22 novembre 2023

Il pastore Zelindo nella tradizione del presepe cremonese. Sarebbe stato il primo ad adorare il Bambin Gesù

Tornano le nostre storie di Natale. L'amico e collega Angelo Locatelli, portato via prematuramente dalla prima ondata di Covid, raccontò qualche anno fa su "La Cronaca" la tradizione cremonese di Zelindo, il primo pastore. Nelle campagne persone con il nome di Zelindo o Zelinda si trovano ancora. Il pastore divenne Gelindo in Piemonte o in Veneto (pensiamo al nome dato al maratoneta Gelindo Bordin). Questa è la nostra prima storia di Natale. 

L’è devoto come Zelindo” (“E’ devoto come Zelindo”), sentii dire una ventina d’anni fa alla robecchese Maria Ponzoni deceduta a poco meno di novant’anni qualche anno fa. Attento a tutte le espressioni un po’ particolari, le chiesi chi fosse quello Zelindo cui accennava.
“ El pastùr, chèl del presepio”, “Il pastore, quello del presepio”, rispose quasi stupita che non avessi colto subito chi fosse il noto personaggio. Da allora scoprii che erano molti gli anziani cremonesi a conoscere il personaggio. Don Franco Regonaschi (classe 1939) affermava che ai suoi tempi tutti sapevano chi fosse Zelindo. 

Al giorno d’oggi, passate le vecchie generazioni, sono sempre meno ad esserne a conoscenza. 

Zelindo, secondo la tradizione, era quel pastore che per primo giunse alla capanna dove nacque Gesù: a Maria e Giuseppe diede latte da mangiare, al Bambino un agnellino che gli stesse accanto per scaldarlo. 

Nella tradizione presepistica cremonese era il pastore inginocchiato davanti alla capanna con accanto le sue pecore solitamente nell’atto di brucare l’erba: il capo chino delle stesse era inteso come un atto devozionale in riconoscimento della divinità del Bambino. 

Altre volte con quel nome era indicato il pastore che portava un agnello sulle spalle, lo stesso che veniva donato al Divino Infante: un richiamo alla parabola del Buon Pastore ma anche un riferimento all’ ”Ecce agnus Dei” (“Ecco l’agnello di Dio”). 

Il personaggio di cui pochi ormai conoscono il nome era lo stesso identificato nella tradizione piemontese , e specialmente Monferrina, con il nome di Gelindo, scritto con la G invece che con la Z. I due nomi convivono ancora al giorno d’oggi. 

La tradizione specifica è originaria da quelle parti e venne importata nel territorio cremonese probabilmente grazie alla fiaba raccontata anche attraverso il teatro itinerante proveniente dal Piemonte. 

Gelindo appare come un pastore burbero e ignorante, semplice ma sincero e con un cuore immenso. 

All’improvviso dal Monferrato si ritrova a Betlemme per registrare sé e la sua famiglia (la moglie Alinda, la figlia Aurelia ed il servo Maffeo) nel censimento indetto dall’imperatore Augusto. 

Qui, saputa dagli angeli la notizia della nascita del Bambin Gesù, accorre subito portando doni. In Piemonte il personaggio del presepio viene raffigurato anche con una zampogna ma pure in altri modi. 

La storia del pastore Gelindo ebbe origine, probabilmente nel ‘600, in Piemonte. La zona più accreditata è quella del Monferrato ma altri ipotizzano l’alessandrino o il cuneese. 

La tradizione orale venne posta su manoscritto, per la prima volta, nel 1788. Altra storia, scritta nel 1806 dal sacerdote Luigi Riberi e dedicata al Gelindo, è conservata nella Biblioteca Civica di Cuneo. 

Nel’800 vennero pubblicate numerose edizioni a stampa che narravano l’incredibile storia di Gelindo: tutte seguivano la stessa trama narrativa. Nel periodo natalizio il testo, che era stato pure adattato per recite teatrali, veniva rappresentato in teatri, nelle piazze di paesi o in luoghi improvvisati ma anche semplicemente letto nelle chiese. 

In Piemonte esistono espressioni di origine dialettale che, tradotte, significano: “Gelindo ritorna”, affibbiato a persona che ha dimenticato qualcosa e torna a riprenderla; “Essere come Gelindo”per affermare che si tratta di un sempliciotto, di un credulone; “Arriva Gelindo” per dire che si avvicina il natale. 

A Robecco, come detto, è arrivata fino ai nostri giorni l’espressione “E’ devoto come Zelindo”, da riferirsi a persona di una devozione totale.Nella nostra provincia si trovano ancora delle persone che riportano il nome di Zelindo o Zelinda, con la “Z” alla cremonese non con la “G” piemontese. 

Nella foto la Natività di Altobello Melone

 

Angelo Locatelli


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