19 ottobre 2022

Budapest, martedì 23 ottobre 1956

Noi, “giovani di allora”, eravamo attenti a quanto succedeva in Italia e nel mondo e reagivamo “partecipando” attivamente in diversi schieramenti politici o dietro “le bandiere” dei giornalini studenteschi. 

Lascio immaginare la nostra eccitazione, quando abbiamo appreso dalla radio che migliaia di studenti ungheresi erano scesi in piazza per manifestare la loro solidarietà con quelli della città polacca di Poznan, le cui proteste erano state violentemente represse dal governo comunista: era il 23 ottobre 1956. 

Le comunicazioni utilizzavano ancora mezzi tecnici antidiluviani rispetto agli attuali e pagavano la chiusura delle frontiere con i paesi del blocco comunista; la radio, che oltretutto raccoglieva notizie da viaggiatori che giungevano fortunosamente a Vienna, rappresentava uno dei pochi mezzi a disposizione per tenerci informati. 

In quei giorni a scuola si parlava continuamente di quanto ognuno aveva potuto ascoltare e ricordo come i giornali, che scarsi di notizie riempivano le pagine con le vicende della trasmissione televisiva “Lascia o Raddoppia” di Mike Buongiorno, passassero di mano in mano per poter leggere le poche notizie che già avevamo sentito alla radio. Era una partecipazione corale, forse inimmaginabile fra i giovani di oggi, con la quale seguivamo le notizie delle battaglie per le strade con scontri fra giovani ungheresi e carri armati sovietici che sparavano ad alzo zero, provocando massacri ed incendi nei palazzi del centro di Budapest: ricordo come sia circolata la voce sull’uccisione dell’attaccante, capitano della nazionale, Ferenc Puskas, fortunatamente non vera. 

A fronte di questi fatti, come ha reagito Cremona: è sembrata svegliarsi con un manifesto del sindacato CISL e con una breve sospensione del lavoro, seguita dalla quasi totalità dei lavoratori. 

Noi studenti abbiamo organizzato una manifestazione per le strade della città, che risulterà memorabile per la grande partecipazione: eravamo in tanti, forse tutti, a sfilare in maniera composta per le strade di Cremona ed alla Messa di suffragio in Cattedrale. 

Grande successo ha ottenuto in quella giornata, l’edizione straordinaria a colori del giornale studentesco “Il Mappamondo” interamente dedicata all’Ungheria, con la bandiera di quel paese in prima e in ultima pagina. Anche la chiesa cremonese ha partecipato al dolore per le tante vittime, dolore che velava leggermente la gioia per la liberazione del maggior rappresentante della “Chiesa del silenzio”, il cardinal Mindszenty, primate di Ungheria. 

E’ sembrato a questo punto che tutto stesse andando per il meglio: le truppe sovietiche lasciavano Budapest ed alcuni giornalisti occidentali, compreso l’italiano Indro Montanelli, erano finalmente in grado di raccontarci direttamente i fatti, illustrandoci sia il dramma della battaglia che la gioia per la ritrovata libertà. 

Il presidente Nagy dichiarava vincente la rivoluzione; la direzione del partito comunista italiano, nonostante la crisi personale di molti comunisti, bocciava gli ungheresi come controrivoluzionari e noi giovani vivevamo ore di vera felicità, quasi dispiaciuti di andare in vacanza nei primi 4 giorni di novembre, per la perdita del contatto con i compagni di scuola.  (1 - segue

 

Giorgio Bonali


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