Le poesie della memoria. Le parole dei piccoli che passarono per Terezin e non fecero più ritorno a casa. Ascolta le poesie
Queste sono alcune delle poesie scritte dal 1941 al 1945, nella città-ghetto di Terezin, dove a lungo soggiornarono gli ebrei cecoslovacchi destinati al campo di sterminio di Auschitz. Tra di loro 15.000 tra bambini e giovinetti, dei quali ne sopravvissero meno di cento. Del loro passaggio a Terezin è rimasta una commovente testimonianza, rappresentata da alcune migliaia di disegni e qualche decina di poesie, e alcune sono qui presentate da chi sta scrivendo, come in un'unica disperata voce, affinché i Giorni della Memoria per nessuna ragione vengano dannatamente dimenticati o peggio, cancellati!
Filo spinato
Su un acceso rosso tramonto,
sotto gli ippocastani fioriti,
sul piazzale giallo di sabbia,
ieri i giorni sono tutti uguali,
belli come gli alberi fioriti.
è il mondo che sorride
e io vorrei volare. Ma dove?
Un filo spinato impedisce
che qui dentro sboccino fiori.
Non posso volare.
Non voglio morire. Ma dove? Un filo spinato impedisce che qui dentro sboccino fiori. Non posso volare, non voglio morire...
Peter, bambino ebreo ucciso dai nazisti nel ghetto di Terezin
Una macchia di sporco dentro sudicie mura
e tutt´attorno il filo spinato
30.000 ci dormono…
Sono stato bambino tre anni fa.
Allora sognavo altri mondi.
Ora non sono più un bambino,
ho visto gli incendi
e troppo presto sono diventato grande.
Ho conosciuto la paura,
le parole di sangue, i giorni assassinati…
Alla luce di una candela m´addormento
forse per capire un giorno
che io ero ben piccola cosa,
piccola come il coro dei 30.000,
come la loro vita che dorme
laggiù nei campi,
che dorme e si sveglierà,
aprirà gli occhi
e per non vedere troppo
si lascerà riprendere dal sonno…
Hanus Hachenburg, da Vedem, settembre 1944
Pesanti ruote ci sfiorano la fronte e scavano nella nostra memoria.
Quattro anni dentro a una palude
in attesa che irrompa un´acqua pura.
Ma le acque dei fiumi scorrono in altri letti,
sia che tu muoia o che tu viva.
…
I bambini rubano il pane e chiedono soltanto
di dormire, di tacere e ancora dormire…
Pesanti ruote ci sfiorano la fronte e scavano
un solco nella nostra memoria…
(Mif. 1944)
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