Con Maurizio Arena sul Muretto di Alassio
Gian Paloschi, giornalista cremonese di lungo corso, autore di monografie e della trilogia "Cremonesi così", "Incontri cremonesi" e "Cremonesi e dintorni" in gioventù ha fatto parte, come cantante e batterista, di complessi musicali. Da quella esperienza è nato il volume "Quelli eran giorni" con storie di orchestre, canzoni e musicisti nella Cremona degli anni Cinquanta e Sessanta. In giro per l'Italia con il suo gruppo "I Vichinghi", Gian Paloschi incontrò molti protagonisti della musica e della vita notturna di quegli anni. A Cremonasera ha affidato i suoi ricordi. Dopo quello di Celentano (leggi qui), ecco quello di Fred Buscaglione (leggi qui), il debutto di Tony Renis (leggi qui), il sempre triste Umberto Bindi (leggi qui) e quando i big di Sanremo tiravano tardi ascoltando i Vichinghi (leggi qui). Questa volta tocca al Muretto di Alassio, ai fratelli Berrino e a Maurizio Arena.
Quando i fratelli Berrino, illuminati gestori del Muretto, ci fecero sapere che era gradita la nostra presenza, ne fummo felici: stava scadendo il contratto invernale alla RupeTarpea; niente di meglio che andare a trascorrere la primavera in Riviera. Ci congedammo dagli amici romani di via Veneto e partimmo per Alassio dove c'erano due persone che ci consideravano più amici che musicisti.
Giorgio e Mario Berrino (famoso pittore) erano gli inventori del Muretto, diventato famoso in tutto il mondo. Sulle mattonelle ci sono immortalate le firme di personaggi famosi che sono stati lì. Uno per tutti: Hernest Hemigway.
Anche Alassio fu prodiga di successo fino a sceglierci come orchestra protagonista della "Gran Cagnara", la maifestazione nazionale che si svolge ogni anno.
Noi, oltre che nel night, suonavamo al Roof Garden, la terrazza-attico dove c'erano per lo più clienti inglesi e americani che si divertivano esageratamente alle nostre ironiche performances. Capitava che ci chiedessero un pezzo anche tre volte. Fu lì che un attore comico inglese- di cui non ricordo lo strano nome- riprese una serata intera per proiettarla alla TV britannica. E ci insegnò quella canzone folk americana che ci piacque molto e che fa ora parte delle nostre incisioni: Lelaila Jane.
Intanto, da alcuni giorni, un distinto signore, seduto accanto a Delia Scala - nostra grande fan - parlottava con lei e Giorgio Berrino mentre ci osservava mentre suonavamo. Fu lo stesso Giorgio a darci la notizia: si trattava di un dirigente RAI che voleva scritturarci. E una domenica di luglio del '60, ci trovammo - emozionati e felici - a esibirci nella trasmissione domenicale "Tutti in pista", una sorta di "Domenica in" di quei tempi.
Ma un ultimo ricordo del Muretto riguarda Maurizio Arena, il famoso fusto del Cinema di allora. Conoscendolo bene capii che non era quello sciocco che molti pensavano. Era un ragazzo serio, intelligente, che proveniva dal Liceo Classico e che faceva solamente ciò che i produttori gli chiedevano: del resto la popolarità piace a tutti. Ora non c'è più, se n'è andato molto presto. Ma due parole per lui dovevo scriverle. Anche la sua firma è sul famoso Muretto di Alassio.
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