Quando il "tu devi" soffoca il "sei amato"
Senza l’amore la fedeltà sarebbe solo un pesante macigno, il sacrificio un assurdo orizzonte, l’impegno una stupida illusione, Dio un esigente tiranno. L’amore, pur imperfetto, pur inquinato dall’egoismo e dal narcisismo, resta l’unico motivo valido per vivere. L’amore è ciò che da senso, spessore, colore alla vita. È l’energia che riempie il cuore, che consegna all’uomo quel senso di completezza, di pienezza. Solo l’amore permette di affrontare, senza impazzire, il dolore o le tante pesanti contrarietà del quotidiano.
Si capisce subito se una persona è immersa nell’amore oppure ne è solo sfiorata. Lo si vede dalla luce nei suoi occhi, dalla celerità dei movimenti, dalla capacità di mettersi in gioco, dall’attenzione che mette dinanzi ai problemi degli altri, dall’empatia con il prossimo, dallo stupore che prova di fronte al mondo e alle sue meraviglie. Quando si ama non c’è spazio per la pigrizia, il tentennamento, il sospetto, l’indifferenza, la volgarità, l’irresponsabilità, il disincanto.
Anche in ambito religioso l’amore è una dimensione essenziale! Senza di essa la fede scadrebbe in un triste anestetico della coscienza, in un mero formalismo dove c’è che conta è eseguire alla lettera dei comandi, in un’ideologia che inevitabilmente scade nel fanatismo e nell’integralismo.
In tempi passati l’esperienza cristiana è stata spesso presentata come una morale, un insieme di leggi e prescrizioni che acquietavano l’ira di Dio e permettevano di “guadagnare” il Paradiso. Per molti, il primo impatto con Cristo è stato solo una serie di “no” che hanno reso la loro vita più tetra, più soffocante, quasi intollerabile. E non pochi, di fronte ad uno schema così rigido, senza una prospettiva di convenienza per la propria esistenza, sono fuggiti a gambe levate alla ricerca di una boccata di aria fresca. I sapienti teologi sintetizzerebbero: “L’imperativo morale precede il presente di salvezza” ovvero il “tuo devi” soffoca il “sei amato”. Il problema è che una persona – giustamente – fatica a seguire delle prescrizioni, se non vede un vantaggio, un orizzonte, un motivo per cui onorarle. Perché sottopormi ad una terapia pesante, dispendiosa e invasiva se nessuno mi spiega la gravità della malattia che mi ha colpito?
Gesù, che conosce perfettamente il cuore dell’uomo, è conscio che o si parte dall’amore o non si costruisce nulla! Perché dove c’è amore, c’è libertà, partecipazione, passione, entusiasmo, consapevolezza.
Si può costruire anche sulla paura, ma è un fondamento che non dura, che resta alla superficie, che non scava nell’intimo dell’uomo. Dalla paura si cerca di fuggire, sempre!
Ecco perché Gesù nel Vangelo di oggi afferma con convinzione: “Se uno mi ama, osserva la mia Parola”. Bisogna partire sempre da qui! Perché una persona segua con convinzione e caparbietà Cristo occorre che impari ad amarlo, che si lasci affascinare dalla sua persona, dai suoi gesti, dal suo stile, dai suoi discorsi. Ma come si fa? Come si può aiutare le persone ad amare Dio? Aiutandole a scoprire che loro per prime sono amate dal Signore! Che cioè il loro amore è, di fatto, una risposta grata e stupita ad un amore, quello divino, che le precede sempre, immeritatamente e gratuitamente.
Quando una persona si sente investita da tanta benevolenza, da tanta grazia, quando riconosce che qualcuno tiene tanto a lei da cercala in continuazione, quando questo amore ricevuto porta nel cuore una forza nuova, uno sguardo diverso, un cuore dilatato allora diventa normale seguire le parole, gli inviti anche i comandi dell’amante! Perché ci si fida, perché ci rende conto che quello che ci è chiesto è qualcosa di conveniente per la propria umanità e che certi “no” o certi “divieti” servono a propagare ancora di più l’amore, a sprigionarlo in maniera più forte e convinta.
I comandi di Gesù non sono delle impegnative leggi calate dall’alto, ma sono, semplicemente, la conseguenza logica di chi ha scelto di amare secondo il Vangelo. E l’amore non è una mera emozione, una vampata di passione, un sentimento intenso quanto passeggero, ma è la capacità di uscire da sé stessi, di decentrarsi, di donarsi sempre e comunque.
Se uno ama Cristo non sentirà certamente come un peso l’invito a servire i propri fratelli, a santificare le feste, ad essere sempre onesto e trasparente con gli altri, a rispettare il bene comune, ad impegnarsi per costruire un tempo di solidarietà e di pace. Tutto nasce dall’amore e tutto si trasfigura nell’amore.
Oggi la Chiesa non ha bisogno di credenti obbedienti, ma di credenti innamorati. Il resto viene da sé!
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