L’iconografia di Santa Lucia nelle Chiese di Cremona. Un’antica tradizione che lega la città del Torrazzo alla Sicilia
Gianfranco Taglietti ci guida alla ricerca dei quadri e delle statue dedicate a Santa Lucia nelle chiese di Cremona.
Non sarà certo inutile che una volta o l'altra si dedichi qualche tempo a studiare i rapporti tra Cremona e la Sicilia, di cui le due Sante, Agata e Lucia, sono indubbiamente esemplari di un rapporto non superficiale fra due regioni assai lontane, specie se si pensa al Medio Evo.
Comunque, è un dato ben evidente che tali rapporti dovettero esserci. Tra le due Sante ci fu anche - secondo la tradizione - una conoscenza... diretta.
Lucia infatti era una fanciulla di illustre famiglia siracusana, promessa sposa ad un pagano. Per ottenere la guarigione della madre, ella fece voto di castità, rifiutò il matrimonio e andò a pregare sulla tomba di Sant'Agata, a Catania.
Come si sa, ella - denunciata come “cristiana” dal promesso sposo - fu sottoposta a tormenti e uccisa di spada, o di pugnale. Secondo la leggenda, si sarebbe strappata gli occhi e li avrebbe mandati all'innamorato deluso e, nelle raffigurazioni, ella regge su un piatto (o in una coppa o addirittura sul palmo di una mano) i suoi occhi. C'è da dire che sia Sant'Agata, sia Santa Lucia sono nominate nel canone della messa, il che spiegherebbe la rinomanza del loro nome e la pietà per il loro martirio in tutto quanto il mondo cattolico.
Santa Lucia è raffigurata spesso nelle pale d'altare, sia con altri Santi, sia come figura isolata. Sono famosi il ciclo di affreschi di Altichiero nell'oratorio di San Giorgio, a Padova, e la tavoletta di Antonio Vivarini con la scena del martirio, conservata nell'Accademia Carrara di Bergamo.
Anche a Cremona le raffigurazioni iconografiche della Santa sono presenti in varie chiese della città. Cominciamo con la bella Chiesa a tre navate, a lei dedicata, tra le più antiche della città (per la sua edificazione si fa il nome della regina Teodolinda, vedova di Agilulfo, dopo la distruzione della città, ope- rata dal marito). Nella Chiesa la pala dell'altare maggiore è opera di Angelo Massarotti e rappresenta la Comunione della Santa in fin di vita, con il pugnale conficcato in gola. Inoltre, in un altare della navata sinistra si venera un simulacro ligneo policromo della Martire, attribuito a Giacomo Bertesi, ma la Santa è raffigurata anche in un affresco della volta della navata centrale.
Trovo la notizia che nella Chiesa si custodisce anche una piccola reliquia della Santa, sulla quale una targhetta porta la scritta: Ex carne S. Luciae V. M.
Anche nel nostro Duomo, in una nicchia, sormontata da un piccolo quadro raffigurante l'apparizione di Sant'Agata alla Martire siracusana, è custodito un si- mulacro marmoreo di Santa Lucia. Nella navata centrale della Chiesa di Sant'Agata si conserva pure una statua di Santa Lucia, mentre in San Pietro al Po è dedicato alla Santa un altare con una grande tela di Gervasio Gatti, detto il Sojaro, raffigurante la Santa trascinata da buoi .
Si può ricordare che la caserma dei Carabinieri di Cremona è intitolata proprio a Santa Lucia. La denominazione vuole ricordare la battaglia combattuta a Verona nel borgo Santa Lucia il 6 maggio 1848 da tre squadroni dei Carabinieri per la liberazione dagli Austriaci.
E' significativo che alcune di queste notizie siano state raccolte da uno studente siracusano frequentante la facoltà di Musicologia a Cremona, Carlo Fatuzzo, e pubblicate sul semestrale siracusano “Con Lucia a Cristo”.
Gianfranco Taglietti
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Ed ecco una poesia in dialetto cremonese dedicata alla tradizione della Santa dei regali
Nòt de Sàanta Lüsìa (con tanta nostalgia...)
Nòt vàalta,
nòt de Sàanta Lüsìa:
quàanti insóni
in de töte le cà,
in de la nòt püsèe lóonga
che ghe sìa!
Adès, bèle a lét,
el và el me penséer
a chél che gh’è stàt,
a ‘n tèemp uramàai luntàan,
quàant àanca mé
spetàavi dumàan...!
per vèder tàanti bumbòon e beléen
che me purtàavi après a ‘l letéen!
Cùma j éera dùuls alùura i bumbòon
che i se mangiàava nùma
in pòoche ucaziòon...!
Cuma vurarès amò sentìite vezéen,
màma,
per ütàame a dèerver i pachetéen...!
Oh, se pudès
sentìime strèenzer da tè
amò na vòolta cuzé..., cuzé!
Sèenter amò ‘l to prüföm delicàat...,
truàame amò na vòolta
a fàame basàa
cùma quàant, picinìna, mé
me fìivi cuculàa....!
Che dezidéeri stanòt gh’òo de tè!
Intàant che i me pütéi
i spéta el gran dé,
in de la nòt
püsèe lóonga che ghe sìa,
me pàar de sèenter amò la to vùus
che me nìna....
cùma na vòolta, per Sàanta Lüsìa!
Franca Piazzi Zellioli
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