Cà de Cervi (Derovere), tutto pronto per la Festa dell'Apparizione di domenica
Un’oasi di fede, di pace e di silenzio dove, da oltre tre secoli, si dipana il profumo del carisma mariano: sulle rive del Dugale Delmona, nel cuore della campagna padana. Così, in poche parole, si potrebbe “tratteggiare” il santuario di Maria Madre della Parola Divina di Cà de Cervi dove è tutto pronto in vista della Festa dell’apparizione della Vergine Maria di domenica 13 luglio. Festa che è promossa dall’Unità Pastorale “Madre Nostra” e dalla Parrocchia di Derovere, con diversi appuntamenti che si susseguiranno nell’arco della giornata. Si comincerà alle 10 con la preghiera del Rosario per proseguire alle 10.30 con la messa solenne. Quindi, alle 18, preghiera del Rosario, Vespri, benedizione dei bambini e degli ammalati. Inoltre, prima della celebrazione, si rinnoverà il tradizionale rito dell’offerta della cera. Il santuario, che svetta sulle rive del Delmona, veniva edificato nel 1712, mentre 63 anni fa veniva riordinato grazie all’iniziativa dell’indimenticato parroco don Vincenzo Vescovi, ricordato anche in una lapide marmorea posta all’esterno del sacro edificio. Bella e importante la sua storia, legata ad una radicata tradizione secondo la quale, attorno al 1652, dopo calamitosi anni di guerre combattute in zona, la buona e semplice popolazione di Isolello e di Ca’ de’ Cervi fu testimone di una apparizione della Beata Vergine sulle rive del Delmona. Si narra che di una giovinetta sordomuta, di nome Monica, che con il canestrino al braccio portava al colazione al padre intento al lavoro nei campi. Un giorno, a Monica apparve la Vergine sopra ad uno spineto e, miracolosamente, la ragazza all’improvviso ebbe in dono l’udito e la capacità di parola. Ne parlò subito al padre, rimarcando che la Madonna voleva un santuario su quelle rive, creando così un luogo di preghiera, e di grazia. La costruzione del santuario risale, come anticipato, al 1712 ed ebbe luogo su un fondo donato dal nobile Francesco Grasselli, il quale volle che la chiesa fosse dedicata anche a San Giuseppe. Recitando una specifica orazione al santo, si poteva ottenere un’indulgenza di sette anni e sette quarantene, come stabilito dall’enciclica “Quamquam pluries” di Papa Leone XIII (15 agosto 1889). Questa pratica testimonia l’importanza di San Giuseppe nella spiritualità del santuario e il suo ruolo di intercessore presso Dio. L’edificio, sostanzialmente inalterato nei secoli, ha un’unica navata suddivisa in tre campate da volte a crociera. Il paramento murario è in laterizio, con una facciata dalle linee marcatamente settecentesche, sormontata da cuspidi. Elegante il campanile, dalla semplice struttura. Il luogo è impreziosito dall’originaria cappella esterna, alla quale un tempo era inframmezzata l’abitazione del custode, collegata direttamente al luogo di culto. Attualmente l’oggetto principale di devozione del santuario è la statua lignea della Madonna con la fanciulla Monica, conservata nell’altare di sinistra della chiesa, entrata in uso tra il 1808 ed il 1834. Diversi sono anche gli ex voto dell’originaria cappella dedicata alla Vergine. Con l’erezione del santuario nel 1712 continuò la tradizione di affiggere tavolette votive di legno a ricordo delle grazie ricevute, in parte purtroppo andate perdute da tempo. Alla fine, 310 anni dopo, in questo lembo di terra che risente purtroppo dello spopolamento, un baluardo di fede e di speranza, ma anche di potenzialità a favore del territorio che si suggellano lungo la storica Via Postumia, l’asse viario romano che da Genova correva fino ad Aquileia.
Potenzialità che potrebbero essere sviluppate creando un itinerario, eventualmente anche ciclabile e pedonale, dei santuari del Casalasco che, partendo proprio da quello di Ca’ dè Cervi, unisca (anche con iniziative comuni a beneficio dell’intero territorio) le chiese ed i santuari mariani di Santa Maria Nascente in Caruberto, della Madonna della Fiducia in Isola Pescaroli, di Santa Maria dell’Argine in Vicobellignano fino ad arrivare alla Madonna della Fontana di Casalmaggiore.
Eremita del Po
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