8 ottobre 2022

90 anni di New Deal e 100 anni di Grande Gatsby, l'America dal lusso alla povertà

90 anni fa Franklin Delano Roosevelt tirava una volata storica sorpassando in campagna elettorale il suo avversario e Presidente repubblicano uscente Herbert Clark Hoover, l'uomo che aveva chiuso l'Ufficio Brevetti perché nella incredibile prosperissima America degli anni '20 ormai "non c'era più nulla da inventare".

La devastante improvvisa crisi del 1929 aveva fatto crollare come un castello di carte l'eredità di Hoover e dei Ruggenti Anni '20: l'America dorata del Jazz e del Charleston, degli enormi  guadagni facili in borsa e dei gangster eleganti piombava nell'incubo della recessione e si affidava a Roosevelt, un dinoccolato altissimo e paraplegico rampollo della aristocrazia newyorkese che già come Governatore dello Stato di New York, aveva ripulito il partito democratico dagli scandali della Tammany Hall e varato un enorme piano di spesa pubblica per aiutare poveri e diseredati.

Iniziava il New Deal, 13 anni di dieta ferrea che portarono l'America fuori dal disastro economico e alla vittoria della Seconda guerra mondiale. Un piano economico e sociale di ingerenza totale e senza precedenti dello Stato nell'economia che ancora oggi viene tirato in ballo ad ogni crisi e che da alcuni storici viene identificato addirittura come il "fascismo americano": e infatti quella finanza americana sostenne Mussolini fino al 1941 con miliardi di dollari di denaro più o meno ufficiali versati tramite mutui pubblici dalle grandi banche come la JP Morgan, lasciando tra l'altro una lunga traccia di tangenti tra svariati faccendieri italo americani. Un decennio di miserie, violenze, separazioni, viaggi della speranza su treni che non finivano mai da un capo all'altro del Grande Paese: drammi familiari e sacrifici personali senza precedenti consegnati alla storia dalle vivacissime e tristissime canzoni di Hank Williams, il più grande cantautore di tutti i tempi, l'uomo che inventò il folk, il rock and roll e la pop music tutte insieme. 

Proprio lui che era nato all'inizio di quegli Anni Venti americani che sono rimasti ineguagliati per splendore e stile, la cui quintessenza è magistralmente narrata in uno dei più grandi romanzi di sempre, Il Grande Gatsby del 1925. Esattamente 100 anni fa, nell'ottobre del 1922 Francis Scott Fitzgerald, reduce dallo strepitoso successo di Belli e dannati e Di qua dal Paradiso, si trasferisce a Long Island sperperando una immensa fortuna in feste inarrivabili che saranno proprio il fondamento del Grande Gatsby. Dieci anni di divertimento sfrenato ed estetica perfetta che ancora oggi ci ammaliano: gli arredi minimalisti Art Déco, gli uomini in abiti gessati in tre pezzi con gli immancabili borsalini Fedora  i cappotti doppiopetto e le ghette ai piedi, le donne in abiti di paillettes con le raffinatissime cuffie luccicanti e i lunghi bocchini da sigaretta, il Proibizionismo innaffiato da fiumi di alcool illegale che fece dei gangster come Al Capone i padroni dell' America, il Jazz e il Charleston che stravolsero ogni concetto di musica fino ad allora prodotta dall'uomo, le automobili infinite lucide come scarpe da smoking e guarnite dai candidi copertoni bianche delle ruote…

Un ventennio di estremi incredibili che ha fatto il 900 come lo conosciamo e come ancora oggi lo viviamo, tra crisi economiche rigidissime e un inguaribile bisogno di lusso e divertimento.

Chi scrive ha la netta impressione che siamo vicini al nostro disastroso '29 e che ci attenda una lunga dieta dimagrante (al momento senza un Roosevelt e un New Deal peraltro…), ma che tutti ci illudiamo di poter vivere in un perenne ruggente decennio di divertimento, balli, eccessi e spensierate raffinatezze…

Sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano

Docente di archivistica all'Università degli studi di Milano

 

Francesco Martelli


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