Per le giornate del Fai riapre Villa Verdi ma saranno necessari lavori per tutto il 2026. La protesta del baritono Valentino Salvini
Le Giornate d’Autunno del Fai (Fondo per l’Ambiente Italiano) del prossimo 11 e 12 ottobre portano a poter di nuovo ammirare la storica Villa Verdi di Sant’Agata, chiusa dal 30 ottobre di tre anni fa e al centro, per questo, di tante ed infinite polemiche. Dal 17 dicembre 2024 lo storico complesso è di proprietà statale dopo che il Ministero della Cultura ha ufficialmente firmato il decreto di esproprio per la Villa e le sue pertinenze. Con questo provvedimento, lo Stato ha sancito l’acquisizione definitiva della storica dimora, garantendone la salvaguardia e restituendola alla collettività come patrimonio culturale condiviso. Ma è altrettanto vero che da allora, nonostante i lavori realizzati negli ultimi mesi, nessun turista ha più messo piede oltre i cancelli, sempre chiusi della celebre dimora. La villa, per farla breve, è rimasta chiusa negli ultimi due anni a causa di una lunga disputa giudiziaria tra gli eredi e lo Stato (disputa che per altro non si è ancora chiusa). L’indennizzo proposto agli eredi ammonta a otto milioni di euro e secondo il Ministero l’acquisizione costituisce un passo essenziale per la tutela, la conservazione e la valorizzazione di uno dei luoghi più rappresentativi della cultura e della storia musicale italiana. Tra pochi giorni, in occasione della ricorrenza della nascita del celeberrimo musicista e compositore (che ricorre il 10 ottobre), Villa Verdi riaprirà straordinariamente al pubblico. Lo farà l’ 11 e 12 ottobre in occasione delle Giornate Fai d'Autunno e, appunto, della ricorrenza della nascita del compositore. Sarà una visita unica ed eccezionale, curata dai volontari della delegazione piacentina del Fai. Apertura straordinaria ed eccezionale, appunto. E da lunedì 13 cosa succederà? La gente, i turisti, i visitatori chiedono con forza che possa riaprire in modo stabile e permanente quanto prima (come accadeva sempre prima del “fatidico” 30 ottobre 2022): quando accadrà questo? Come accadrà? Domanda che al momento, purtroppo, non trova risposta. Pochi giorni fa si sono recati sul posto l’assessore regionale alla cultura dell’Emilia Romagna Gessica Allegni assessora regionale alla cultura e Leonardo Lamanna, nuovo dirigente della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza e Luciano Messi sovrintendente del Teatro Regio di Parma, oltre a consiglieri regionali dell’Emilia Romagna e sindaci della zona. Durante il sopralluogo è giunto anche il baritono lodigiano Valentino Salvini che durante il suo blitz (mantenendosi ovviamente all’esterno) non ha mancato di dire e scrivere la sua. “Dopo alcune discussioni – ha fatto sapere - ho detto che i lavori stanno andando a rilento e che sarà assolutamente impossibile che finiscono il 25 ottobre come comunicato dal cartello esposto. Loro mi hanno detto che ci vorrà almeno ancora tutto il 2026 perché la villa è molto grande e che è piovuto dentro almeno da 20 anni. Questa – ha tuonato - è stata una balla perché conoscendo bene la famiglia Carrara Verdi se c'erano dei lavori da fare non si tiravano indietro tant'è che anche il verde era curato perfettamente e che non c'era una foglia fuori posto. Inoltre mi è stato detto che siccome siamo in autunno è naturale che ci siano foglie per terra. Io ho risposto che le foglie in terra le ho viste anche in primavera ed estate. Adesso – si chiede il baritono - che fanno, danno la colpa ai Carrara Verdi? Sono veramente senza parole”.
Polemiche a parte è giusto comunque vedere un “bicchiere mezzo pieno” e cogliere con positività l’apertura straordinaria dell’11 e 12 ottobre della villa che è la bella residenza che il grande maestro e compositore Giuseppe Verdi (1813-1901) si fece costruire in un tranquillo angolo di campagna a pochi chilometri dalla casa natale. Egli stesso ne curò la realizzazione, circondando il sobrio edificio con un bel parco romantico. In questo luogo raccolto e solitario Verdi, che frequentava abitualmente Cremona e la fece diventare, di fatto, il principale luogo dei suoi affari, visse a lungo, traendo ispirazione per le sue composizioni e seguendo personalmente la gestione dei poderi. La villa conserva immutato il fascino di quel periodo e nel parco risaltano molte delle alberature scelte e messe a dimora dal celebre musicista. I terreni su cui sorge la villa furono acquistati dal maestro nel 1848. Il podere, di circa tre ettari, apparteneva in precedenza alla famiglia Merli e comprendeva solo campi e un semplice edificio padronale. Verdi diede personalmente istruzioni per la costruzione della nuova villa e ne seguì i lavori, che durarono circa tre anni. Nel 1851 Verdi lasciò Busseto, dove aveva risieduto a Palazzo Orlandi in attesa della sistemazione della villa, e si trasferì a Sant'Agata insieme a Giuseppina Strepponi, la soprano interprete di alcune tra le sue prime opere, con la quale si sposò in seconde nozze nel 1859 (la prima moglie Margherita, figlia del suo mecenate Antonio Barezzi, era morta nel 1840). Nel 1870, per inciso, il Cigno divenne anche proprietario della Cascina Gerre del Sole a Stagno Lombardo. Villa Verdi fu la residenza prediletta del maestro, dove amava riposarsi di ritorno dai suoi viaggi e dove compose le opere della maturità artistica (La forza del destino, Don Carlos, Aida, Otello, Falstaff e altre). All'attività artistica Verdi affiancò sempre uno spiccato interesse per la campagna, dedicandosi con sempre maggiore passione alla conduzione delle sue terre e all'allevamento del bestiame.
Nato all'epoca in cui Roncole di Busseto era sotto il dominio francese, Verdi fu come è noto molto attivo nella vita politica nazionale: patriota e sostenitore dei moti risorgimentali, venne chiamato a far parte del primo parlamento italiano e poi nominato senatore. A Sant'Agata e nel territorio circostante, che considerava le sue terre, Verdi possedette vari poderi, e si impegnò in iniziative sociali. Nel 1879, dopo il matrimonio della figlia adottiva Filomena Maria, rivestì anche la carica di consigliere a Villanova sull'Arda, dove contribuì alla costruzione dell'ospedale, attualmente chiuso e al centro (nell’area adiacente, non nello storico edificio voluto, fondato e pagato dal maestro) dei lavori di realizzazione del Centro Paralimpico del Nord Italia (Verdi lo aveva voluto, come da disposizioni testamentarie, per i poveri ed i bisognosi della zona, ma a quanto pare anche il testamento di uno dei più importanti personaggi della storia d’Italia non ottiene particolare rispetto). Giuseppina Strepponi morì a Villa Verdi nel 1897, mentre il compositore si spense quattro anni dopo a Milano in una camera da lui utilizzata abitualmente sin dal 1872, del Grand Hotel et de Milan, dove aveva scelto di passare l'inverno. Cosa si scoprirà durante le Giornate d’Autunno del Fai? Le stanze di Giuseppe Verdi e Giuseppina Strepponi, ricche di mobili pregiati, effetti personali e documenti legati alla loro vita e alle opere del maestro, sono ancora oggi accuratamente conservate e sono comprese nel percorso di visita, che comprende anche una la ricostruzione, con i mobili originali, della camera del Grand Hotel et de Milan frequentata a lungo da Verdi. Il giardino prese forma sempre sotto la guida di Verdi, che si ispirò allo stile romantico in voga in quel periodo. Il 'giardino della Peppina', come venne inizialmente chiamato lo spazio dove la compagna di Verdi scelse di coltivare bulbose e altre piante da fiore, venne in seguito ampliato e arricchito degli scenografici ambienti tipici del parco all'inglese, come il laghetto, con una piccola isola raggiungibile in barca e un romantico ponticello, e la grotta artificiale. Le piante vennero disposte a formare macchie arboree di aspetto naturale, attraversate da vialetti sinuosi, impiegando specie di spiccato valore ornamentale come il cipresso calvo e il noce del Caucaso. La villa, recentemente acquisita dal Ministero della Cultura, da alcuni anni non è aperta al pubblico e versa in condizioni di conservazione non ottimali; il Ministero sta avviando importanti lavori di restauro e adeguamento per preservare e valorizzare questo luogo straordinario. Le visite dell’11 e 12 ottobre saranno a cura di Soprintendenza Abap per le province di Parma e Piacenza, Volontari Fai (Delegazione di Piacenza, Gruppo FAI Giovani, Gruppo FAI Monticelli d'Ongina, Gruppo FAI Bobbio). Negli stessi giorni dell’11 e 12 ottobre, a due passi da Sant’Agata, aprirà al pubblico anche la prestigiosa Villa Pallavicino di Busseto che sorge al centro di un'isola artificiale quadrata, al di fuori delle antiche mura di Busseto, vicino al convento di Santa Maria degli Angeli. Lo stile rinascimentale, con pianta a cinque moduli a scacchiera, quattro ai lati e uno centrale, conferisce grande simmetria e armonia alla struttura, che ricorda anche lo stemma dei Pallavicino. La villa è circondata da una peschiera quadrata, preceduta da un padiglione d'accesso seicentesco, l'arco del corpo di guardia, a cui si accede dopo aver percorso un lungo viale di pioppi. La sua costruzione iniziò negli anni venti del Cinquecento; intorno al 1530 venne acquistata dai Pallavicino e pensata inizialmente come residenza estiva in cui venne ospitato anche, nel 1533, l'imperatore Carlo V d'Asburgo, che dimostrò stupore e ammirazione per la bellezza dell'edificio. Inoltre, nel 1543 l'edificio fu sede dell'incontro tra il papa Paolo III e l'imperatore Carlo V, che sancì la creazione del Ducato di Parma e Piacenza. La villa fu in seguito ampliata e modificata dai Pallavicino nel tardo Seicento e nel Settecento, secondo il gusto dell'epoca, fin quasi all'Ottocento, senza però stravolgere l'impianto originario cinquecentesco. Nel 1959 l'edificio venne acquisito dal Comune di Busseto, divenne sede del museo civico, con notevoli testimonianze e cimeli verdiani. Un Arco trionfale seicentesco accoglie i visitatori all'ingresso della Villa, a cui si accede dopo aver percorso un lungo e suggestivo viale alberato. Diviso in tre parti con decorazioni manieriste, l'Arco presenta al centro un drappeggio, ad imitazione di un sipario teatrale aperto su una finta balaustra. Stucchi e terracotte si uniscono ad altri elementi decorativi come nicchie con statue in pietra. La particolare struttura a scacchiera, dai profili simmetrici ed armonici, espone la Villa ai venti, tanto che comunemente viene chiamata Boffalora ("che soffia il vento"). All'interno del palazzo sono conservati gli affreschi allegorici seicenteschi di Evangelista Draghi, e gli affreschi settecenteschi di Ilario Spolverini e di Pietro Rubini, oltre agli stucchi di Carlo Bossi (metà sec. XVIII). Un ampio giardino circonda la Villa e a sud del palazzo nobile sorge il Palazzo delle Scuderie, con pianta a ferro di cavallo ed estremità rivolte verso la Villa.L'apertura della Villa in occasione delle Giornate FAI d'Autunno segna un vero e proprio nuovo inizio: l'edificio, infatti, era rimasto chiuso al pubblico dai tempi della pandemia. I visitatori avranno l'occasione di scoprirne non solo gli esterni, ma anche gli ambienti interni, attraverso un percorso guidato. L'auspicio è che la Villa torni a essere un luogo vivo, di conoscenza e valorizzazione della cultura verdiana, custode delle testimonianze e dei cimeli di Giuseppe Verdi, la cui vita e la cui arte restano indissolubilmente legate a Busseto. Tornando infine ai luoghi del maestro, chissà se, come e quando riaprirà un giorno lo storico Palazzo Orlandi, posto nella centralissima via Roma di Busseto, chiuso da molti anni. Si tratta del il palazzo in cui il maestro Giuseppe Verdi abitò dal 1849 al 1851 (e ne fu proprietario dal 1845 al 1888) e dove compose Stiffelio, Rigoletto e Luisa Miller. Lo scorso anno era comparso l’annuncio della sua vendita per un milione e 200mila euro. Ma Siae, che nel 2013 lo aveva acquistato attraverso il suo fondo immobiliare Norma di Sorgente Group con l’obiettivo di recuperarlo e di realizzarvi una scuola di musica d’eccellenza, dedicata alla lirica e non solo ma la stessa Siae aveva poi fatto sapere di voler proseguire nel proprio obiettivo ricordando anche che il palazzo è sottoposto a vincolo.
Eremita del Po
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