Quelle antiche botteghe di piazza Duomo ai lati della facciata: il salumiere, il verduraio e “L’ustaria dei Piüc”
Nel 1905, furono demolite complessivamente sedici case per isolare il Duomo, con un complesso di 248 vani e 26 negozi. Da tempo immemorabile, sotto il portico della Bertazzola erano stati chiusi alcuni archi e adibiti a botteghe. Nelle stampe di inizio ‘800 figurano chiusi tutti gli archi davanti al Torrazzo, ma non era così, infatti il 10 agosto 1818 la Fabbriceria del Duomo scrisse una lettera alla Sopraintendenza alle Belle Arti di Milano chiedendo di chiudere i primi due e trasformali quindi in botteghe che porterebbero “assai più proficue alla medesima che affittare solo i portici” . Il 31 agosto giunse la risposta da parte dell’architetto Canonica con esito negativo in quanto solo da parte dell’ “I.R Governo” poteva giungere una richiesta in tal senso (Lorenzo Manini, “Memorie di un fabbriciere della cattedrale” (Il Marchese Giuseppe Picenardi) 1820). Pertanto rimasero chiusi solo quattro archi, due prima dell’ingresso al cortile del Torrazzo e due subito dopo, come si può vedere dalla fotografia di Betri e Calzolari del 1878 e da un’altra in cui si vede anche la scala che portava sopra la Bertazzola e poi al Torrazzo, Si arrivò al 1882 quando vennero demolite tali botteghe (il fotografo Betri fu costretto a ritoccare la lastra fotografica per eliminare le botteghe). Da una comunicazione orale di Mons. Franco Tantardini, sappiamo che gli occupanti di tali botteghe erano: il salumiere Priori che occupava due archi e si trasferì all’angolo tra Via Solferino e Largo Boccaccino (ove ora sorge il Bar Pierrot), un verduraio e fruttivendolo ed un venditore di olio.
"Nel 1863 venne iniziata la demolizione delle botteghe ingombranti il sottoportico della Bertazzola, quindi vennero demolite alcune altre casupole che si arrampicavano sui due lati di ponente e di settentrione dello stesso Torrazzo. Questa prima parte di lavori, venne compiuta nel 1880, come ricorda una lapide murata sotto i portici della Bertazzola e che il tempo ha così deteriorato da renderla difficilmente leggibile" racconta Mario Levi nel suo "Vecchia Cremona".
Passando all’altro lato della facciata del Duomo, di fianco al Battistero, in una immagine di Aurelio Betri si notano altre botteghe. La prima finestra è ciò che rimane della vecchia “Zavatteria” forse il luogo dove si conservavano le calzature da distribuire ai più bisognosi. Proseguendo un’altra bottega di venditore di generi alimentari con i titolari con la “scusaléta” bianca in attesa dei clienti. Segue la porta che portava all’interno del Camposanto dei Canonici (la porta venne spostata per permettere l’ingresso nelle sagrestie).
Segue un caffè chiamato dai vecchi canonici “L’ustaria dei Piüc” ”. Raccontavano che quando erano ancora seminaristi cantavano la messa solenne celebrata dal vescovo Mons. Geremia Bonomelli, e durante l’omelia che durava moltissimo, andavano all’osteria del Piüc a rinfrescarsi l’ugola e rientravano per cantare il Credo.
Questi stabili vennero demoliti negli anni tra il ’20 e ’30 del novecento sotto la direzione dell’architetto Cecilio Arpesani che ci ha lasciato degli splendidi rilievi della zona da demolire; alcuni di questi rilievi sono ora esposti nella caffetteria di Piazza S.Antonio Maria Zaccaria.
Rimaneva da sistemare ciò che rimaneva dell’ex chiesa di S. Gregorio. Il progetto fu affidato a Illemo Camelli che ne ricavò gli attuali locali usati per le loro riunioni dai Canonici. Scherzando questo stabile restaurato, venne soprannominato “Villino Camelli”.
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commenti
Maurizio Mondoni
29 gennaio 2025 16:26
Incredibilmente bello. Sapevo delle botteghe sotto il porticato della Cattedrale, ma non avevo mai visto le fotografie. Direi affascinanti.
Laury
30 gennaio 2025 20:34
Bellissimo,se nn ci fosse Cremona sera bisognerebbe inventarla ,già girato ai miei figli 👏
Damiano
31 gennaio 2025 11:43
Isolare la Cattedrale e togliere le botteghe è stata una cosa giusta.
Michele de Crecchio
2 febbraio 2025 17:10
Se non vado errato, l'edificio a suo tempo beffardamente denominato "villino Camelli" (dal cognome del prete, già socialista, che non poco si era battuto, peraltro con modesti risultati, per almeno mitigare i non pochi gravi danni prodotti, in generale, dalle operazioni di "isolamento del Duomo") si trova nei pressi del cosiddetto "camposanto dei canonici", incuneato tra le porzioni di sud-est della Cattedrale e il Battistero e consente la visita al pregevole, ivi sottostante, mosaico paleocristiano Osservato da piazza Sant'Antonio Maria Zaccaria il risultato delle complesse e, per lo più inopportune operazioni di isolamento del Duomo, sembra qui molto meno devastante di quanto non appaia da altri punti di vista e, soprattutto, da oriente.