8 settembre 2024

Vini bianchi vs vini rossi

E così è successo.

Dopo anni che se ne parla, quella che sembrava essere una rivoluzione solo sulla carta, più volte annunciata e mai in realtà compiuta, si è invece verificata: la produzione Italiana dei vini bianchi ha superato quella dei vini rossi.

E’ quanto emerge dalle ultime rilevazioni di Wine Monitor, il ramo di Nomisna specializzato nelle ricerche e indagini di mercato relative al mondo del vino.

I numeri parlano chiaro: in questi ultimi 20 anni, il mondo del vino Italiano si è completamente rovesciato ed ha vissuto una vera e propria rivoluzione.

Nel 2004, dei 53,1 milioni di ettolitri di vino prodotti (te lo scrivo in cifre, così capisci l’enormità del dato: 5.310.000.000 di litri), 28,7 milioni erano di vino rosso (equivalente al 54%) e 24,4 erano di vino bianco (compresi gli spumanti).

Oggi, dei 38,3 milioni di ettolitri di vino prodotti (hai notato l’enorme calo produttivo, vero?), appena 14,5 milioni sono di vino rosso (equivalente al 38%), mentre 23,7 milioni sono di vino bianco.

In buona sostanza, possiamo grossolanamente riassumere così: i quasi 15 milioni di ettolitri di vino in meno che abbiamo perso negli ultimi 20 anni, riguardano praticamente solo il vino rosso.

E’ un dato sicuramente stupefacente, visto da fuori.

Chi come me ha qualche capello grigio, e a maggior ragione chi ha qualche lustro in più, e ha vissuto anche la stagione del “vino-alimento” (mentre adesso siamo nella stagione del “vino-piacere”), credo converrà con il sottoscritto che, in Italia, quando si parlava di vino, soprattutto nella quotidianità agricola e rurale, si intendeva sempre e soltanto il vino rosso.

Addirittura nelle osterie, dove io sono cresciuto, la questione non era nemmeno in discussione: “cinc ghei püsè, ma rus!” era un’esclamazione largamente impiegata, quasi una dichiarazione di intenti (tradotto per i non Cremonesi: “cinque lire in più, ma che sia rosso!”, a voler indicare che l’avventore era disposto anche a pagarlo di più -e in quegli anni cinque lire volevano dire tanto- ma il vino doveva essere rosso).

Poi il vino è cambiato, la società è cambiata, il Mondo è cambiato, e da alimento base, che apportava zuccheri e calorie nella dieta povera dei paisan, il vino è diventato bevanda edonistica di piacere, da sorseggiare e degustare, piuttosto che ingurgitare a gargarozzo.

E in quegli anni, l’Italia, da sempre “grande Patria di vini, è diventata Patria di grandi vini” (l’espressione non è farina del mio sacco, ma dell’imprescindibile Luigi “Gino” Veronelli, l’inventore della critica enogastronomica in Italia).

Ma questi “grandi vini” sono sempre stati per lo più rossi. Barolo, Barbaresco, Nebbiolo, Amarone, Brunello, Chianti, Morellino, Aglianico, Primitivo, Nero d’Avola, Cannonau. Sono certo, amico mio lettore, amica mia paritaria, che se dovessi chiederti di citarmi i primi cinque vini Italiani che ti vengono in mente, sarebbero tutti rossi, o per lo meno la maggior parte di essi.

Nessun vino bianco Italiano è mai stato, nell’immaginario collettivo anche Mondiale, un vino elitario e di prestigio.

Negli ambienti che contano si è sempre bevuto Champagne, Chablis, Pouilly Fumé, Sancerre; non Lugana, Tocai o Verdicchio.

Epperò i numeri non mentono mai, e come diceva Gregg Easterbrook “se torturi i numeri abbastanza a lungo, confesseranno qualsiasi cosa”.

Ebbene, quindi cos’è successo in questi vent’anni? Che cosa ha contribuito a rovesciare completamente gli equilibri, e a trasformare una Nazione storicamente produttrice di vini rossi, riconosciuti ed apprezzati in tutto il Mondo, in una Nazione che produce molti più vini bianchi che rossi?

Le risposte a questa domanda sono molteplici, e meritano una seconda parte di questo articolo.

Quindi te le accenno solo brevemente, e mi riservo di esplicarle una ad una nel nostro prossimo appuntamento:

  • -  boom delle bollicine

  • -  calo dei consumi di vino

  • -  cambiamento dei consumi di alcol

  • -  dry january e altre diavolerie simili

  • -  frenesia e immediatezza della vita attuale

    La prossima settimana li affronteremo assieme, e cercheremo di capire cos’ha provocato questa piccola, ma grande, rivoluzione del vino Italiano.

Andrea Fontana


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commenti


Chemist

17 settembre 2024 14:56

Mi congratulo, i suoi sono sempre spunti interessanti anche per un profano come me