7 novembre 2022

A Sanremo con Gino Paoli, Betty Curtis e gli altri

Gian Paloschi, giornalista cremonese di lungo corso, autore di monografie e della trilogia "Cremonesi così", "Incontri cremonesi" e "Cremonesi e dintorni" in gioventù ha fatto parte, come cantante e batterista, di complessi musicali. Da quella esperienza è nato il volume "Quelli eran giorni" con storie di orchestre, canzoni e musicisti nella Cremona degli anni Cinquanta e Sessanta. In giro per l'Italia con il suo gruppo "I Vichinghi", Gian Paloschi incontrò molti protagonisti della musica e della vita notturna di quegli anni. A Cremonasera ha affidato i suoi ricordi. Dopo quello di Celentano (leggi qui), ecco quello di Fred Buscaglione (leggi qui), il debutto di Tony Renis (leggi qui) e il sempre triste Umberto Bindi (leggi qui). Oggi è la volta dei big di Sanremo, quando tiravano tardi ascoltando i Vichinghi.

6 Febbraio 1961. A Sanremo si è appena concluso il Festival. I vincitori sono Betty Curtis in coppia con Luciano Tajoli: la canzone regina è "Al di là" di Mogol e Donida che verrà poi portata all'Eurofestival dalla stessa Curtis.

A quei tempi non esisteva ancora il Dopofestival e i cantanti, per finire la serata, si recavano nei locali "in" della zona. Uno di questi era il night Capopino dove molti di loro si recarono a sentire il complesso de I Vichinghi. Noi tributammo grandi feste e complimenti agli ospiti, eseguendo le loro canzoni. I "divi" erano parecchi: ricordo fra gli altri la vincitrice Betty Curtis, il secondo classificato Adriano Celentano, Gino Paoli, Fausto Cigliano. 

Betty Curtis era una signora simpaticissima e modesta, quasi non voleva cantare la canzone della sua vittoria.

Poi, in un attimo, avvenne l'episodio clou della serata: mentre suonavamo ci trovammo in pedana due simpatici ospiti: in un istante Paoli si affiancò a Giorgio al pianoforte mentre Celentano prendeva la chitarra. Improvvisammo così una bellissima jam session che non finiva più, tra rock, jazz e pop.

La cosa che mi colpì maggiormente riguarda Gino Paoli di cui ho un bellissimo ricordo. Abituato a vederlo cantare sempre serio e compunto alla televisione, scoprii che era un ragazzo allegro e pieno di entusiasmo, un compagnone. Per usare un francesismo: "un simpatico casinista".

In questo clima di generale allegria spiccava solo Fausto Cigliano, serissimo, che sembrava non accorgersi di niente: chiacchierava fitto fitto a un tavolino con la sua bellissima compagna, in piena sintonia, come fossero soli. Per dirla con Paolo Conte: "quei due sapevano benissimo dove volevano arrivare..."



Gian Paloschi


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