Può tornare l'incanto del Natale?
Ecco un articolo di Giorgio Bonali per "il Baule dei Ricordi" nel quale racconta di una disputa nata all'asilo se si dovesse costruire il presepio o, in nome della laicità dell'istituzione, lasciar perdere. Erano gli anni Ottanta ma l'argomento è sempre di strettissima attualità. Ecco lo scritto di Bonali.
In un mese di dicembre di circa 30 anni or sono, venni convocato con urgenza dalle maestre, per un'assemblea dei genitori di bambini che frequentavano l'asilo comunale; era ancora la felice età di questa scuola per il mio primo figlio.
L'argomento da dibattere in quella occasione, era se all'asilo si poteva continuare a parlare del Natale ai bambini e preparare con loro il presepe, o se in nome della laicità della scuola e del rispetto per le famiglie non credenti, si doveva evitare: la richiesta veniva da un genitore, mio ex compagno d'oratorio, che, durante l'assemblea, la difese con molta energia.
Fu una di quelle occasioni della mia vita, nelle quali mi accalorai, opponendomi tenacemente a questa richiesta, usando una espressione, sgorgata dal cuore, che ricordo ancora con precisione: “Guai a voler togliere ai nostri bimbi l'incanto del Natale!”
Ho ripensato al valore della parola “incanto” in questi giorni che annunciano la grande festa come prossima: ma è ancora possibile?
Oggi abbiamo saputo velocizzare tutta la nostra vita, usando gli strumenti che la tecnologia ci mette quotidianamente a disposizione, per lasciarci teoricamente più tempo per vivere: invece sembra che siamo coinvolti in un meccanismo perverso, che pretende da noi sempre di più e ci impedisce di “essere”.
Eppure, noi più anziani, possiamo ricordare i nostri Natali, pieni di fiducia in un futuro migliore e soddisfatti del poco che ci permetteva di costruire i nostri presepi di cartapesta; e non avevamo premura.
Forse non ce ne rendiamo conto, ma i nostri figli e nipoti aspettano che noi li aiutiamo a dare ancora un senso di serenità, di gioia e di pace a questi giorni di attesa e insegniamo loro, a rallentare un po' i ritmi della vita che rischiano di bruciarcela.
Loro, i giovani, hanno forse bisogno dell'esperienza che viene dal nostro passato, come noi abbiamo sicuramente bisogno degli slanci di cui sono capaci, per superare le nostre angosce.
Ed assieme possiamo abituarci a pensare il tempo del Natale non legato ai regali, la tradizione di farli a Santa Lucia riusciva e riesce ad allontanare questo rischio, ma come tempo di attesa per la Nascita.
Dobbiamo essere come le donne in attesa: non hanno premura, sanno aspettare che i tempi decisi dalla natura maturino, per gioire poi profondamente guardando il frutto dell'amore.
Cerchiamo anche noi di non avere premura: prepariamoci alla Nascita, cercando di ritrovarne l'intimo incanto.
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