20 gennaio 2023

Treni soppressi, cantiere perenne in stazione. Quanto è lontana Cremona!

Pomeriggio feriale, stazione ferroviaria di Cremona. Ovvero il teatro della leggenda metropolitana epicamente divulgata dalla prodigiosa fantasia dei locali Amministratori: ecco il cantiere in cui fra marmi pregiati e meraviglie tecnologiche si sta erigendo un nuovo Partenone. Strano. In verità l’unico artigiano del Partenone incrociato in fascia oraria tipicamente lavorativa è un extracomunitario che con la destra regge il cellulare in cui animatamente bagola in astruso idioma e con la sinistra spalma calce qua e là con levantina pigrizia. Non a caso si vocifera che le sorti dell’erigendo prodigio cremonese siano affidate a manovalanza straniera che ricambia la misera paga con altrettanto misera professionalità. Tant’è che i famosi marmi pregiati, liricamente esaltati nell’oratoria prenatalizia della Giunta Galimberti, avrebbero già subito svariati danni ben prima che l’usura del tempo faccia il suo corso. A proposito: a quando il varo del famoso ascensore da due o tre anni dato per imminente? Mistero. Se si ha l’impudenza di chiederne le sorti alle maestranze tecniche la reazione è fra lo sbalordito e l’offeso. Come osi, cremonese ficcanaso, essere tanto ardita? Paga e taci. In fondo, essere l’unica stazione del profondo Nord in cui un viaggiatore si trascina a mano il bagaglio pesante su e giù per le scale ha un suo originale fascino museale e archeologico. Fascino perfettamente adeguato al museale e archeologico isolamento ferroviario in cui la città versa.
Dal dopoguerra a oggi, convertendo una doverosa strategia di promozione del territorio in scientifica pianificazione di Caporetto ferroviaria, abbiamo perso una tale quantità di treni, occasioni e collegamenti che il ripetuto invito ambientalista all’utilizzo del trasporto pubblico ha il sapore di irricevibile beffa. Qualche esempio: il cremonese diretto a Roma e ormai definitivamente snobbato dal Pendolino, è innaturalmente indirizzato verso nord -Brescia o Milano- mentre sensato sarebbe consentirgli di spostarsi subito verso sud offrendogli un collegamento diretto con Piacenza. Tanto più che questa intelligente città emiliana, a una quarantina di chilometri da noi, è, beata lei, ferroviariamente collegata col resto del mondo.
Nossignori. Nessun treno per Piacenza che non imponga cambi benché, potenzialmente, le condizioni siano ottimali: linea interamente elettrificata e nessun passaggio a livello. Altrettanto inspiegabile la perdita dell’unico treno diretto che in passato ci collegava con Bergamo, che vuol dire aeroporto e snodo per il turismo diretto al comparto alpino. Il viaggio assurdamente lungo impone un cambio a Treviglio ma si direbbe che gli unici miracolati dal vicino santuario di Caravaggio siano ospiti clandestini che, nemmeno lontanamente sfiorati dall’ipotesi di pagare un biglietto in cambio di un servizio, dispongono ogni ora di un diretto per Treviglio che gli consente di sbarcare dove gli pare a costo zero.
Ed eccoci alla più celebre e compianta delle Grandi Incompiute: la Freccia della Versilia. E qui si entra nel regno del Surreale.
Nominalmente infatti il collegamento resta, con relativa ora di partenza. Ma si limita alla tratta Cremona-Bergamo e viceversa. Chissà, mentre stendevano orari e fermate, i responsabili stremati dalla fatica saranno andati a bere un caffè.
Caffè parecchio ‘corretto’ a giudicare dai risultati: manca infatti il resto del percorso, nientemeno che il tratto Cremona – Pisa e viceversa.
Qualunque misericordioso tentativo di spiegare il disastro locale alla luce delle più generali criticità del modello lombardo qui non funziona. Se il modello lombardo patisce innegabili disfunzioni e scelte sbagliate, e se la società Trenord fa acqua come i famosi traversini marci della stazione di Iseo all’origine del noto deragliamento, qui si tratta di un modello cremonese che, per dirla crudamente e semplicemente, non c’è, non esiste. E nessuno si preoccupa di metterci seriamente mano. A città lombarde come Lecco, Bergamo e Brescia, Trenord garantisce nei weekend estivi collegamenti diretti con Ventimiglia e Pesaro. Cremona? A bocca asciutta come sempre. Un tempo ci collegava alla costa adriatica un diretto per Pesaro via Mantova. Poi, il nulla. Propongo pertanto ai lettori una colletta: regaliamo a chi pianifica le sorti ferroviarie di Cremona una cartina della Lombardia a dimostrazione che la città esiste ancora e non è ridotta a pura ‘espressione geografica’. L’ironia non tragga in inganno.
Il tema è drammaticamente serio. Se i collegamenti ferroviari sono segmento decisivo del progetto strategico di un territorio, qui siamo di fronte al fallimento di una classe dirigente locale che, sorda alla gravità della situazione, indisturbata procede per spartizioni clientelari, con regaloni a sé stessa e ‘Grandi Elettori’ e briciole di torta ai vassalli di rango minore. Classe dirigente lontana anni luce da quel che occorrerebbe per affrontare con qualche pur modesta possibilità di successo una sfida che, a problemi incancreniti, accumulati e interdipendenti, è ormai un’autentica quadratura del cerchio.
Ma almeno in materia sanitaria un positivo colpo di scena potrebbe invertire la rotta e far sì che le nostre sorti, a dispetto di apparenti criticità, si rivelino quanto prima più rosee del previsto. Il tutto grazie a originali intuizioni comunali di cui qualcosa già trapela. Pare infatti che sulle ceneri dell’attuale ospedale, destinato ad essere rimpiazzato da un ospedalino d’incerte funzioni e ridotta capienza, sorgerà un Parco Salute. Che meraviglia. Incredibile che l’umanità abbia impiegato millenni per arrivare a un’intuizione così felicemente risolutiva: se smonti un ospedale dai il benservito alle malattie. Già me li vedo i cartelli sagacemente postati nei civettuoli Viali della Salute: VIETATO AMMALARSI. E già che ci siamo perché non convertire anche l’attuale cimitero in un Percorso Vita e piazzarci un bel: VIETATO MORIRE? Se ridere fa buon sangue, i cremonesi anche senza ospedale sono salvi: seppellire di risate simili lampi di genio sarà un autentico elisir di lunga vita.
 
vittorianozanolli.it
Ada Ferrari


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commenti


Patrizia

20 gennaio 2023 17:16

Non posso che essere tristemente d'accordo con quanto asserito e ovviamente molto molto amareggiata quasi vergognosa di essere Lombarda nonché italiana.

Gabriella Guerini

22 gennaio 2023 07:33

È assolutamente vero e condivido quanto scritto. È una vera e propria vergogna!! Cremona città d arte ? Barzelletta . Dove sono i mezzi di trasporto? Pensiamo anche ai poveri pendolari ! E nn basterebbe questo trafiletto per commentare tutti i disagi procurati da una giunta indifferente. Mettiamo i gonfaloni !! E le torri all ingresso della città. Quelli sì che servono

Giuseppe Zagheni

22 gennaio 2023 12:47

Convengo con lei che Cremona e tutta la provincia siano considerati, o meglio, Non considerati degni di nota da chi ha amministratore la la regione in questi ultimi trent'anni. Ma prendersela con l'attuale sindaco perché il servizio ferroviario non funziona al meglio mi sembra (per così dire ) fuori tiro infatti non mi risulta che il comune possa fare tratte ferroviarie a piacimento. Se invece vuol dire che il sindaco debba "sbattersi " per perorare la causa ferroviaria ,potrebbe avere qualche ragione, ma in questi trent'anni si sono avvicendate amministrazioni di vario colore, alcune anche in sintonia con la giunta regionale, ma a quanto pare non si è cavato un ragno dal buco. In questo sistema politico la nostra provincia non è appetibile perché non porta voti ,quindi è preferibile che venga smembrata in vari tronconi in modo da portare voti in certi comparti e così garantendo le consorterie. È solo un'ipotesi, ma potrebbe essere più vicina di quanto si crede si se si continua a non pensare ad obbiettivi comuni.

Ada Ferrari

22 gennaio 2023 16:02

Infatti mi sono esplicitamente riferita a ritardi e sconfitte in materia di collegamenti ferroviari accumulati dal secondo dopoguerra. Ovvio che imputarli a una sola parte politica o addirittura a una singola Amministrazione è una semplificazione in ogni senso scorretta. Ritengo tuttavia che a fronte di questo disastro palese i toni trionfalistici ultimamente usati persino per inaugurare un banale sottopasso ferroviario proprio siano fuori luogo specie agli occhi dei tanti che quotidianamente subiscono disagi indegni di un paese civile.

Danilo Codazzi

26 gennaio 2023 19:53

Egregia Dottoressa, ben arrivata nel club di chi si è accorto OGGI dei disservizi che, viaggiatori come me dal 1979 hanno diligentemente annotato e segnalato sistematicamente a chi di dovere . Nei decenni, non ho mai visto Lei e neanche infervorati rappresentanti di Categoria Cremonesi alle numerose riunioni con Ferrovie dello Stato prima, RFI poi, con Regione Lombardia ,e Capistazione che si sono succedute per ottenere puntualità , pulizia, raddoppi di binari e orari nelle fermate . Sono disponibile a vuotare parecchi documenti al riguardo . Ma voglio omaggiarla ed anticiparle oggi ciò che succederà in futuro quando partiranno i lavori di raddoppio del binario sulla Cremona - Codogno, dove non si passerà ed i treni dovranno cercare il percorso alternativo via Treviglio a binario unico, sovraccaricando una linea già deficitaria. Ma tanto avevamo già raccolto le firme dei viaggiatori per raddoppiare il binario Cremona- Olmeneta ( via Brescia e Treviglio) , con il risultato che governo PRODI aveva stanziato i fondi per lo studio di fattibilità. Ma fuori PRODI ,chi se ne frega dell'utilità di raddoppiare il binario unico da Cremona ad Olmeneta che sarebbe molto utile per andare e tornare prima a Crema, Bergamo, Brescia e domani per dirottare i treni per Milano. Se lo annoti, e non arriverà lunga nella critica , e potrà arrivare in tempo. Cordiali saluti.