17 ottobre 2022

Quel pomeriggio del ' 59 alla Taverna Messicana di Milano, il debutto rock di Tony Renis

Gian Paloschi, giornalista cremonese di lungo corso, autore di monografie e della trilogia "Cremonesi così", "Incontri cremonesi" e "Cremonesi e dintorni" in gioventù ha fatto parte, come cantante e batterista, di complessi musicali. Da quella esperienza è nato il volume "Quelli eran giorni" con storie di orchestre, canzoni e musicisti nella Cremona degli anni Cinquanta e Sessanta. In giro per l'Italia con il suo gruppo "I Vichinghi", Gian Paloschi incontrò molti protagonisti della musica e della vita notturna di quegli anni. A Cremonasera ha affidato i suoi ricordi. Dopo quello di Celentano (leggi qui), ecco quello di Fred Buscaglione (leggi qui). Oggi il racconto è il debutto di Tony Renis in versione rock.

Ci stavamo esibendo a Milano alla Taverna Messicana (il santuario del Jazz) abbinati ai grandi Basso-Valdambrini. Quel giorno del '59 ci fu offerto di partecipare a un gran gala pomeridiano (il "matinèe") alternandoci con un giovane rocker, Elio Cesari, che si stava facendo avanti col nome di Tony Renis. Accettammo e fu così che conoscemmo il nostro "rivale".

Ma il rivale si trasformò subito in amico tanta era la simpatia che emanava quel ventenne: si presentò con un abbraccio. Tony Renis era la simpatia in persona con quel bel faccino e due occhi furbi e intelligenti. Sembrava un tipo tranquillo ma non avevamo ancora visto le sue esibizioni.

Nel pomeriggio cominciò lui e ci lasciò di sasso. Quel timido ragazzino si trasformava in un Rocker degno di Elvis. Con salti grida rauchee e scivolate di gran classe. Per tutti fu una vera rivelazione e il futuro l'avrebbe confermato. Tutto finì lì. Baci, abbracci e una grande simpatia, quasi un'amicizia.

Secondo tempo. Siamo alla Rupe Tarpea di via Veneto a Roma, quando vediamo venirci incontro proprio lui, Tony Renis che ci fa grandi gesti. Lo accogliamo come un amico, lo teniamo con noi ma, il giorno dopo, deve presentarsi a un produttore cinematografico per recitare in un "musicarello". Andò bene? Non lo so perchè del nostro amico dagli occhietti intelligenti ricominciammo a seguirne le tracce quando cominciarono ad apparire alcune sue magnifiche canzoni. Poi lo vedemmo spaccare tutto a Sanremo e Canzonissima  con "Quando, Quando" e "Uno per tutte".

Seguimmo il trasferimento negli Stati Uniti dove divenne grande producer, compositor, presentatore e uomo d'affari, amico dei grandi di Hollywood come Sinatra, Gregory Peck e Paul Anka. Poi, nel 2002, tornò a dirigere il Festival di Sanremo ma noi non andammo a trovarlo. Ancora un bell'uomo, brillante, con i capelli a coda, ma per noi il nostro Tony Renis era quel ragazzino, quel rocker  pieno di entusiasmo che incontrammo nel 1959 a Milano.

Ricordo che quando ci lasciammo alla Rupe Tarpea ci augurammo a vicenda di avere successo, di fare strada: e lui, di strada, ne ha fatta tanta. Ciao, caro Tony. 

Nella foto una delle prime esibizioni di Tony Renis in versione rock (Archivio Istituto Luce)

Gian Paloschi


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