10 maggio 2023

Quel rito collettivo del cinema anni Cinquanta, tra nuvole di fumo e commenti: "Ciàpel", mòlela"

Si fa presto a dire cinema, nel senso di sala cinematografica. Ma vogliamo parlare di oggi o degli anni '50? Perchè esiste una grande differenza che vorrei provare a rappresentare avendo vissuto entrambe le epoche. 

Partiamo da oggi. Si va al CREMONAPO dove si trovano molte sale: belle, comode, nuove, silenziose e, soprattutto, senza quelle nubi di fumo che un tempo, creavamo noi con le nostre sigarette "Nazionali"

Davanti alla sala c'è un confortevole punto di ristoro dove si possono acquistare bibite, snack e gli imprescindibili pop corn. Poi si entra, ci si accomoda su confortevoli poltrone, davanti a un grande schermo con impianti stereo che ti fanno piacevolmente entrare subito nel film. Che ti godi in santa pace, senza disturbi.

Oggi, quindi, andare al cinema è un evento tranquillo e confortevole: tutto ok.

Ma com'era negli anni 50? (e anche oltre). Quali le differenze? Partiamo dai locali che c'erano in città.

Ecco il Supercinema, l'Italia, il Roxy (una volta Littorio, poi Enic e , infine, Sala Tognazzi), il Corso, il Padus. Per un certo periodo furono utilizzati anche il Teatro Ponchielli , il Filo (anche tutt'ora) e il Politeama Verdi. C'erano poi sale all'aperto fra cui primeggiava L' Arena Giardino (che funziona ancora d'estate ma al Parco Tognazzi). Allora, si sa, non imperavano le TV, Netflix, Prime e altre piattaforme nè i videogichi, e neppure tante altre conquiste tecologiche. Tutte novità che ci hanno allontanato sempre di più dalle nostrie vecchie "sale"; costrette poi a chiudere l'una dopo l'altra. 

Messi ko dalla TV, i gestori dei cinema furono perfino costretti, per non perdere clienti, a escogitare una trovata. intelligente. Sistemarono in sala un grande televisore affinchè gli spettatori, al giovedì, non perdessero "Lascia o raddoppia", la follia collettiva del momento portata in Italia da Mike Bongiorno.

E tuttavia, nonostante tutto, andare al Cinema era ancora un rito sociale cui aderiva, con gioia, la gran parte dei cremonesi. 

Ma ecco venuto il momento di entrare in una di queste sale degli anni 50. Nell'atrio mi accoglie una cassiera, spesso infreddolita e silenziosa,che, gentilmente, mi porge il biglietto; poi passo dal portiere che lo strappa e mi fa entrare. La cortina di fumo che aleggia mi impedisce quasi di abituare gli occhi all'oscurità, ma io procedo, mentre un giovane, con una piccola torcia, mi aiuta a trovare il posto. Più in là due coppiette che si baciano e, accanto a me, una famigliola al completo con i bambini che sgranocchiano rumorosi pop corn.

Il film, a colori, è avventuroso e abbastanza brillante ,tanto da suscitare spesso i commenti da parte di alcuni umoristi nostrani. Se i protagonisti si baciano, si sente gridare scherzosamente:"caramelleeee!". Poi la trama va avanti e la scena diventa leggermente più "spinta". Quando l'eroe stringe a sè la sua bella c'è qualcuno che grida "Mòlela!". Oppure quando il cattivo sta facendo cadere il nostro eroe in un dirupo, si alza un'altra implorazione:"Mòlel mìa!" E ancora: se la polizia rincorre il cattivo, ecco alzarsi una voce stentorea:"Ciàpel, Ciàpel," mentre gran parte del pubblico ride sonoramente. Ma verso la fine del film c'è il processo al cattivo, che, finalmente, è stato arrestato. E mentre il Pubblico Ministero si dilunga un po' troppo nella requisitoria, il solito battutista sbotta rivolto al Magistrato "Dàghen na tàja!"

Nell'intervallo, dopo il primo tempo, si accendono le luci e, da qualche parte, spunta un giovanotto garbato. Porta a tracolla un contenitore zeppo di caramelle, cioccolatini, pop corn, gazose, aranciate. A mezza voce ripete, poco convinto ma professionale: "caramelle, gazose, pop corn, bibite." Inaspettatamente ottiene molto successo. Gli spettatori lo circodano e si riforniscono generosamente. Poi torna il buio, il film prosegue, ma ora con l'accompagnamento sonoro di caramelle scartate, pop corn sgranocchiati, bibite rumorosamente sorseggiate (e non manca qualche rutto). Eppure si respira un' atmosfera ricca di allegria..

Nell'uscire mi sento di buonumore, ho come l'impressione di avere assistito a uno spettacolo nello spettacolo. Due al prezzo di uno.

D'accordo: c'era tanto fumo e poi battute, risate, suggerimenti agli attori, pop corn rumorosamente sgranocchiati e altri rumori. Un contesto un po' troppo semplice e caseccio, vero? E magari anche fuori moda. Ma come ci divertivamo!

Il cinema Italia di via Anguissola, il vecchio Supercinema in via Palestro e da via Goito prima delle demolizioni

Gian Paloschi


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