9 ottobre 2024

Who's Who delle guide 2025 Lombardia

 

Il mese di ottobre ormai da molto tempo è sinonimo di anticipazioni e presentazioni delle Guide enologiche.
E così, mentre noi di Slow Wine scaldiamo i motori per la presentazione che si terrà a Milano sabato 19 ottobre, anche molti altri colleghi degustatori assistono all’uscita sul web dei frutti del loro lavoro. Nell’attesa che la nuova edizione di tutte le principali guide sia disponibile (all’appello mancano ancora Vitae e Veronelli, ad esempio), mi sono divertito in questi giorni a mettere a confronto i premi assegnati da quattro delle principali guide che li hanno già svelati: Slow WineGambero Rosso, Bibenda e Doctor Wine.
Premi che si chiamano, nell’ordine, Top Wine per Slow Wine, Tre Bicchieri per il Gambero Rosso, Cinque Grappoli per Bibenda e Faccino per Doctor Wine, che ricordo essere la guida curata da Daniele Cernilli, già co-fondatore del Gambero Rosso e inventore, tra l’altro, del premio Tre Bicchieri. Naturalmente, ma non te lo devo neanche dire, la mia attenzione si è concentrata sui vini lombardi, che sono i principali protagonisti di questa rubrica.

Iniziamo con chi ha fatto l'en plein, si è aggiudicato cioè il premio su tutte e 4 le guide. Questo elenco ristretto è composto da soli due vini, a riprova di quanto la degustazione di un vino sia, alla fin delle finite, un giudizio altamente soggettivo; oltre che a testimonianza della diversa filosofia che rappresenta ogni guida.

In rigoroso ordine alfabetico, quindi, si aggiudicano il massimo riconoscimento di tutte e quattro le guide il Franciacorta Extra Brut EBB 2018 del Mosnel e il Valtellina Superiore Sassella Riserva Nuova Regina 2018 di ArPePe. Il primo è un ricchissimo spumante metodo classico ottenuto con il 100% di uve chardonnay, dedicato alla fondatrice dell’azienda (Emanuela Barzanò Barboglio, da qui l’acronimo EBB), che fermenta in legno piccolo, affina 60 mesi sui lieviti e viene dosato pochi grammi.

Il secondo è invece un grandissimo Nebbiolo delle Alpi, ottenuto da una vigna posta nella Sassella a 450 metri di altezza, al confine tra Sondrio e Triasso, prodotto solo nelle grandi annate (negli ultimi 17 anni ha registrato solamente 5 millesimi: 2007, 2009, 2013, 2016 e 2018 appunto), che macera per 3 mesi in tini tronco conici e matura almeno tre anni in legno. E’ ovvio che, ça va sans dire, sono etichette che un appassionato non dovrebbe lasciarsi scappare.

I vini lombardi, anzi, il vino lombardo che invece si è aggiudicato tre premi su quattro è solamente uno: il Valtellina Sfursat 5 Stelle di Nino Negri.

Ben più nutrita la gamma dei vini che si sono aggiudicati due premi su Quattro nelle guide enologiche del 2025, che conta ben 21 etichette, a riprova che, al contrario di quanto ho affermato prima, al netto delle diversità di vedute, quando un vino è buono, spesso lo è per almeno la metà delle persone che lo assaggiano.

L’elenco è quindi copioso. In rigoroso ordine alfabetico di territorio abbiamo il Botticino Pià de la Tesa 2021 di Noventa, il Franciacorta Dosaggio Zero Naturae 2020 di Barone Pizzini e il Franciacorta Extra Brut Boschedòr 2019 di Bosio (tutti con il Top Wine e Tre Bicchieri). Ben tre vini della cantina Ca’ del Bosco si aggiudicano due riconoscimenti: il Franciacorta Dosage Zero Noir 2015, il Franciacorta Riserva Annamaria Clementi 2015 e il Franciacorta Riserva Rosé Annamaria Clementi 2015. Proseguiamo il lungo elenco delle bollicine con il Franciacorta Extra Brut Rosé Lucrezia Ris. 2011 di Castello Bonomi, il Franciacorta Dosaggio Zero Riserva 33 2016 di Ferghettina e il Franciacorta Riserva Nature La Casella 2016 di Enrico Gatti (quest’ultimo, se ricordi, mio personalissimo coup de coeur dell’annata degustativa 2024). Ancora quattro spumanti: Franciacorta Riserva Palazzo lana Extra Brut 2013 di Berlucchi, Franciacorta Cabochon Stellato 2021 di Monte Rossa, Franciacorta Riserva Dosaggio Zero Sublimis 2016 di Uberti e infine l’unico oltrepadano, l’Oltrepò Pavese Pinot Nero Pas Dosé Vergomberra 2020 di Paolo Verdi. Proseguendo con l’Oltrepò, ma con i vini fermi, abbiamo il Pinot Nero Pernice 2021 del Conte Vistarino il Buttafuoco Storico Vigna Solenga 2020 di Giulio Fiamberti e il Pinot Nero Noir 2021 di Mazzolino.

Un paio di vini bianchi: il Lugana Riserva Menasasso 2020 di Selva Capuzza e il Mat 2020 di Concarena, un curioso uvaggio di Riesling Renano e Sauvignon prodotto in Valcamonica, prima di passare ad un paio di vini rossi valtellinesi: il Valtellina Sup. Sassella Il Glicine 2021 di Marco Fay e il Valtellina Sforzato Albereda 2021 di Mamete Prevostini. Chiudiamo questo lungo elenco con l’unico vino rosa fermo, il Valtènesi Chiaretto Rosagreen 2023 di Pasini San Giovanni.

Quindi, riassumendo: un rosso di Botticino, undici Franciacorta, un Lugana, un bianco della Valcamonica, una bollicina e tre vini rossi dell’Oltrepò, due Valtellina e un rosato Gardesano.
Direi non male per i “cugini” Bresciani, che si aggiudicano 15 slot su 21: praticamente il 75% dei vini lombardi premiati viene dalla provincia della Leonessa d’Italia.

In totale, i vini lombardi che hanno ricevuto almeno un riconoscimento dalle quattro guide prese in esame (le ripeto: Slow Wine, Gambero Rosso, Bibenda e Doctor Wine; mi riservo di aggiornare l’elenco quando usciranno le altre guide più importanti) sono 117, e spaziano da San Colombano a Capriano del Colle, dal Lugana alle Terre Lariane, passando per Valcalepio e Valcamonica, e toccando quasi tutti i comprensori viticoli regionali, eccezion fatta per i Ronchi Varesini e le due denominazioni Mantovane (Lambrusco e Colline Moreniche), che dovrebbero a mio avviso interrogarsi su questo fatto.

Ad onor del vero, e non è per tirare l’acqua al mio mulino, questa eterogeneità dei premi è per molti versi merito di Slow Wine, che è l’unica Guida che, fin dalla sua nascita, elargisce riconoscimenti anche nei territori considerati minori, quest’anno ad esempio San Colombano e Terre Lariane.
Sia chiaro, non è una critica nei confronti dei colleghi degustatori delle altre Guide, ma una semplice constatazione sulla diversa filosofia che guida i rispettivi lavori.

Bibenda, ad esempio, elargisce un premio nel Lugana, due solamente in Oltrepò (e considerato l’enorme volume e potenziale della zona è davvero poca cosa) e poi si concentra quasi esclusivamente su Franciacorta e Valtellina, i due territori vinicoli più significativi della Lombardia.
Il Gambero Rosso, viceversa, ha un occhio di riguardo per il Lugana (ben 3 dei 5 premi assegnati quest’anno sono suoi) e la Valtènesi (4 vini su 6 hanno preso i Tre Bicchieri); una grande considerazione per l’Oltrepò (elargisce ben 9 Tre Bicchieri, in pratica gli stessi riconoscimenti di Slow Wine, che arriva a 10 Top Wine) e si avventura nel premiare anche vini di Botticino e Capriano del Colle.
Infine Doctor Wine, che grazie alla grande esperienza e conoscenza del suo curatore, in alcune scelte ricalca quelle di Slow Wine, con premi anche in Valcamonica, Botticino e Valcalepio, e che è l’unica, assieme a Bibenda, a distribuire riconoscimenti esclusivamente sulla base della valutazione della degustazione, e quindi assegna anche più premi ad una cantina (ad esempio i due Faccini a Ca’ del Bosco, che diventano addirittura 4 Cinque Grappoli per Bibenda), mentre sia Slow WIne che il Gambero Rosso limitano ad un premio massimo per azienda.

Insomma, questo puro e semplice esercizio di stile, per certi versi anche sterile, può essere secondo me una buona cartina di tornasole sullo stato di salute dell’enologia lombarda, oltre che un punto di partenza per una più attenta riflessione per gli addetti ai lavori, consorzi e produttori in primis.
E a noi consumatori, non resta che appuntarsi i nomi dei nostri vini preferiti e correre ad assaggiarli, per confermare o ribaltare il verdetto delle Guide.

Andrea Fontana


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