23 luglio 2021

Bardolino tra rosso e rosa

E’ estate, e tra le mete turistiche più ambite di noi cremonesi, il lago di Garda occupa una posizione di rilievo. E tra tutti i paesi adagiati lungo le sue coste, Bardolino è sicuramente uno dei più apprezzati. Per tanti motivi, non ultimo la sua importante e storica produzione vinicola.

Siamo sulla sponda veronese del più grande lago d’Italia, e accerchiato da una vera e propria Disneyland nostrana (nel raggio di pochi chilometri abbiamo Gardaland, Caneva Acquapark e Movieland), sorge uno dei borghi più antichi e più affascinanti dell’antico lago Benacus.

Da sempre a Bardolino si produce vino, complice la presenza del lago che rende il clima mite e temperato, che era già famoso ai tempi degli antichi romani. Ma lasciando stare il trapassato remoto, e concentrandoci sui tempi recenti, Bardolino da tempo vive l’eterna diatriba che curiosamente caratterizza anche la sponda bresciana del lago, e di cui parleremo tra un paio di settimane: vino rosso o vino rosa?

Mi spiego: La DOC Bardolino, istituita con la legge quadro del 1968, prevede sostanzialmente tre tipologie di vino: Bardolino (che a sua volta contiene la sottozona denominata “Classico”), Bardolino Superiore (promosso a DOCG nel 2011) e Bardolino Chiaretto.

Le uve di provenienza sono le stesse, principalmente Corvina (minimo 40%), poi Corvinone, Rondinella e Molinara. Il Bardolino rosso è storicamente il prodotto più realizzato, più conosciuto e più venduto, con caratteristiche proprie ben riconoscibili: leggero, finemente fruttato, delicato e di buona acidità. Un vino che solitamente viene consumato in gioventù e spesso abbinato anche a dei piatti di pesce di lago. Tuttavia negli ultimi anni la sua egemonia nella denominazione è messa in serie discussione dall’incredibile e repentino successo commerciale del suo “figliastro”: il Bardolino Chiaretto.

Nato come prodotto “di ripiego”, in passato figlio delle uve più acerbe o delle vigne più giovani (la differenza produttiva tra un vino rosso e uno rosa, spiegata spannometricamente, è nelle ore di macerazione delle bucce sul mosto; è evidente che se un’uva è giovane o poco matura non può dare colore e corposità a un vino rosso, da qui l’abitudine di fare i vini rosa), il Bardolino Chiaretto negli ultimi anni si è staccato dall’ala protettrice della versione rossa, tanto da veder riconosciuta una propria denominazione indipendente con la revisione dei disciplinari del 2018.

Ogni anno che passa, quindi, la distanza produttiva tra le due tipologie si assottiglia (gli ultimi dati disponibili parlano di 16 milioni di bottiglie di Bardolino e 12 milioni di Chiaretto) e anche il lavoro delle istituzioni sembra sempre di più orientato a privilegiare la versione rosa rispetto a quella rossa.

Il perché è presto detto e ha diverso motivazioni.

Intanto la collocazione commerciale: con l’enorme flusso di turisti stranieri che affollano le sue coste in estate, proporre come vino locale un Chiaretto bello fresco ha sicuramente più appeal di un vino rosso, che con 30 gradi all’ombra non è la prima bevanda che può venire in mente di bere.

In secondo luogo perché il Bardolino Chiaretto Spumante rappresenta una valida alternativa locale ai più quotati vini spumanti di altre zone ben più famose, ma spesso anche più costose o più inflazionate.

Non ultimo il Bardolino versione rosso sta vivendo un periodo di oblio rispetto ai più quotati “cugini” prodotti nella limitrofa Valpolicella (per non parlare della versione Superiore DOCG, che di fatto non è mai decollata), che al contrario hanno un grande successo commerciale (le uve di provenienza sono le stesse, e il Bardolino rosso ha sempre vissuto la fama di essere il parente “povero” dei più famosi Valpolicella, Ripasso, Amarone, Recioto, ecc.).

Messe insieme tutte e tre queste considerazioni, il Consorzio di Tutela ha deciso di sposare la causa del Chiaretto, tanto da divenire socio fondatore (e attuale Presidente) di Rosa Autoctono, l'Istituto Italiano del Vino Rosa, associazione che raggruppa tutte le più importanti realtà consortili nazionali di produzione dei vini rosa: Bardolino appunto, Valtènesi Chiaretto, Cerasuolo d’Abruzzo, Castel del Monte Rosato, Salice Salentino Rosato, Cirò Rosato. L’obiettivo è dichiarato: sdoganare il vino rosa Italiano dall’immagine di “vino rosso chiaro” e dargli una propria identità, dignità, prestigio e affermazione. E noi di Cremona abbiamo la fortuna di avere due dei maggiori poli produttivi proprio nelle nostre vicinanze. Buona estate con un calice di Rosa Italiano!

Andrea Fontana


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti