7 maggio 2021

(2) Colli piacentini, l'eden dei Cremonesi

Il racconto di Cremona e del suo rapporto con il vino non può che iniziare da quello che storicamente è il suo maggior bacino di approvvigionamento: i Colli Piacentini. Se infatti è vero che spesso si parla dell’Oltrepò Pavese come del ”serbatoio” di vino per Milano, analogamente si può dire la stessa cosa dello stretto legame tra la nostra terra e Piacenza. Le gite in Vernasca domenicali e i pomeriggi estivi trascorsi sulle sponde del Trebbia, sono da sempre una prerogativa dei Cremonesi, che in queste valli, e nelle loro numerose osterie e cantine, trovano ristoro e rifornimento di vino.

I vini dei Colli Piacentini che finivano (e finiscono) sugli scaffali delle nostre cantine sono quelli tradizionali frizzanti: Malvasia e Ortrugo bianchi; Gutturnio (uvaggio di barbera e croatina, anche chiamata -erroneamente- bonarda) rosso. Questi vini rappresentano la base produttiva dei Colli Piacentini: ancora oggi oltre l’80% del vino prodotto a Piacenza è frizzante, e ancora oggi il mercato locale (principalmente Piacenza, Cremona e Parma) ne assorbe la maggior parte.

Tuttavia le cose stanno cambiando, anche velocemente: a livello nazionale il Lambrusco e il Prosecco hanno conquistato la vetta del mercato della rispettiva tipologia (vino frizzante rosso e bianco) e ogni anno che passa la richiesta dei vini piacentini frizzanti, soprattutto sfusi, cala. Aggiungiamoci il cambiamento climatico, che porta questi vini verso concentrazioni e gradazioni alcoliche sempre più elevate (l’equazione basilare è: più caldo = più zucchero = più alcol), ed ecco spiegato il perché oggi a Piacenza si punta anche su altri prodotti.

L’uva piacentina al centro del dibattito enologico degli addetti ai lavori è oggi la Malvasia di Candia Aromatica, prerogativa esclusiva dei Colli Piacentini, che nelle versioni ferme e passita sta dando grandissimi risultati. E nonostante i numeri dicano il contrario (la Malvasia di Candia Aromatica è oggi il quarto vitigno coltivato, dopo Barbera, Croatina e Ortrugo; e oltre il 90% della sua produzione è ancora oggi nella versione frizzante), sono ormai numerose le etichette sul mercato che confermano la sua straordinaria ecletticità. I pionieri di queste interpretazioni sono state due aziende storiche e dirimpettaie: La Tosa (Vigolzone) dei fratelli Pizzamiglio, che nel 1991 imbottiglia la prima annata della Malvasia Ferma Sorriso di Cielo; La Stoppa di Elena Pantaleoni, che nel 1995 presenta la prima annata della Malvasia Passita Vigna del Volta. Non di meno, le versioni ferme di Gutturnio (disciplinate in “Superiore” e “Riserva”) stanno faticosamente cercando il proprio spazio nel mercato, e proprio recentemente all’interno del Consorzio di Tutela è in corso un’importante riflessione sul futuro di questa denominazione. In ultimo, ma non certo meno importante, va ricordato lo straordinario Vin Santo di Vigoleno (Vernasca), nettare unico e raffinato prodotto nelle colline adiacenti lo splendido borgo fortificato.

In ogni caso, che si prediligano i vini frizzanti o fermi, i Colli Piacentini offrono numerosi indirizzi dove si possono trovare bellezze paesaggistiche e produzioni di qualità. Vediamo i principali:

VIGOLENO (Vernasca)

Lusignani - Località Case Orsi, 9 Il principale interprete del rarissimo Vin Santo di Vigoleno, affiancato da altre etichette, per lo più frizzanti, tradizionali e rassicuranti. D’obbligo la visita all’omonimo borgo medioevale e al suo castello.

VIGOLZONE (Val Nure)

La Tosa - Località La Tosa Azienda vinicola, Agriturismo e Museo del Vino: il rassicurante “buen retiro” dei fratelli milanesi Pizzamiglio è una meta sicura per chi cerca qualità, tranquillità e cultura.

Romagnoli - Via Genova 20, Villò di Vigolzone -La prima interprete del metodo classico a Piacenza, vanta cantine sotterranee di grande fascino e un parco vigneti importante. A soli 2 km dal famoso borgo medioevale (ricostruito) di Grazzano Visconti.

Barattieri - Via dei Tigli 100, Albarola di Vigolzone- La splendida settecentesca VIlla Barattieri fa da cornice ad una azienda storica (le cantine sono del 1300) di grande eleganza. Produce, tra gli altri, lo straordinario Vin Santo di Albarola, che vanta la madre certificata più antica d’Italia.

ANCARANO DI RIVERGARO (Val Trebbia)

La Stoppa - Località La Stoppa 220 .La prima azienda piacentina a puntare sui vini fermi e sulla qualità, creata dal visionario armatore genovese Giancarlo Ageno e di proprietà della famiglia Pantaleoni da quasi 50 anni. Memoria storica del territorio imprescindibile.

GAZZOLA (Val Trebbia):

Luretta - Castello di Momeliano. La prima azienda piacentina a puntare convintamente sul biologico, fa riposare le proprie bollicine nelle cantine dell’adiacente Castello di Momeliano. Ottimi vini rossi dalle etichette iconiche.

ZIANO PIACENTINO (Val Tidone):

Lusenti - Località Case Piccioni 57. Lodovica Lusenti è una bravissima interprete del territorio, maestra dei rifermentati in bottiglia e portavoce brillante della Malvasia di Candia Aromatica che declina splendidamente in tutte e 4 le tipologie.

Torre Fornello - Località Fornello Il vulcanico Enrico Sgorbati ha riportato agli antichi splendori una corte fortificata del 1400, con annessa chiesa, vinsantaia, scuderie e torre militare. Grandissimo appassionato di arte in tutte le sue forme, Enrico a Torre Fornello ospita spesso mostre, concorsi d’arte ed esposizioni. Produce dalla fine degli anni ‘90 numerose etichette territoriali di ottima fattura.

Coordinatore Regionale per la Lombardia e Piacenza di Slow Wine

Andrea Fontana


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commenti


PATRIZIA

9 maggio 2021 15:48

Territorio perfettamente delineato al quale - se non vado errata - si potrebbe aggiungere Castell'Arquato, incluso nella sottozona dei Colli Piacentini con la denominazione Val d'Arda, patria del Monterosso con alcuni interessanti produttori- Fra questi ricorderei Massimiliano Croci, tornato alle origini della tradizione produttiva locale con vini ottenuti solo da rifermentazioni spontanee in bottiglia.