6 gennaio 2024

La Befana cremonese non riempie le calze ma "raccoglie i denti da latte caduti ai bambini"

Questo pezzo è stato scritto dal professor Taglietti nel 2007. Ricorda come l'Epifania o meglio la festa della Befana non abbia mai significato nel cremonese la vecchietta che porta i doni. E' sempre stata una festa prettamente religiosa e, in passato, era il giorno delle questue dei mendicanti che cantavano speciali cantilene alle porte. Molti anche i proverbi popolari legati all'Epifania: "Per la Pifània el sàalt de 'na cagna", cioè per l'Epifania le giornate si allungano oppure "L'Epifania töte le féeste la pòorta via" quindi è finito il periodo delle feste (Natale, Capodanno e, appunto, l' Epifania). Riproponiamo questo scritto di Taglietti ai lettori di Cremonasera.
 
A me sembra che la Befana, come dispensatrice di dolciumi e giocattoli, a Cremona sia poco... indaffarata. La simpatica vecchietta, che gira il mondo a cavallo di una scopa volante, lasciando regalucci ai bambini, è oggi assai meno importante di Santa Lucia. I bambini dovrebbero attaccare una calza al camino (che però manca in quasi tutte le case) o appenderla alla maniglia di una finestra, anche se questo non mi pare altrettanto significativo.

Pare inoltre che la Befana abbia ormai sostituito Santa Apollonia, come “raccoglitrice” dei dentini da latte caduti ai più piccoli. Una volta, in tutte le case, alla sera (come narra Luciano Dacquati nel suo “Ròbe de 'na vòolta”) si metteva nel camino il capo-dono (detto "delle giovani"), non diversamente dalla Vigilia di Natale. Ma l'usanza è ormai andata perduta da molti anni. 

Come festa religiosa, l'Epifania (voce dotta che deriva dal greco,  che signbifica apparizione/presentazione”) celebra la prima manifestazione di Gesù, avvenuta davanti ai Re Magi nella grotta di Betlemme.

In alcune località, specie nelle zone della provincia prossime al mantovano, c’era l’usanza di accendere falò beneauguranti ed anche si “bruciava la vecchia”. Un’ultima annotazione storica riguardante l’Epifania: nel 1234 l’inverno fu uno dei più rigidi della nostra storia. Proprio il 6 gennaio cominciò la glaciazione del Po, che sarebbe durata (figuratevi!) fino al 5 febbraio, giorno della Festa di Sant’Agata! Le carrette, cariche di mercanzia, andavano da Cremona a Venezia sopra il ghiaccio, né vi era “huomo vivente che si ricordasse d’aver mai sentito così orribile freddo”.

Gianfranco Taglietti


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