5 febbraio 2022

3 febbraio 1889, Giuseppe Verdi forse ha suonato l’organo a S. Agata

Gli incontri con Verdi e la sua musica appartengono ormai alla sfera dei ricordi della mia vita. Appena finita la guerra, convinsi mio padre ad accompagnarmi al Ponchielli per assistere alla rappresentazione de “La Traviata”, con protagonista Lina Pagliughi, e come per questo sono stato esemplarmente punito dal maestro per il mio traviamento.

Poco più che ventenni, io e l’amico Gigi Manfredini ci siamo presentati al maestro Vertova per far parte del suo coro che preparava per la stagione lirica; la prima rappresentazione fu “Un ballo in maschera” e noi, giungendo in teatro con solo mezz’ora di anticipo rispetto all'inizio dello spettacolo, abbiamo trovato tutti gli altri coristi già pronti, vestiti e truccati, dovendo arrangiarci con l’abbigliamento che rimaneva, di misure inadatte alle nostre taglie.

Così la prima volta che sono andato alla Scala, è stato per il Don Carlos, mentre la prima volta dell’Arena fu per assistere all’Aida.

Infine lo splendido ricordo della Messa da Requiem, direttore Claudio Abbado, eseguita nel Duomo di Cremona il 13 gennaio 1979 e da me ascoltata nel posto migliore, cioè il coro dietro l’altar maggiore; di questa serata conservo come preziosa, una personale registrazione “pirata” che dà ancor oggi un senso di presenza, compreso il rumore del principio d’incendio di una delle colonne riscaldanti, alimentate da bombole di gas: non esisteva ancora nella nostra Cattedrale il riscaldamento attuale.

Ma mi aspettava una sorpresa verdiana; stavo sfogliando accuratamente la raccolta della “Squilla di S. Agata” alla ricerca di notizie e riferimenti sulla storia del suo organo (vedi “La Cronaca” del 23 febbraio 2005), quando ho trovato sul n°1 del 1959, stampato in grassetto, l’articolo che trascrivo, segnalando che all’epoca era parrocchiano il giornalista e scrittore Corrado Staiano e che, sul numero precedente, troviamo riportato un articolo da lui firmato, tratto da una trasmissione radiofonica, e dedicato a Casa Tinti:

«70 anni or sono a S. Agata una Prima Messa di Don B. Bianchi. All’organo Giuseppe Verdi. Lusingati da una notizia colta a volo al giornale-radio della sera del 2 febbraio u. s. abbiamo rovistato negli scaffali del nostro Archivio Parrocchiale e vi abbiamo rinvenuto ben due firme dell’ultranovantenne sacerdote don Beniamino Bianchi, di origine cremonese e attualmente residente nella città di Gorizia, ove ha quest’anno celebrato il 70° anniversario di Ordinazione Sacerdotale. 

Fu ordinato sacerdote dal nostro grande Vescovo Mons. Geremia Bonomelli il 2 febbraio 1889. Celebrò la sua Prima Messa nella nostra chiesa parrocchiale all’indomani, domenica 3 febbraio, con l’assistenza anche del suddiacono certo Milesi, bresciano (ordinato a Cremona nello stesso giorno), grazie al quale, per rapporti di viva amicizia con l’immortale maestro e compositore di Busseto, Giuseppe Verdi, ebbe la fortuna di offrire le sue primizie sacerdotali sulle ali di armonie, che il grande artista sprigionò dal suo animo all’organo della nostra chiesa. Per noi il particolare costituisce una notizia preziosa: dei grandi e dei geni anche un nonnulla va conservato come un privilegio! Ma la notizia può assumere il valore di nota apologetica per significare a chi è di animo scettico che l’arte nella fede si ispira e si sublima, e che i grandi e i geni non hanno disdegnato di dispiegare il loro talento a lode di Colui, che in sé rinserra, come sorgente, e il bello e il buono. Dai registri del nostro Archivio risulta pure che don Bianchi celebrò la Messa Solenne nel giorno di S. Agata alle ore 11».

Ulteriori ricerche, non mi hanno ancora dato conferma di questa notizia; spero di trovarla al più presto, ma per ora voglio crederci fino in fondo, ed immaginare lo stupore e la gioia provata dai presenti e dal novello sacerdote, in quella domenica del 3 febbraio 1889, nell’ascoltare le improvvisazioni organistiche del grande Verdi.

Giorgio Bonali


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