14 maggio 2022

Quel viaggio ad Aix, un cremonese nel maggio caldo francese del '68

In quel maggio del 1968, con una parte del mio cuore in Francia, non potevo in alcun modo comunicare: gli scioperi generali avevano tagliato ogni tipo di comunicazione; il blocco della posta e del telefono facevano sì che fra due paesi confinanti si fosse creata una barriera invalicabile. Ricordo l’arrivo a sorpresa di una lettera da Torino che conteneva all’interno una busta con un’altra lettera scritta frettolosamente da “lei”, che mi diceva di approfittare dell’improvvisa partenza di uno studente tedesco che sarebbe tornato a casa, transitando per l’Italia, per inviarmi un saluto e dirmi che stava bene mentre “occupava” l’Università.  

Cominciava ad essere troppo per il mio carattere, per cui ho improvvisato un avventuroso viaggio, il commento sconsolato di mia madre si è limitato ad una domanda “rivolta al cielo” che chiedeva cosa andassi a fare col pasticcio che c’era in Francia, ma che io ho affrontato con una tranquillità che non mi conoscevo. 

Caricata la vecchia “124” con due taniche piene di benzina, i distributori in Francia erano chiusi, sono partito di primissima mattina ed ho percorso il lungo tragitto della statale che costeggia il mare, per arrivare solo nel pomeriggio a Aix-en-Provence. 

Cominciarono così le splendide tre settimane durante le quali mi sono trovato immerso in situazioni di rivolta create, in quel breve ma mitico periodo, dagli studenti.
Ho goduto del ritrovarmi nei caffè di “Cours Mirabeau”, lo splendido viale con platani secolari, con gli studenti che dibattevano di politica e comunicavano le notizie di prezzi politici ottenuti, comprese proiezioni cinematografiche di prime visioni; ho ascoltato i molti slogans che sentivo gridati o che leggevo riprodotti sui giornali, per cui “l’immaginazione al potere”, oppure “siate realisti, domandate l’impossibile”, mi hanno influenzato nell’osare molto oltre il mio carattere.

Senza alcun pudore mi sono presentato come giornalista per intervistare i capi sindacali e persino il Vescovo di Aix; sono entrato in Università partecipando a discussioni molto vivaci, soprattutto nella sezione di italiano; ho visto anch’io molti films nelle proiezioni a prezzo politico.
Poi è arrivato giugno ed ha cominciato ad esaurirsi la grande fiammata della “Primavera francese”, così definita dallo scrittore Raymond Jean che la paragonerà a quella di Praga nel bel romanzo “Les Deux Printemps”, pubblicato nel 1971.

 I distributori di carburante hanno riaperto; i lavoratori sono tornati al lavoro; De Gaulle vincerà le elezioni con una maggioranza plebiscitaria; un manifesto degli studenti ben sintetizzerà l’amarezza provata, disegnando un gregge di pecore e montoni che procede a testa bassa, con la scritta “Ritorno alla normalità”

Ed anche per me era giunto il momento del ritorno alla normalità: portavo con me l’indelebile ricordo di giornate vissute intensamente, di nuove conoscenze e di “amicizie” che dureranno nel tempo. 

 

Giorgio Bonali


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