15 settembre 2022

Come se la passano i vini italiani all'estero (57)

Lo confesso: uno dei miei passatempo preferiti, quando mi trovo all’estero, è perlustrare gli scaffali delle enoteche e dei supermercati, per rendermi conto di persona come se la passano i vini Italiani in quel determinato Paese.

Quali etichette ci sono, di che tipologia, come sono posizionati in negozio, a quale fascia di prezzo appartengono. Sono tutte informazioni utili per scoprire lo “stato di salute” dell’Italico vino.

Ricordo ancora uno dei miei primi viaggi lontano da casa, nel giugno 1998, nel punto vendita della più importante catena di supermercati Brasiliana, a Fortaleza, stato di Cearà: al centro della zona dei vini c’era un futuristico cubo di vetro, di 3 metri di lato, completamente climatizzato e ad umidità controllata, che conservava grandi etichette blasonate, per lo più Francesi, ma anche Californiane, Cilene, ecc.

E l’Italia?

La nostra presenza era, ahimè, limitata a due sole etichette, poste sugli scaffali “normali”, accanto ai non eccelsi vini nazionali. Si trattava curiosamente di due vini molto vicini a noi: un Bardolino prodotto dall’azienda Cesari di Quinzano d’Oglio (ora trasferitasi completamente in Valpolicella) e il Lambrusco Bianco Amabile della Vinicola Decordi di Motta Baluffi.

E ancora: durante la mia prima vera vacanza in quella che poi è diventata la mia seconda casa, in Romania, stato di Maramures, regione Transilvania, così raccontavo un aneddoto sul vino nel diario di viaggio che tenni sul mio profilo social:

<4 ottobre 2011 (...) Elena e io entriamo in una copisteria da un suo amico per una consulenza su una pratica amministrativa. E qui ho la folgorazione della giornata: (...) sul muro dell'ufficio c'è la classica cartina della zona con attorno le pubblicità delle attività locali. Le guardo un po' distrattamente per vedere se ne riconosco qualcuna e... ecchelelà! A Viseu de Sus (paese qua vicino, come ho già raccontato domenica) c'è una "casa vinicula", con tanto di foto di enoteca e spazio vendita. Subito mi si accende la lampadina: non ci sono restrizioni sui bagagli aerei che tengano, quel vino deve essere mio!
Armati di un indescrivibile entusiasmo (...) siamo partiti alla volta di Viseu, come due pellegrini in viaggio verso la Terra Santa.
Arrivati in città parcheggiamo in centro ed entriamo nel primo negozio a chiedere informazioni.
La signora è molto gentile, ma dare indicazioni stradali non è propriamente la cosa che le viene meglio, e quindi proseguiamo a piedi per poi fermarci a chiedere di nuovo a un venditore di biglietti della lotteria.
Altra spiegazione poco chiara (capiamo solo che stiamo andando nella direzione giusta; e che forse acquistare vino non è la priorità degli abitanti di Viseu, visto che su altre 4 persone che si fermano ad aiutarci solo una sa che esiste un'enoteca in città) e altro isolato percorso a piedi.
Ci inoltriamo in una vietta che forse è quella che ci è stata indicata e chiediamo di nuovo ad altre due persone, che ci rimandano indietro per un paio di vie.
Finalmente, dopo aver quasi perso ogni speranza, alziamo gli occhi al cielo e leggiamo il nome della via: miracolosamente siamo in quella dell'enoteca!

Percorriamo altri 50 metri e un cartello ci conferma (e a quel punto ne avevamo proprio bisogno) che la mia non era stata una visione: esiste veramente una casa vinicula a Viseu! Arriviamo all'ingresso e un cartello scritto a mano sulla porta sbarrata ci informa che dobbiamo rivolgerci al “magazin” posto sul davanti dell'edificio, che è un negozio di abbigliamento.

Chiediamo lumi alla commessa e lei, per nulla stupita, chiude il negozio di abiti e ci apre l'enoteca.
Finalmente sono nel mio regno, e la porta non più "enchisa" mi introduce in una stanza di 3x4mt dove su alcuni scaffali fanno bella mostra di sé all'incirca una trentina di bottiglie. Naturalmente la mia deformazione professionale mi spinge subito a guardare se ci sono vini italiani (6 o 7, dei quali l'unico a me noto è il Cipresseto di Antinori), ma la mia scelta cade ovviamente su tre bottiglie di vino rumene.

Se sono buone oppure no lo saprò solo dopo averle assaggiate, ma visto come se la passano i miei colleghi venditori di vino nella zona (costretti ad avere anche un negozio di abbigliamento per sbarcare il lunario), per una volta mi tengo stretto la mia tanto criticata Italia. Noroc!

Ebbene, sono passati 11 anni e le cose a Maramures non sono poi così cambiate.

Ignoro se esista ancora la Casa Vinicula a Viseu, cittadina che peraltro frequento abbastanza ed in pochi anni è diventata molto vivace e moderna.

L’anno scorso ha finalmente aperto anche a Borșa (la nostra città) una Vineria (l’equivalente della nostra enoteca). moderna e ben rifornita, con pochissimi vini Italiani, ma confesso che anche quest’anno non ci ho mai visto parcheggiato davanti nemmeno un’automobile.

Ma soprattutto, negli ultimi 5 anni hanno aperto diversi supermercati a insegna internazionale, quali Lidl e Penny Market. E proprio in quest’ultimo ho scattato la foto che vedi all’inizio di questo articolo.

Tralascio volutamente ogni discorso socio-economico sull’utilità della Grande Distribuzione nello sviluppo sociale di un Paese (ho una mia precisa idea a proposito, magari ci scriverò un articolo prima o poi), ma una cosa è certa: vedere ancora oggi, nel 2022, uno dei brand più importanti di vino italiano a livello mondiale (mi riferisco ovviamente al Barolo) svenduto a 7,52 euro alla bottiglia (tanto è oggi il cambio Leu=Euro) fa capire quanta strada abbiamo ancora da fare per raggiungere il prestigio e il riconoscimento mondiale che hanno i vini Francesi, Californiani e Cileni; e riuscire così anche noi ad entrare in quel cubo di vetro che tanto mi impressionò 25 anni fa.

FOTO 1: La bottiglia di Barolo al Penny Market di Borsa
FOTO 2: La "casa vinicula" di VIseu de Sus

 

Andrea Fontana


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