27 aprile 2024

Miti e leggende del vino: il Brunello Biondi Santi

Quando si parla di miti enologici non si può non citare uno dei vini simbolo dell’enologia italiana e del made in Italy enologico: il Brunello di Montalcino.

Pochissimi altri vini Italiani nutrono dello stesso prestigio e riconoscimento del Brunello; e pochissimi altri vini nel Mondo hanno una storia così fortemente legata e influenzata da un nome famosissimo tra gli appassionati, anzi due: Biondi e Santi.

Ma andiamo con ordine.
Verso la metà del XIX secolo, Montalcino è famosa soprattutto per un vino dolce, oggi relegato a mero completamento di gamma, il Moscadello di Montalcino.

Clemente Santi, farmacista appassionato di vino, ha però un sogno nel cassetto: produrre un grande vino rosso, ed inizia così ad appassionarsi e a studiare il Sangiovese presente a Montalcino. A lui si deve la primogenitura del termine “Brunello”, apparso per la prima volta nel 1869 sulla bottiglia di “vino rosso scelto (brunello) del 1865”, vincitore di due medaglie d’oro ad un concorso enologico di Montepulciano.

Ma è grazie al nipote Ferruccio, nato dal matrimonio della figlia di Clemente, Caterina Santi, con Jacopo Biondi, che nasce il mito Biondi Santi. Ferruccio, garibaldino che aveva partecipato alla battaglia di Bezzecca del 1866, al rientro a casa unisce le proprietà paterne e materne, oltre ai loro cognomi, e dà così origine all'azienda agricola Biondi Santi.

Ferruccio Biondi Santi fu un pioniere nella produzione del vino di qualità, a partire dalla selezione clonale del miglior ceppo di Sangiovese (poi ribattezzato Sangiovese Grosso), oltre a perfezionare le tecniche di cantina (ad esempio l’introduzione della vinificazione in botti di legno), creando così quella che viene universalmente menzionata come la prima bottiglia ufficiale di Brunello di Montalcino nel 1888, fino a pochi anni fa ancora presente nel catalogo dell’azienda.

Nel 1917, alla sua morte, il figlio Tancredi prende in mano le redini dell’azienda, in un periodo storico in cui il Brunello è ancora prodotto in pochissime bottiglie e, complici anche le due guerre mondiali, relegato a prodotto locale o poco più. Tuttavia Tancredi ha numerosissimi meriti per la diffusione e il perfezionamento del Brunello di Montalcino, ad iniziare dalla creazione della Cooperativa del Brunello nel centro di Montalcino, ma soprattutto è famoso per aver contribuito in maniera fondamentale alla stesura del Disciplinare di Produzione nel 1967. Inoltre, a Tancredi Biondi Santi si deve l’ideazione della pratica della “ricolmatura”, un rito che avviene ancora oggi. In pratica ogni tot anni, le bottiglie di Brunello di Montalcino Riserva vengono stappate e, ove necessario, colmate con vino della stessa annata e ritappate con tappi nuovi, così da garantirne la qualità nel tempo. Questa pratica fu realizzata per la prima volta nel 1927 per le Riserve 1888 e 1891.

Nel 1970 vi è stato un nuovo cambio della guardia, con l’avvento alla guida dell’azienda di Franco Biondi Santi, il “gentiluomo del Brunello” come è stato definito, che ha dato un ulteriore impulso alla qualità del vino. Franco Biondi Santi ha guidato l’azienda negli anni della sua irresistibile ascesa, quando il suo Brunello è diventato famoso e conosciuto in tutto il Mondo, ed ha iniziato ad essere servito sulle tavole delle personalità più importanti di ogni epoca, come ad esempio la Regina Elisabetta d’Inghilterra, che durante una visita ufficiale a Roma bevve la mitica Riserva 1955. Il contributo più importante di Franco Biondi Santi è stato quello dell’isolamento del clone di Sangiovese Grosso poi denominato BBS11 (acronimo che sta per Brunello Biondi Santi filare 11), giudicato il migliore di tutti, registrato nel Catalogo Nazionale della Vite ma non rivendicato, così da permettere a chiunque di poterlo utilizzare e riprodurre.

Dopo una brevissima parentesi di Jacopo Biondi Santi, che ha guidato l’azienda dal 2013, anno della morte di papà Franco, nel 2017 l’azienda Biondi Santi è stata acquistata dalla holding francese EPI, già proprietaria degli champagne Charles Heidsieck e Piper Heidsieck e proprietaria anche della storica tenuta Isole e Olena nel Chianti Classico.

E così, dopo 150 anni di storia di famiglia fortemente legata alla nascita e all’affermazione del Brunello di Montalcino, Biondi Santi ha intrapreso un nuovo corso che punta ad aumentare ulteriormente il prestigio di un prodotto, il Brunello di Montalcino, che è al tempo stesso brand e simbolo nel Mondo del made in Italy enologico.

Andrea Fontana


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti