Les Halles: ricordo di una zuppa di cipolle
Le Halles: ricordo di una zuppa di cipolle
Nel 1977, 45 anni fa, è stato inaugurato a Parigi il Centro Pompidou, meglio conosciuto come Beaubourg, che gli architetti Renzo Piano e Richard Rogers, hanno progettato come “spazio concettuale per esporre e promuovere l’arte moderna”. L’hanno visitato in 180 milioni.
Quale turista può resistere al fascino di salire e scendere nei tunnel di acciaio colorato di questo enorme fabbricato trasparente, percorrendo itinerari dove la cultura e l’arte sono a portata di mano e resi a loro modo “spettacolo”?
Personalmente ho ricordi vivi e diretti della nascita di questo “mostruoso monumento”, come allora è stato definito dalla stampa francese, proprio nel cuore delle “Halles”, gli antichi mercati generali di Parigi.
In quegli anni ero di frequente nella capitale francese ed una volta, in una sera di primavera, amici parigini mi hanno trascinato in una “notte brava” per visitare, come in pellegrinaggio, i mercati generali delle Halles ancora nel pieno della loro attività e poco prima del trasferimento definitivo a Rungis: si trattava di una fetta importante della vecchia Parigi che era destinata a sparire.
In quella notte siamo entrati nella bolgia dantesca della vivace confusione creata dall’andirivieni di centinaia di persone che scaricavano da grossi autocarri, verdure, frutta e carni nella enorme quantità necessaria per l’alimentazione di milioni di parigini. Ricordo con un senso di disagio la visione da girone infernale del settore destinato al commercio delle carni, dove ci siamo trovati in mezzo a migliaia di mezze bestie di ogni genere, appese ancora sanguinolenti, e immersi in un denso odore di “morte”, che mi è restato dentro a lungo.
Sono ritornato più volte a vedere cosa succedeva in quella parte della vecchia Parigi: ho visto demolire i bei padiglioni in ferro, nonostante le numerose petizioni che venivano presentate per salvarli e destinarli ad una funzione diversa per eliminare “la leggendaria sporcizia delle Halles”; ho visto scavare il “grande buco”, l’enorme voragine creata per la successiva costruzione del Forum su più piani interrati. Contemporaneamente ho visto nascere la struttura del Beaubourg, rimanendo sconcertato per il contrasto che veniva a creare inserito in un vecchio quartiere. Oggi sono fra le cose più visitate dalle masse dei turisti che si riversano nella grande Parigi e tutto il contorno di negozi, caffè e ristoranti della zona si è adeguato alla loro richiesta; quasi nessuno si accorge della cosa più bella che è rimasta: la splendida chiesa di Saint-Eustache che era chiamata la “chiesa della gente delle Halles”.
Il bistrot nel quale, in quella notte di primavera, abbiamo gustato una fantastica zuppa di cipolle mischiati a camionisti e personale del grande mercato, non c’è più: ha dovuto cedere il posto a locali un po’ pacchiani per rendere appetibile il nuovo “Forum des Halles” ai 180 milioni di visitatori, dei quali gode di riflesso anche il Beaubourg, ed a spazi per un nuovo tipo di sporcizia e delinquenza. Il cuore dei vecchi parigini è rimasto attaccato al ricordo dei vecchi padiglioni del mercato ed ai bar tabacchi dove ci si fermava per un “pastis”: forse anche un po’ del mio vi è rimasto.
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