitivo oppure secondo il  mio lungometraggio “Nero Fiorentino” … espatriato per così dire da da qualcuno è sparito dalla circolazione.

Già… nella tua docufiction ipotizzi l’esistenza di un cosiddetto terzo livello nei delitti del Mostro…

Ammesso e non concesso esista questo benedetto o maledetto che dir vogliamo livello occulto, certamente qualcuno, nell’ombra… se ha agito lo ha fatto per depistare, per coprire qualcosa, non certo per commissionare i delitti o presunti riti annessi. Del resto l’arte di alimentare e cavalcare tensioni è una specialità tutta italiana, no?

 

Stefano Mauri


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