16 agosto 2024

Giuseppe Verdi dimenticato: in rovina i ricordi e le memorie del grande Maestro

Tempi duri per il Maestro Verdi: prima la chiusura del suo ospedale, poi il crollo del tetto del santuario di Madonna dei Prati, dove il piccolo Peppino trovò le prime note nella spinetta di don Paolo Costa; ancora: lo sfratto dalla sua casa, quella Villa Sant’Agata che Riccardo Muti chiama la ventottesima opera verdiana, ma non basta. Proprio l’ospedale di Villanova sull’Arda è stato oggetto in questi ultimi giorni di un nuovo sfregio: il furto del busto in bronzo del Maestro che stava di fronte all’antico portale d’ingresso (leggi qui l'articolo di Cremonasera). Nuovo sfregio perché, ancor prima che l’ospedale, trasformato in unità spinale di eccellenza, venisse chiuso e trasferito armi e bagagli in quel di Fiorenzuola d’Arda, anche la dicitura «Ospedale Giuseppe Verdi» era caduta a pezzi e, nonostante l’associazione culturale «Verdissime.com» si fosse offerta di restaurarla a proprie spese, l’Azienda Ausl di Piacenza aveva opposto un cortese ma fermo diniego, affermando che avrebbero provveduto direttamente alla sistemazione. Cosa che avvenne, ma con uno striscione in tela plastificata. E dire che, quando il Cigno annunciò di voler costruire quell’ospedale, si alzarono all’unisono voci ammirate che dicevano: «Quale beneficenza immensa, mondiale Ella esercita con una sua opera! Quante migliaia di persone trovano pane assicurato per anni parecchi!... e quale ricchezza Ella può slanciare in mezzo a tanta miseria!». E che dire dell’inaugurazione stessa del nosocomio, il 5 novembre 1888 che il medesimo Verdi volle così: «L’inaugurazione, come la bramo io, è la seguente. Consisterà nell’ammissione dei primi dodici infermi. E basta. Non si convengono inutili cerimonie per un luogo di dolore». Quanto abbiamo da imparare da questo genio, della musica e della vita, dalla sue generosità e dalla sua bontà, senza dimenticare, però, che. Il Maestro, è anche famoso per il «Si, vendetta, tremenda vendetta!»: può essere d’aiuto questa lettera della Strepponi: «[…] grazie dell’avvertimento su quanto riguarda l’andamento dell’Ospedale […] Nel dubbio però Verdi prenderà tutte le misure per conoscere la verità e mettervi riparo qualora in questa diceria vi fosse qualche cosa di fondato e non fossero solo dicerie di sfaccendati o maligni, che in ogni opera, per quanto buona e santa, cercano di infiltrarvi il loro veleno». Questo vale per i furfanti che hanno rubato il busto di bronzo, ma anche per chi ritarda tanto nella costruzione del centro paralimpico accanto all’ospedale «Verdi» e nella definizione delle sorti di Villa Sant’Agata. Una riflessione, a questo punto, sorge spontanea: ma se Giuseppe Verdi fosse nato in Austria? O in Svizzera? O in Francia?

 

 

Egidio Bandini


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commenti


Giampietro

16 agosto 2024 14:03

Quanta verità in questo articolo. Quante altre mancanze e dimenticanze (per non usare altre parole) sarebbero da elencare.

Leone

19 agosto 2024 10:57

Che vergogna!