17 agosto 2025

I piccoli borghi muoiono, fondi per i piccoli negozi ma arrivano supermercati e biometano. Mettetevi d'accordo

Alla fine abbiamo rinunciato allo sviluppo del territorio della bassa: dove tra biometano e discount che spuntano, aree artigianali che si spopolano e ciclabili abbandonate a se stesse, la percezione di essere in una periferia vasta e desolata cresce sempre di più. Dal deserto produttivo al nuovo latifondismo industriale, la bassa si avvia verso un cambio di fisionomia drastico e irreversibile.

“Nuova impresa - piccoli comuni e frazioni”: si chiama così il nuovo bando da 5,5 milioni di euro messo sul tavolo da Regione Lombardia per incentivare la nascita di nuovi negozi di generi alimentari nei piccoli comuni e nelle frazioni. Evviva, evviva! Ah,no… una settimana dopo arriva la notizia che a Sospiro entro pochi mesi aprirà un nuovo supermercato nell’area dismessa dell’ex deposito di cereali. Si vocifera che sarà un discount della catena In’s, la stessa che ha aperto lo scorso anno a Cicognolo.

Dunque? Bye bye nuova impresa e bye bye anche le (poche e ormai rare) attività che sopravvivono sul territorio: da Sospiro a Pieve San Giacomo, da Cella Dati a Cingia de’ Botti e San Daniele Po o Pieve d’Olmi. “Eh, ma ce n’era bisogno -dice qualcuno- da San Giovanni in Croce a Cremona non c’è nemmeno un supermercato!”. Infatti la gente era affranta perché non sapeva dove trovare il pane per i figli. 

Che poi non è del tutto sbagliato, ma non è che la sciura Maria non sapesse dove andare a fare spesa perchè mancava il supermercato, badate bene, perchè fino ad una ventina di anni fa in ogni paese, paesino e financo frazione, si trovavano senza problemi le ‘botteghe’, che vendevano pane, generi alimentari e prodotti di prima necessità, formando un tessuto economico e anche sociale di grandissimo rilievo per la vita dei paesi stessi.

Ma poi, business is business o, per dirla alla latina, mors tua, vita mea e quindi oggi le botteghe chiudono e fioriscono discount e hard discount con prezzi che non temono la concorrenza (possiamo dire lo stesso della qualità?), attirando acquirenti a basso reddito che, evidentemente, non mancano sul territorio della bassa dove è ben noto che la richiesta di manodopera non qualificata (e poco retribuita) va per la maggiore, allontanando sempre di più anche l’idea di un’area vasta cremonese su un tessuto socio-economico così fragile e frazionato.

E che dire delle aree industriali e artigianali? Visto che si citava San Giovanni in Croce, è sempre interessante farsi un giro nell’area artigianale di S. Giovanni e Solarolo, dove le aziende attive si contano sulle dita di una mano, mentre restano i capannoni vuoti come memento mori. Al contrario però, non è difficile trovare impianti a biometano o parchi fotovoltaici ben più estesi delle vecchie aree artigianali, con la sola differenza che il rapporto di personale impiegato probabilmente è di 1 a 1000.

Vogliamo poi parlare della valorizzazione del territorio e della cultura? Mica fuffa, santo cielo: mai sentito parlare di turismo lento, turismo delle radici? Il cicloturismo è diventato un trend importante e allora qui nella bassa che si fa? Lavoriamo sulle piste ciclabili. Poi però fatevi un giro sulla Ciclabile della Postumia o sulla VenTo dalle parti di Sommo con Porto o Isola Pescaroli, ma attenti all’erba che invade la carreggiata, allo strato di foglie sul fondo e anche ai trattori. Scusa? Sì, hai capito bene, perchè alcuni tratti di ciclabile sono in comune con le vie di accesso ai campi. Certo, ci sono poi anche mille altre strade bianche di una bellezza mozzafiato, che attraversano la campagna tra i pochi alberi rimasti e i fossi con l’acqua e le bellissime fioriture delle diverse erbe spontanee o degli alberi, scenari davvero meravigliosi per chi ama la campagna e la bicicletta. Ma poi, tra una cascina e una riva di gelsi, ecco che spunta l’immancabile cantiere del biometano con annessi e connessi. Vabbè, inseriremo anche le visite ai ‘cupoloni’ padani tra le attrazioni da non perdere. 

Signori alla regìa, un appello: mettetevi d’accordo per cortesia sulla linea da seguire per questa fetta di territorio, se no buttate via quello che è il vero valore di questa terra, la sua storia e le sue potenzialità. La bassa non è una vacca da mungere fino all’ultima pertica di terra o da svendere fino all’ultimo centimetro di suolo ancora verde.

Michela Garatti


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti


Daniro

18 agosto 2025 08:29

Il problema è che non c'è nessuna regia ma solo distribuzione a pioggia di contributi e incentivi senza alcun progetto di territorio. I soliti noti si pigliano i fondi e tanti saluti. Prevalgono iniziative mal progettate e peggio eseguite cominciate e non finite: ma chi dovrebbe transitare sulla Vento? La pista è sull'argine che d'estate è un deserto. Le strade alzaie un tempo ombreggiate, quelle rimaste, non fanno parte dei percorsi. Il fiume Po lo si può solo immaginare e se ci si arriva per caso su qualche capezzagna scampata al ridisegno fondiario che ha cancellato anche tutte le siepi, ci si perde tra pioppeti industriali, campi sterminati di mais, cascine abbandonate o allevamenti superintensivi dove la campagna intorno sembra rasa al suolo. E siamo sul maggiore fiume italiano che dovrebbe essere un corridoio di biodiversità ma in realtà è un canalone a cui sono state sottratte le golene con boschi, zone umide, lanche e bodri. Restano per fortuna i borghi storici e centri d'arte e cultura ma che non sono stati collegati con altrettante ciclabili degne di questa qualifica. Segnaletica nemmeno a parlarne e se c'è è soffocata dalle erbacce. Però fa piacere sapere che tra tanto squallore magari i cicloturisti troveranno un fornaio!

roberto

19 agosto 2025 18:20

Quanto costa un etto di prosciutto cotto in una piccola bottega?...e quanto in un supermercato? stessa marca eh quella tanto amata dai cremonesi, la questione sta tutta lì

marco

20 agosto 2025 13:24

Concordo in toto.
Alla fine quello che fa' pendere l'ago della bilancia dalla parte dei centri commerciali sono le possibilità economiche di una famiglia.
Basta continuare con la solita manfrina.....aumentate pure gli stipendi ma non aumentate tasse e non obbligate a rivolgersi al privato per la salute.
ma credo che in ogni caso vinceranno sempre a mani basse.

Giovanni

20 agosto 2025 19:16

Una domanda a Michela Garatti: non pensa che questo bando da 5,5 milioni di euro ideato dai nostri politici burocrati arruffoni sia uno spreco di denaro pubblico? Che senso ha finanziare negozi di generi alimentari quando si sa benissimo che non può esserci un bacino di clienti? Chi parteciperà al bando avrà un contributo per l'attrezzatura ma ovviamente dopo un anno o due sarà costretto a chiudere perchè non può reggere la concorrenza dei supermercati o degli iperstore! Quindi il risultato sarà aver finanziato delle aperture di nuovi negozi di cui già si sa che abbasseranno a breve la saracinesca. Non ci vuole un esperto in business plan per capirlo! Non è forse tutta una presa per i fondelli?

Michela

21 agosto 2025 09:22

In realtà ho già risposto alla domanda nell'editoriale... già dal titolo

Manuel

20 agosto 2025 22:28

Presto detto: misura di generale vacuità propagandistica.
Per qualche piccola realtà isolata, consolidata, invero, potrebbe aiutare.
5500000 €€ distribuiti ai comuni lombardi (sottolineo comuni lombardi) porterebbe all’Interno i confini comunali circa 3600 €€. Considerato che il bonus dovrebbe risultare destinato ai piccoli comuni (<5000 abitanti, circa i due terzi il totale), la somma salirebbe a 5500 €€. C’è poi da sperare non vi siano più richieste (potenziali attività imprenditoriali) per comune, altrimenti la cifra si abbasserebbe.
I commenti che mi hanno preceduto hanno già ben analizzato l’iniziativa, inutile ripetersi.
Spero almeno che il bando preveda l’erogazione a fronte di spese di insediamento, ristrutturazione, adeguamento i locali, già sostenute (confidiamo pure qui le banche siano avvedute), altrimenti temo l’emergere di personaggi “pittoreschi”, che col lavoro poco hanno a che spartire.