Le nozze tra Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza, il 25 ottobre del 1441. Oggi la storia rivive nel torrone "Santa Croce" di Bottega del Gusto, che unisce tradizione e territorio
Non una torta nuziale, ma un dolce che celebrava la torre campanaria della città (il "Torrione", oggi Torrazzo), con una ricetta mediata dall'oriente e trasformata in un prodotto che sarebbe diventato un'icona cremonese, il torrone. Questo fu il dolce che 584 anni fa venne servito al banchetto nuziale di Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza, celebrato esattamente il 25 ottobre del 1441 nella chiesa di San Sigismondo (non in cattedrale perchè all'epoca si ritenne troppo pericoloso per lo sposo, quindi si preferì celebrare le nozze nella più defilata chiesa alle porte della città, garantendosi una via di fuga nella campagna in caso di assalto, con già due cavalli pronti all'esterno della chiesa).
Ma lasciamo per ora la storia e torniamo velocemente ai giorni nostri, perchè proprio ieri nel 'salotto cremonese' della Bottega del Gusto di corso Matteotti, passato e presente hanno trovato la loro sintesi in un cofanetto di torrone super artigianale, che porta il nome di "Santa Croce": ecco il terzo elemento della nostra storia, un antico castello che quel 25 ottobre di 584 anni fa accolse i due sposi subito dopo la cerimonia, il castello di Santa Croce appunto, ampio e maestoso, secondo per imponenza solo al Castello Sforzesco di Milano, ma di cui oggi rimane solo il rudere di un torrione, tra l'altro anche piuttosto decadente e poco valorizzato.
"Abbiamo pensato ad un prodotto di eccellenza, legato al territorio e alla storia di Cremona - ha spiegato Roberto Rosset, Direttore di Bottega del Gusto e responsabile del progetto "Santa Croce".- Ragionando sul nome da dargli e studiando la storia della città, mi sono reso conto che sono pochissime le persone che conoscono bene la storia di quel rudere che si trova in via Ghinaglia ma che un tempo fu un importante castello che segnò la storia della nostra città e che a sua volta aveva una storia ricca da riscoprire. Da qui dunque il nome di torrone "Santa Croce"".
Prima di addentrarci nella storia del castello, è interessante segnalare che il torrone in questione non è 'solo' un prodotto artigianale realizzato in esclusiva da Rivoltini Alimentare Dolciaria di Vescovato, bensì è "una delizia nata dal desiderio di rivivere un'antica emozione per il palato, scolpita fra storia e leggenda", una ricetta che riprende e racconta l'atmosfera nobile cremonese dei tempi passati. "La ricetta è quella originaria, senza zucchero perchè al tempo delle nozze di Bianca Maria e Francesco lo zucchero si ricavava come costosissimo distillato dalla canna da zucchero e non dalla barbabietola, che in Europa sarebbe arrivata solo più tardi. Quindi si usava solo il miele come doclificante; la presenza del Po e dei commerci lungo il fiume garantiva l'arrivo delle mandorle. Oggi dunque nel Santa Croce abbiamo albume d'uovo, miele cremonese di Amorpha Fruticosa della golena del Po, mandorle nautali non pelate e tostate a bassa temperatura ed aroma naturale di bacca di vaniglia". Un prodotto ideato e realizzato da Massimo Rivoltini, Emanuel Paganelli e Roberto Rosset.
Il torrone Santa Croce viene presentato in un elegante cofanetto che racchiude la stecca da 250grammi ma offre anche un fascicolo che ripercorre nel dettaglio la storia di questo castello cremonese, e che ora ripercorreremo anche noi brevemente.
Il castello venne edificato per volere di Barbò Visconti a partire dal 1370 ed il suo nome venne preso dall'omonimo monastero benedettino che sorgeva in quell'area e che fu poi successivamente abbattuto; accanto a questo monastero sorgeva la Porta di Santa Croce eretta nel 1209. Una zona dunque che affonda la propria storia nei secoli più remoti.
Quel castello era imponente e maestoso, la sua mole si imponeva alla vista di chi entrava in città dalla via di Milano e per questo venne appunto ritenuto da tutti il secondo castello d'Italia, dopo quello Sforzesco; isolato dalla cinta muraria della città, il castello rappresentava un baluardo indipendente, affacciato sul greto del Po che allora scorreva poco distante dalla città, celebrato, nelle memorie storiche di quei secoli come una delle rocche difensive più grandi e meglio fortificate della penisola. Di tanta gloria, oggi rimangono solo, sul lato destro della Via Ghinaglia, i resti del bastione nord, eretto intorno al 1520 sotto la dominazione francese.
"Chiedo al sindaco qui presente di poter fare qualcosa per non lasciare questo monumento nello stato in cui si trova ora, completamente abbandonato, ma di cui la città non può dimenticarsi, vista l'importanza storica che questo castello ha avuto nel passato" è stato l'invito rivolto al primo cittadino.
La storia di questo castello copre un periodo di circa quattro secoli, tra il 1370 quando ne venne iniziata la costruzione fino al 1789, anno in cui Francesco II d'Austria ne ordinò il definitivo abbattimento dopo che già aveva denunciato pesanti sintomi di decadimento. Il possente castello di Santa Croce venne smantellato e le sue pietre vendute come "materiale da costruzione".
Quel 25 ottobre del 1441 però tra quelle mura ancora forti si celebrò un grande banchetto e il venne servito per la prima volta, come narra la leggenda, quel dolce a base di miele, tuorlo e mandorle che avrebbe segnato poi la storia di Cremona; quelle stanze accolsero il giovane Ludovico Maria Sforza, che tutti ricordiamo come Ludovico il Moro. La stessa Bianca Maria visse spesso tra quelle mura, che si premurò di rendere più belle ed accoglienti. Poi il lento declino che portò il castello allo smatellamento e all'oblio.
Fino ad oggi, con la speranza che una stecca di torrone possa tornare ad accendere un faro su quel torrione prima che anche l'ultimo baluardo di quel castello tanto declamato si perda per sempre.
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