“Il carro di Astolfo” , edizione Dialoghi, di Giulio Solzi Gaboardi protagonista questa mattina in Sala dei Quadri del Palazzo Comunale a Cremona
Una raccolta di poesie che mette l’accento e concentra l’attenzione su ciò che oggi è la poesia. Il tutto legato da un filo conduttore: lo sguardo di Giulio.
È possibile vedere la realtà attraverso il filtro della poesia? Grazie alle composizioni del nostro giovane autore, la risposta è proprio si.
Attraverso i suoi versi, l’autore, ci fa compiere un viaggio, proprio all’interno del nostro io più profondo. Un incontro curato e moderato dalla giornalista Beatrice Ponzoni, accompagnato dalla magistrale interpretazione delle letture di Maria Emilia Mori.
Giulio è un giovane ed intraprendente poeta. Un ragazzo che ama la vita, un attento osservatore, amante dei classici a cui si è avvicinato già dagli studi presso il Liceo Classico Manin di Cremona. Oggi continua il suo percorso di studi presso la facoltà di Lettere Moderne all’università Statale di Milano e collabora con il giornale La Provincia di Cremona, nello specifico, realizza recensioni per gli spettacoli in scena al Teatro A. Ponchielli. Non solo, ha fondato l’Associazione Culturale “SOCIETA’ DEI MILITI” e, nel periodo caratterizzato dal lockdown che tutti conosciamo, ha deciso di impiegare il suo tempo mettendo nero su bianco tutti i moti interiori della sua anima.
Per il nostro giovane autore la scrittura è una sorta di ancora di salvezza, un’amica a cui confidare le proprie riflessioni, i più intimi stati d’animo.
Per Giulio, in primis, la poesia rappresenta la massima espressione di libertà. Rompe le catene che la società ci impone e nell’istante in cui crea sembra elevare la sua anima in una dimensione che lo rende quasi intoccabile.
Una scrittura che denota e sottolinea l’amore per i classici. Le sue composizioni potrebbero essere addirittura definite come un perfetto mix tra la musicalità e la ritmica dei versi realizzati da Gaio Valerio Catullo e la meravigliosa chiarezza espressiva che caratterizza il poeta Pier Paolo Pasolini. Immagini definite e descritte come in quadri, realtà che si intrecciano a luoghi appartenuti ad un passato importante, l’odio et amo non solo di un amore maturo vissuto a vent’anni ma l’amore per i luoghi, l’ossessione descritta in chiave positiva per le catene ideali che si rompono in nome della libertà di pensiero.
Sul modello di un’opera lirica, questo canzoniere si divide in quattro atti, introdotti da una Ouverture che riassume i temi dell’opera ed un prologo che apre la strada alla lettura.
Il carro di Astolfo è un mezzo per arrivare ad una nuova percezione dell’umanità, un nuovo modo di cogliere l’essenza umana attraverso occhi capaci e sensibili tanto da superare le barriere imposte dalle apparenze. Un viaggio immaginario in cui lasciarsi trasportare alla scoperta di nuove idee, alla ricerca della libertà di espressione.
Come scrive Giulio Solzi Gaboardi :
…
“Sorvola carro di Astolfo
i millenni, le città e le battaglie
e gittandosi come Empedocle nel fuoco
ci ordina di reagire a questo tempo
con la forza degli atti
e la voce invincibile dei versi”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti