Teatro virtuale, la rete non sostituisce il palcoscenico
“Teatro on line”: un vero e proprio ossimoro! Il contrasto tra questi due termini non è solo linguistico ma definisce due sfere d’azione talmente opposte da costituire una vera e propria contraddizione. E’ pur vero che l’universo teatrale in epoca pandemica sta subendo a dismisura divieti e regolamenti che l’hanno portato sull’orlo di un baratro, economico, culturale, ma anche sociale ed emotivo. Alla luce di questa riflessione, quindi, non deve stupirci se i teatranti si siano reinventati un ruolo operativo, proprio attraverso la rete. Al momento pare non ci siano alternative.
Di questi tempi, lo scorso anno, si cominciava a comunicare qualche modalità semplice di messa in scena on line. In contemporanea era nato il dibattito per stabilire se questo si potesse chiamare teatro o no. Un dibattito abbastanza sterile, perché penso siamo tutti d’accordo nel concepire lo spazio scenico come un luogo reale e vero dove corpi e voci altrettanto vere raccontano storie ed emozioni condite di verità e fantasia. Nulla quindi può sostituire l’autenticità del teatro. Ma in questi lunghi e tanti mesi di sipario chiuso ovunque non ha nemmeno senso questionare sulla purezza del linguaggio dello spettacolo, visto anche che molti di noi con questo linguaggio “portano a casa la pagnotta”. Ridotti alla fame, perciò, non è un’onta reinventarsi un proprio spazio on line.
Dalla primavera scorsa, da quando cioè si è iniziato a cancellare gli spettacoli programmati, si è continuato in qualche modo zoppicante a costruire progetti da mettere in scena, senza però nessuna data né prospettiva di realizzazione, ma soprattutto si è cercato un modo alternativo per comunicare con i potenziali spettatori. Certo, niente applausi, niente sospiri, nessun abbraccio e nessuna possibilità di incontrarsi in uno sguardo. Ma almeno ci prendiamo uno spazio, quello dello schermo di un pc o di uno smart phone, per collegarci in rete, monologando o al massimo dialogando. Qualcuno, grazie ad una buona dose di conoscenze tecnologiche, ha messo assieme anche tanti artisti, cantanti, musicisti, come tanti francobolli in una sola immagine, spesso suggestiva se ben realizzata.
La maggior parte di noi ha raccontato storie divertenti in forma di monologo mettendosi davanti alla videocamera del proprio pc, accontentandosi di un fondale discreto e sobrio, scegliendolo in un angolo della propria abitazione. Insomma, una sorta di video libro che esiste già da anni, prima nei formati audio cassetta e poi cd e dvd, tutto ormai superato dalla veloce digestione tecnologica. Al posto del dvd ecco pronto il link; non hai potuto seguire la diretta facebook?, non sapevi che ci sarebbe stato quell’evento seppur ampiamente pubblicizzato anche su instagram e waths app? Non c’è problema, puoi tranquillamente rivedertelo in qualsiasi momento, cliccando sul link di you tube o sulla tal pagina fb. E se questa vi sembra teoria, ecco pronto un bell’esempio, che potrebbe essere inteso anche come spot, se non fosse che si tratta di un momento celebrativo del 25 aprile: tra sabato e domenica 17 e 18 aprile il palcoscenico del teatro do Bosco di Capergnanica, a due passi da Crema è pronto ad ospitare uno spettacolo teatrale di parole e canzone con sei musicisti e un attore. Ovviamente non ci sarà il pubblico (purtroppo!) ma un regista ed un tecnico per realizzare il video dello spettacolo “Partigiani di Pianura”, tratto dal racconto “Pasqua di sangue” di Mario Mantovani, insieme ad un repertorio di canzoni della resistenza, interpretate dal Collettivo di Memoria Civile di Crema. Alle ore 18 del 25 aprile sulla pagina facebook dell’ANPI di Crema con la collaborazione del Centro di ricerca Alfredo Galmozzi, e su altri profili, come quello del Collettivo di memoria civile, sarà trasmesso questo lavoro teatrale, che potrà essere rivisto cliccando sul relativo link.
Una riflessione a parte meritano i tanti tentativi di corsi e laboratori teatrali. Per esperienza personale, ritengo che sia praticamente impossibile sostituire la vera attività di un vero gruppo di persone su un palco con una diretta su una qualsiasi piattaforma gratuita o a pagamento, da Meet a Zoom e compagnia bella. Ci abbiamo provato un anno fa, ma non funziona così. I tempi della parola, il ritmo delle azioni e il susseguirsi di espressioni e sguardi non hanno nessuna possibilità di vivere sullo schermo. Si possono invece realizzare riunioni ed incontri on line e questi funzionano abbastanza bene se ci sono linee telefoniche ben funzionanti; ma non possiamo confonderli con attività laboratoriali.
Allo stesso modo delle riunioni, che comunque hanno poco a che vedere con la scena teatrale, alcuni registi e attori hanno strutturato dei corsi on line, dedicati in particolare alla recitazione e all’uso della voce, alla maniera della classica lezione frontale e con le stesse caratteristiche della ormai tristemente famosa dad (didattica a distanza), utilizzata dai docenti di ogni ordine e grado scolastico.
Qualcuno, magari meno addetto ai lavori, ha pensato che questo sia per tutti un momento per cambiare ogni strategia di comunicazione. Sarà pur vero per molti aspetti della vita sociale, ormai troppo carichi di tensione e di stress, ma questo non vale per il teatro. Un teatro on line, un teatro virtuale può valere in momenti drammatici come quello che stiamo attraversando, ma non potrà mai sostituire un sorriso vero, una stretta di mano, una lacrima, il buio in sala, il silenzio degli spettatori, il sipario che si apre, l’inchino dell’attore e gli applausi.
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