11 gennaio 2022

Difendersi dal freddo col “prete”

È difficile oggi ricordare, con inverni molto più miti di un tempo e col riscaldamento diffuso in tutta la casa, il freddo che si provava ai tempi della mia infanzia, un freddo che faceva letteralmente battere i denti, che pungeva le ossa e disegnava sui vetri delle finestre che davano sull’esterno, artistici fiori di ghiaccio.

In questi inverni che ben ricordo, quando mi trovavo da mia zia Giacomina in campagna, il primo rimedio – ed anche il più economico –, era quello di raggrupparci nella stalla dove gli animali avevano già scaldato l’ambiente. Ma rimaneva il letto che avremmo trovato gelido se non ci fosse stata la reggitora della casa, la “rezdora” secondo il linguaggio emiliano romagnolo dove ebbe origine il carattere della persona che sapesse reggere nelle aziende familiari prevalentemente ortofrutticole, e trasformato da noi, vicini confinanti separati solo dal fiume Po, in “rezidùura”;  colei che nelle famiglie patriarcali di un tempo reggeva sia sul piano organizzativo che su quello economico, dominando sia le figlie che le nuore. 

In campagna normalmente era la rezidùura che provvedeva ad alimentare il fuoco del camino con legna valida – dalle nostre parti di solito si puntava sul gelso –, e produceva braci da mettere negli scaldini da inserire poi negli scaldaletto, intelaiature di legno a forma di grossa mandorla che dovevano reggere saldamente una volta inserite fra le lenzuola. 

Questi scaldaletto sono conosciuti popolarmente come “preti”, nome un po’ dissacrante col quale sono stati battezzati. In città non si rinunciò ad usare i preti, con una resistenza elettrica al posto dello scaldino.

Sembra che l’antica scelta del nome, sia stata originata da una certa cultura laica ed anticlericale che serpeggiava un tempo fra la gente padana e che le donne, stanche di andare a letto sole, mentre il marito era all’osteria, abbiano pensato con un po’ di malizia di battezzare questo aggeggio panciuto, lo scaldaletto, facendo riferimento al rubizzo prevosto del paese, col nome un po’irriverente di “prete”.

Giorgio Bonali


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commenti


Pierpiero

11 gennaio 2022 13:39

Ricordo i "preti", ne hanno goduto anche i miei letti di bambino. Io sono arrivato che esisteva già la versione con la resistenza elettrica e l'ultima versione di questo insuperabile attrezzo era totalmente in acciaio, con due "ali" che si aprivano a farfalla e la resistenza al centro. Questo consentiva una maggiore maneggevolezza e una riduzione degli spazi necessari quando non era più utilizzato.
Poi vennero gli scaldasonno, sicuramente più pratici ma molto meno affascinanti.