26 novembre 2025

Ho in testa i tortelli di zucca dèl casalàsch (incòo gòo in dèla söca i turteì dè söca: i blisgón)

Paste ripiene a Cremona? Millanta. Solo per quanto riguarda quelli "dolci" non se ne trovano uguali pur girando di paese in paese (provandoli tutti, aumentano il giro vita e da vescuadìin, dè giradùur èn sòo vèrgùta).

I tortelli di zucca, tipici e immancabili la sera della vigilia sul desco della Bassa, come il presepe (un tempo) e non l'albero di Natale (poche palle!) in territorio casalasco* si chiamano blisgón** da blisgàa: scivolare (liscàa) ovvero sdrucciolare sul ghiaccio, nel senso che scivolano in gola che è un piacere.

*casalasco: il territorio cremonese (stiamo parlando di cucina del territorio, na vòolta la sé ciàmàava nustràana) è lungo 120 km (Roncadello / Spino d'Adda) e stretto solo 13 km (Cremona / Robecco d'Oglio) dai confini liquescienti con altre 7 province, quindi permeabile e sensibile alle influenze, dato che non ha fatto il vaccino antinfluenzale.

Grosso modo è scisso in Cremasco, Cremonese, Casalasco, in modo minuto andrebbero rimarcati pure il Pandinasco, il Regonasco (sia quello targato Adda & Po che l'altro all'Oglio). 

Mai pensato che Cremona provincia, tutta circondata dall'acqua, è un'isola?

Io sì e la preferisco circondata dal vino.

Amo essere alluvionato.

**blisgòn: la traduzione similcircamenoquasilmente letterale, in un menù da m@sterchef aspirante al firmamento Misclèn, potrebbe essere scivoloni o sdrucciolotti "bris'ciati" su una distesa di burro e nevicata di grana con vista panoramica sull'Alto Adipe.

La mia è una vita di passione; di passione per la buona tavola, per l'ancor più buona cantina, per il dolce far niente (che riesco a fare anche salato) e per gli amici disgraziati patentati, inaffidabili e bisbocciatori ineguagliabili.

E' una malattia cronica, duratura, inguaribile, trasmettibile e galoppante; quindi ip(p)ocondriaca. Non una di quelle malattie che arrivano a cavallo e se ne vanno a piedi (tra parentesi per me, asino, è arrivata a cavallo per restare in famiglia). Questa è una malattia che rimane, i suoi germi hanno fissa dimora in me e stiamo assieme che è una bellezza.

A causa di ciò, la mia vita di passione è anche larga; ho atteso di dover fare un passo avanti per abbottonarmi la camicia e poi mi son messo a dieta. Stare lontano dalla mia passione non se ne parla neanche, così ne scrivo (e poi la prima regola per dimagrire è ingrassare, altrimenti perchè dimagrire?).

Oggi scrivo una delle mie fesserie, ribaldamente scritte con grande non serietà, al Direttore che volendomi pubblicare, è ignaro di quel che gli sta capitando.

Se fosse un articolo serio (ma un non è un articolo serio, è un articolo indeterminato) mi direbbe che manca la ricetta*, ma non è mia abitudine andare ai concerti e chiedere lo spartito per poi suonare a casa. Non so suonare, ma sono suonato.

Il Direttore, continua a non garantire, a quel che scrivo, un avvenire radioso nella pattumiera, pur, in cuor suo, riservandomene una tutta per me. Non ho fretta: mi ci butterà.

*ricetta: a spanne potrebbero coabitare, pacificamente, nei blisgón e tortelli, zucca, grana, uova e fine della pace. Conflittualmente altro che Ucraina: amaretti, mostarda (liti furibonde su quale) noce moscata, scorza di limone, spezie impercettibili, nonnulla di polvere di caffè e tante altre X secretate

Condimento? Altra guerra: burro fuso e grana o burro cotto con salvia e formaggio come da tradizione**, col soffritto e conserva di pomodoro, col sugo di salamella, con sopra la zucca fritta (foto documentale comprovante veridicità) o l'amaretto sbriciolato o la sapa*** oppure, sic et simpliciter, con la loro acqua di cottura e glugluata di lambrusco, ovvero il bevèer in vìin o sorbìr, in dèla scùdéla ma cun dentèer i turtéi dé söca o i blisgón (che sono un po' più cicciottelli dei tortelli, foto al riguardo)

**tradizione: alimentare il fuoco affinchè non si spenga.

***Sapa, mosto cotto, impropriamente vincotto. Sapa, unico dolcificante conosciuto dall'uomo -homo sapiens- assieme al miele, in epoche dove il diabete non aveva libera circolazione e quando non si tiravano la sapa sui piedi.

Una volta venni invitato ad una blisgònfest, come "Gentile giornalista": ebbero modo di ricredersi, come chi sta temerariamente leggendo su entrambi i termini.

Giornata di nebbia, il feddo condensa l'afflato del fiume e lo fa nebbia, splendido grigiore, davanti al Po. 

Quel che scorre, dovrebbe essere pinot grigio, ma -purtroppo- non lo è. Il lambrusco sopperisce ottimamente e abbondantemente.

Resoconto con inizio dei morsi scritto in Morse.

Giuntomi invito cena presentazione leccorniose delizie incorniciate da padanità targate Cr stop

Ingiuntomi presenziare alludendo nefasti presagi riguardo virilità con appropriata sforbiata capponante stop

Mandibole scalpitanti papille esultanti per presenza numerosi iscritti lega antianalcolica stop

Fegato rassegnato non rivolgemi parola stop

Vado obbligatoriamente volentieri causa riconoscenza dovuta alla fiducia sconsideratamente accreditatami stop

Devo, resocontarne la presentazione -lo faccio volentieri, ma anche volentoggi- in qualità di impenitente crapulone.

Imbastito su misura sartoriale dalla Pro loco Casalmaggiorense e curato dall'Apt, Azienda di promozione turistica che i nostri pir(el)loni, dopo anni di lavori propositivi e con più che positivi risultati, hanno optato per "eutanasizzarla".

La presentazione è avvenuta alla presenza del corollario d'ordinanza di autorità miste, stampa assortita, fauna varia, pregevoli bipedi feminee -sia dai lombi freschi che vintage- e infiltrati -io- a scelta.

Un plauso per i volontari volenterosi, al cui comando v'è la premiata "sartoria" di cui sopra.

Casalmaggiore è accarezzata dal Po e di questo feeling, di questa affettuosità travolgente, di questo sentimento impetuoso, di questo amore in piena, è impercettibilmente irritata per le premurose attenzioni avute nel 1951, nel 1994 e nel 2000, in quanto il suo abbraccio, le sue avances, si erano spinte troppo in là, anzi in (ac)qua.

Casalmaggiore è stata pure corteggiata, in ordine sparso, da Venezia (che si sarebbe sentita a casa nel 1951, nel 1994 e nel 2000) dagli Estensi estesesi fin qui, da Napoleone per un breve corso (miniautocompiacimento per la sagacia dello scrivente) dagli armigeri spagnuoli -che qualche libertà se la son presa, invece di darla- e dagli austriaci, che misero un po' d'ordine e vennero sfrattati in disordine risalendo le valli che avevan disceso con orgogliosa sicurezza.

Or bene -anzi or male- questa è la storia, ma passiamo, or ora, all'oro di Casalmaggiore, ovvero a "l'or màtt".

Non che l'aureo metallo abbia a che fare con la 180 o la legge Basaglia svuotamanicomi, è che il lessico eridaneo, bolla come "matt", ciò che è falso. Gongolino gli scrannisti di Montecitorio per la legge del matt in bilancio.

Casalmaggiore è legata alla bigiotteria, all'oro "matto", per via di una artigianalità un tempo in au(r)ge ed alla quale ha dedicato un originale museo. Visitarlo, con l'amata, vi darà il raro privilegio, di vedere dei bijoux (daghè n'uciàada àla foto del bijoux a forma di volpe, please) senza il timore di diventare più poveri.

Timore sempre imcombente, in presenza di una donna al cospetto dei gioielli.

Dal genio di Marcello Marchesi: "Se non ci fossero le donne, i diamanti sarebbero dei sassolini" e dal fine aforista Gervaso "Le donne sono un diavolo, senza le quali, la vita, sarebbe un inferno".

Effimeri gioielli - comunque preziosi- i piatti impunemente sgargarozzati in gioioso e breve viaggio verso sud, tra i quali -color oro- la zucca ammannita al tartufo, in uno sformato in splendida forma, ma mai quanto lo sono le zucche* servite nel wonderbra. Quella è splendida forma. V'erano anche zucche senza sale. Sono in molti a non avere il sale nella zucca.

*zucche: una (però sono appaiate) delle TTTre T 

Il tartufo -la "trifùla"- è tra le poche cose buone che, questa terra di fabbriche di nebbia, dà in autunno; i nostri vecchi sapevano scovare questi "frutti", aiutati dal fiuto di quadrupedi abilissimi nel monetizzare l'olfatto.

Quadrupedi siffatti, non ce ne sono più. Bipedi sap(p)rofit(t)i abilissimi, in odore di politica, che monetizzano più che con l'olfatto, col tatto, ce ne sono ancora.

Al ritorno, prudenzialmente ossequioso dei limiti di velocità (come fotografo trovo esose e mosse le foto dell'autovelox) e per niente rispettoso di quelli alcolici (di vino ne ho bevuto un secchio) pensavo a cosa avrei scritto. Io l'ho appena fatto e se siete arrivati fin qui, lo avete appena letto.

E buonanotte al secchio. Vuotato.

Lilluccio Bartoli


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commenti


Lilluccio Bartoli

26 novembre 2025 17:18

Mi sono arrivati questi commenti. Finora, nessun insulto...

Il filo dei tuoi pensieri è sempre molto ingarbugliato, ma leggerti è sempre uno spasso. Grande Bartoli 🚴🏻

Appetitosissimi!!! Se poi aggiungiamo gli anni di tradizioni x tutte le ricette ...che finirò di leggere entro l anno.....grazie 1000!!!!!

Non bestemmiamo chiamando fesserie queste cose serissime che fanno sognare! L’acquolina in bocca mi sta soffocando! Non so se ce la faccio ad arrivare alla fine. Mi manca proprio questa cucina che è un po’ anche di casa mia!!!

Fantastico!

I tuoi ‘fuochi d’artificio letterari’ non ci hanno per niente sorpresi ma stupendamente attratti dallo spumeggiare ridente ed arguto dellev parole e delle comparazioni immaginifiche su uno strato fortemente realistico.

“Estensi estesesi” e “un breve corso” (in riferimento a un celebre imperatore che poteva solo sognare il basket) sono degni di menzione speciale.

Donato

26 novembre 2025 17:36

Lilluccio in gran forma, stavolta aggiunge riferimenti storici, un Barbero(a) per amico. Bravissimo.

Alessandro

26 novembre 2025 18:08

….qui c’è poco da commentare e piacevolmente tanto da leggere . Onorato di conoscere personalmente l’autore. Complimenti sinceri lilluccio