1 dicembre 2025

Festeggiare oggi il Natale, fra la storia e la tradizione. Aneddoti, curiosità e riflessioni in merito alla tanto attesa festa del 25 dicembre. Il perché della ricorrenza

Il Natale, per il credente e per l’osservante delle pratiche di chiesa, è indubbiamente una festività religiosa: è il giorno che rievoca la nascita di Gesù, figlio di Dio, mandato sulla Terra a farsi uomo per salvare il genere umano e per fondare il Cristianesimo. Per un laico (o un laicista?) può essere celebrato come festa nel cuore, come festività che prescinda dal suo senso religioso? Forse sì, ma occorre dimostrarlo. Si può tentare...

Cominciamo dal nome. Natale, in origine, è un aggettivo che si riferisce alla nascita e anche dove ha luogo la nascita: giorno natale, luogo natale. L’aggettivo è diventato sostantivo, come in Leopardi: “Qual fallo mai/qual nefando eccesso/macchiom-mi anzi il natale/onde si torvo/il ciel mi fosse e di fortuna il volto?”. Presto si è nobilitato ed è venuto a significare l’epoca, addirittura il giorno in cui si celebra una festa, la Festa della nascita di Gesù. Festa, dunque. Quindi, si dice: festa di Natale, Messa di Natale, partire per il Natale, l’albero di Natale.

A proposito dell’albero, la Chiesa lo guardava con sospetto: vo-eva piuttosto conservare il presepio. Il presepio è rimasto, ma è stato sopraffatto (mi dicono) dalla consuetudine dell’albero, di origine germanica (fin dal 1605). La preminenza dell’albero (di solito l’abete), a quel che pare, è ormai una realtà diffusa in tutto il mondo, anche in Cina. Venendo meno l’albero naturale, è sorta l’industria - specie dopo la Seconda Guerra Mondiale - dell’albero artificiale. L’albero non è simbolo religioso, o meglio lo è in misura molto minore. Di solito, però, ha in cima una stella: è una stella cometa, quella che indica il luogo di nascita del “divino fanciullo” e la via ai Re Magi.

C’è, poi, il Babbo Natale, anche questo di origine celtica: personaggio leggendario cui è affidata la distribuzione di doni ai bambini durante la fatidica. Alla televisione ne abbiamo visti a centinaia, con il vestito rosso e la lunga barba bianca: il Vecchione va in giro su una slitta tirata da renne che volano per il cielo. In vari Paesi dell’Ame-ica, ma anche dell’Europa, il “personaggio” viene identificato con San Nicola, che diventa, in alcune zone, “Santa Claus”. (Non sapevo che si chiamava “albero di Natale” anche  la incastellatura, a forma di tubo, dalla quale si dipartono vari tubicini di 1 cm di diametro, posta sulla sommità del pozzo petrolifero per regolare lo sfruttamento del giacimento... Ma questo non ha importanza!).

Cominciamo ad innalzarci a livelli più elevati. La celebrazione della nascita di Gesù (“sole di giustizia”, “luce del mondo”, come lui stesso si definisce nel Vangelo di San Giovanni), il 25 dicembre, cominciò ad essere festeggiato intorno al 380, sotto l’influenza di San Giovanni Crisostomo e di San Gregorio Nazianzeno (nel 313 Costantino e Licinio emanarono l’editto di Milano, che aboliva ogni discriminazione religiosa, per cui si riconosceva piena libertà di culto ai Cristiani. Nel 380, con l’editto di Tessalonica, Teodosio proclamò il Cristianesimo religione ufficiale dell’Impero) si sovrappose alla festa pagana del solstizio d’inverno e della nascita di Mitra, identificato con il Sole (dies natalis Solis). Dal punto di vista liturgico la festa di Natale è caratterizzata dalla celebrazione di tre messe solenni: a mezzanotte, all’alba, al mattino.

La messa di mezzanotte ebbe la sua origine in Palestina dall’uso di celebrare il Natale, di notte, presso la grotta di Betlemme, ed ebbe il suo inizio a Roma, dopo il Concilio di Efeso (431), presso la Basilica di Santa Maria Maggiore. Le tre messe si divulgarono in tutto l’Occidente dopo il 1000.

Il presepe viene allestito secondo la tradizione che si attribuisce a San Francesco d’Assisi, che l’avrebbe ideato a Greccio, nel 1223. La Chiesa cristiana delle origi- ni, Tertulliano più degli altri, considerava giorno natalizio non quello della nascita, ma quello della morte terrena, perché quel giorno “si nasce all’Eternità”.

Per cercare di rendere quasi esaustiva questa nostra “ricerchina”, ricordiamo che una provincia della Repubblica Sudafricana con circa 3 milioni di abitanti si denomina Natal; il suo nome è stato dato da Vasco de Gama, che lo scoprì il giorno di Natale del 1497.

Elevandoci ancora un poco nel nostro discorso, arrivia-mo alla letteratura, dove avremmo modo di fare molte citazioni; ci limitiamo a “Gesù che ritorna” (“Jesu ue torna”), un dramma in tre atti del poeta e drammaturgo catalano Angel Guimerà (1849-1924). Personaggio del dramma è un uomo misterioso, che si può immaginare come Cristo ritornato, e che rappresenta l’amore universale.

Gesù Cristo, la sua persona, il suo messaggio e le sue prove sono in un’opera in due volumi di un gesuita, Francesco Léonce de Grand- maison (1868-1927), pubblicata a Parigi nel 1927; è un’opera con cui l’A. si propone di studiare i problemi storici relativi alla persona di Gesù. In quest’opera è raccolta in sintesi quan- to di meglio si potesse dire ai tempi dell’A. intorno alla figura di Gesù. “Gesù Cristo e il Cristianesimo” è l’opera del filosofo neokantiano Pierp Martinetti (1872-1943), in cui il rapporto fede-ragione tende a conciliarsi in una unitaria visione teoretica, pervasa da un certo afflato “mistico”, che giunge a considerare la religione come l’estremo apporto di ogni vera attività razionale e a contemplarla come l’acme stessa della ragione.

“Vergine bella che di sol vestita” è la celebre canzone dedicata alla Vergine del Petrarca, musicata dal compositore fiammingo Guillaume Dufay (1400?- 1474). Sulla stessa canzone Giovanni da Palestrina (1525-1594) compose una serie di otto pezzi a cinque voci contenuti nel primo libro dei Madrigali.

“Natale del Redentore” è un oratorio per soli coro, organo e orchestra di Lorenzo Perosi (1872-1956), eseguito per la prima volta nel Duomo di Como il 13 settembre 1899. Il motivo pastorale della prima parte si rifà al tema delle campane della nota città di Tortona, ascoltate dal Perosi la notte di Natale. Avevo cominciato questo scritto con il proposito di trattare da laico (non da laicista) questo argomento. Ho visto, però, che il progredire delle righe, che il Natale è un giorno particolare in cui lo spirito è inscindibile dal fisico, in cui il metafisico non si può separare dal concr to, in cui il fisico e l’immateriale sono riuniti insieme, come è difatti la nostra natura umana.

Gianfranco Taglietti


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