Come eravamo: la prima volta di Celentano in sala d'incisione. I ricordi di Gian Paloschi
Gian Paloschi, giornalista cremonese di lungo corso, autore di monografie e della trilogia "Cremonesi così", "Incontri cremonesi" e "Cremonesi e dintorni" in gioventù ha fatto parte, come cantante e batterista, di complessi musicali. Da quella esperienza è nato il volume "Quelli eran giorni" con storie di orchestre, canzoni e musicisti nella Cremona degli anni Cinquanta e Sessanta. In giro per l'Italia con il suo gruppo "I Vichinghi", Gian Paloschi incontrò molti protagonisti della musica e della vita notturna di quegli anni. A Cremonasera ha affidato i suoi ricordi.
Mi trovavo in un grande studio di registrazione, a Milano, alla fine degli anni Cinquanta. Dovevo incidere la lacca di una canzone con la musica del maestro Fabor e il testo mio, in inglese. Il titolo era Once upon a time (quello famoso arriverà anni dopo).
Accanto a me c'era un giovane di bell'aspetto, completo grigio con cravatta. Mi disse. "Guarda che tocca a te": infatti si accese la luce rossa e io entrai. Terminata l'esecuzione, all'uscita ritrovai il giovane che mi fece i complimenti: "uè, ma tu canti bene, in inglese perfetto". E tu no? "Io faccio un po' come mi viene, improvviso. A proposito: tu sei di Cremona. Siccome il disco che sto per registrare uscirà fra poco, tu gira nella tua bella città gridando: Ce-len-tano. Ce-len -ta-no. Vedrai che mi porterai fortuna!"
E così, un po' di giorni dopo, guardando la televisione con amici lo indicai e dissi :"Guardate, è lui. Celentano, il ragazzo che ho conosciuto pochi giorni fa a Milano". Stentai un po' a riconoscerlo: il bel completo grigio con cravatta era sparito. Aveva lasciato il posto a pantaloni larghi e camicia sbrindellata.
Cantava, si dimenava in un rock sfrenato mandando la gente in visibilio. Seguirono lunghi appalusi col pubblico tutto in piedi. E fu proprio quella sera che in Italia nacque il Molleggiato.
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