11 luglio 2023

Da Saronni, trionfo di sapori. Mina e Tognazzi tra i clienti. Il cotechino"vaniglia" stregò i parigini

Favolosi anni Sessanta. In corso Mazzini, davanti alla famosa gastronomia-salumeria Saronni, si ferma una Rolls Royce mentre i passanti osservano e commentano. Dall'auto scende, come un'apparizione, una Mina di grande annata, silohuette da fare invidia, accompagnata dall'attore Corrado Pani. I due entrano nel negozio, scambiano qualche saluto affettuoso con la famiglia e poi via agli acquisti delle specialità della Casa.

Da allora la cantante ha continuato a frequentare, nelle sue "scappate" cremonesi, il negozio Saronni ma con un diverso outfit: mantella scura con cappuccio e senza "Rolls". Perchè, come tutti sanno, Mina non ama mettersi in mostra e suscitare curiosità.

A quanto mi risulta anche il nostro Tognazzi, quando veniva a Cremona, faceva le sue puntate da Saronni e mi dicono che anche il figlio Ricky avesse la stessa abitudine.

Ma allora, al centro di questo negozio, assurto a simbolo del gusto e della raffinatezza gastronomica, ci sarà pure un protagonista, un uomo che ha saputo portare un'azienda a questi livelli. E il protagonista c'è ed è lui: Ambrogio Saronni, personaggio iconico della Cremonesità.

Conobbi Ambrogio alla fine degli anni Novanta grazie a una intervista che gli feci per il mio Giornale. Mi colpì subito: bell'uomo ancora in carica, aria più da manager che da gourmet,abbastanza alto per aver praticato con successo il Basket, velista per diletto e tante altre attività che vedremo in seguito. 

Ambrogio è quello che si dice uni Imprenditore illuminato, ricco di idee e di volontà di produrre sempre al top. "Per me -raccontava Saronni- il pallino fisso era quello di avere a Cremona un prodotto doc. Per noi il punto fermo è il cotechino classico che produciamo da sempre: è conosciuto in tutta Italia e viene servito nei ristoranti più esclusivi". 

Tuttavia, parlando di Anbrogio, non si può tralasciare il patriarca fondatore, il padre Paolo, venuto da Lodi con la moglie Valeria, dopo un serio apprendistato fatto a Milano. Aveva 25 anni ma già sapeva cosa voleva fare. Rilevò il negozio di corso Mazzini, lo trasformò a modo suo e così nacque i il "miracolo Saronni". Era il 1936 e, da allora, Paolo, instancabilmente, alla grande, tenne dritto il timone che, nel '71 passò al figlio . Il patriarca, tuttavia, fu attivo fino alla sua morte, avvenuta nel 1996.

Ambrogio, come i figli di seconda generazione, ebbe modo di studiare e, soprattutto di arricchire la sua cultura nel settore specifico, pubblicando anche dei volumi e collaborando a riviste. Non a caso ha ottenuto la qualifica di "difensore del mondo rurale." Interessante la motivazione:"Per avere dato al classico prodotto di Cremona volumi nuovi con sapori antichi." Dimenticavo che il riconoscimento venne rilasciato da Cibus, durante la "Manifestazione mondiale dell'alimentazione."

Ma non basta. Per i suoi molteplici meriti, Ambrogio venne chiamato ad essere tra i fondatori del "Cenacolo della Cucina Padana" insieme ad esperti di grande livello come il professor Corrado Barberis de "La Sapienza" di Roma. Tra i due nacque un autentico sodalizio.

Negli anni Novanta il Comune di Cremona organizzò una grande iniziativa per favorire la valorizzazione della Liuteria cremonese in Europa. Nelle capitali, fra cui Parigi, si organizzarono eventi ad hoc nei quali, oltre alla sezione tecnica relativa ai violini, c'era una seconda parte. Questa, dedicata all'allestimento di pranzi e manifestazioni gastronomiche, era affidata a valenti gourmet. Tra i quali, naturalmente, non poteva mancare il nostro Ambrogio.

Gli anni successivi vedono molti cambiamenti. All'inizio degli anni Ottanta si realizza il prestigioso laboratorio di Mezzano Chitantolo, per la produzione e la stagionatura dei loro prodotti, con tecnologie avanzate ma fedeli alla tradizione: tutti conoscono il cotechino "vaniglia", un'autentica prelibatezza per i buongustai.

In seguito viene cessata l'attività del magico negozio di corso Mazzini. In quegli anni non vivevo a Cremona, ma immagino il dolore e anche il "lutto" dei Cremonesi per questa decisione. Ma Ambrogio non ha mai smesso e tuttora continua la fiorente attività nel suo "regno" situato poco oltre il ponte sul Po, a Mezzano Chitantolo di Castelvetro, appunto.

Tuttavia, nella "Saronni Story" trovano posto anche aneddoti personali che testimoniano la seduttività del protagonista. Ad esempio, mio padre non era cliente del negozio di Corso Mazzini; si serviva da buone salumerie ma non frequentava quella di Saronni. Accadde che una vigilia di Natale tornò a casa con una borsa della spesa da dove estrasse due pacchetti misteriosi. Li posò sulla tavola e disse: "questa è roba eccezionale, infatti la mangeremo a Natale". Curioso, io andai a leggere sulla borsina il nome del negozio e allora tutto fu subito chiaro: anche lui era stato "stregato" da Ambrogio Saronni!

Nella foto di Giuseppe Muchetti, Mina e Daniele Parolini escono dal negozio Saronni di corso Mazzini. Era il novembre 1995

Gian Paloschi


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