La Valle d'Aosta, ovvero dei vigneti più alti d'Europa
Ormai ci siamo.
Le previsioni meteorologiche parlano chiaro e comunicano in maniera univoca l’arrivo imminente della neve e dell’inverno.
Gli amanti dello sci e degli sport alpini stanno quindi scaldando i motori, e presto andranno ad occupare le più famose mete turistiche montane, comprese le raffinate piste da sci che popolano le più esclusive località valdostane: dal Cervino al Monte Bianco, dal Monte Rosa al Gran Paradiso, passando per Courmayeur e Cervinia. I resort sciistici più importanti di questa minuscola regione di confine attendono accoglienti i Cremonesi che amano la montagna e, perché no, anche quelli che amano il buon vino.
E si perchè nonostante le ridotte dimensioni (circa 3000 km2), e le principali caratteristiche morfologiche (oltre il 90% del territorio è montano), la Valle d’Aosta presenta una produzione vinicola molto affascinante e con parecchie unicità, derivanti proprio dalle sue peculiarità.
Elencare le principali produzioni vinicole valdostane è tutto sommato semplice, visto che la loro distribuzione coincide, più o meno, con il percorso del fiume Dora Baltea, a sua volta imitato da quello dell’'autostrada A5, da Courmayeur a nord-ovest fino a Donnas a sud-est, al confine con il Piemonte.
E partendo proprio da sud, i primi due comprensori che incontriamo sono Donnas e Arnad-Montjovet, dove predomina l’uva rossa picotendro, nome locale del più conosciuto nebbiolo, qui presente per ovvi motivi di confine.
Proseguendo verso nord arriviamo a Chambave, patria del più famoso Muscat, ottimamente interpretato sia in versione secca che in versione dolce passita. Altre uve presenti nel territorio sono il Pinot Gris e, in misura minore, il Petit Rouge, che vedremo meglio tra poco.
Poco più avanti di Chambave giungiamo a Nus, patria dell'omonima uva a bacca rossa e di uno dei tantissimi cloni nazionali di Malvasia, qui particolarmente apprezzata.
Arriviamo nei dintorni del capoluogo e lo costeggiamo fino ad Aymavilles, dove incontriamo il territorio d’elezione del vino valdostano più diffuso e prodotto, il Torrette, ottenuto da uve Petit Rouge, altro vitigno autoctono della regione.
Risaliamo ancora un po’ la Dora Baltea e incontriamo finalmente la sottozona valdostana oggi più conosciuta e apprezzata, che dà origine al Blanc de Morgex et de La Salle (oltre al titolo dell'articolo odierno), un vino bianco per molti versi unico, ottenuto da uve Priè Blanc, coltivato in quelli che con orgoglio vengono definiti “I vigneti più alti d’Europa”; alle pendici del Monte Bianco, ad altitudini che raggiungono i 1.300 m slm, nei comuni appunto di Morgex e di La Salle.
Tali singolarità meritano sicuramente un approfondimento: il Blanc de Morgex, ottenuto prevalentemente con vigneti a piede franco (qui, infatti, la fillossera non ha trovato un habitat ideale e perciò non c’è bisogno di praticare il portinnesto), è un vino bianco di spiccata personalità, connubio perfetto tra sapidità salina, mineralità spinta e note evidenti di pietra focaia e agrumi amari; tutte caratteristiche che lo rendono anche idoneo alla spumantizzazione, che difatti in questi anni sembra aver dato nuova linfa e prestigio a questa microproduzione.
Per concludere, benché i numeri siano tutto sommato risibili (400 ettari vitati per una produzione che si aggira sul milione e mezzo di bottiglie), la produzione vinicola valdostana è particolarmente variegata e sfaccettata, con alcune produzioni davvero interessanti, fortemente radicate e strutturate in questa storica regione a metà tra l’Italia e la vicina Francia.
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