Finalmente la Toscana (75)
Sembra incredibile, lo so, ma sono quasi due anni che parliamo di vino e ancora non ci siamo occupati della Toscana.
Regione simbolo, assieme al Piemonte, dell’enologia di qualità, la Toscana è considerata l’ambasciatrice nel mondo del Made in Italy enologico.
Questo suo prestigio si deve al fatto che, per prima, la Toscana è stata oggetto di interesse e di investimenti da parte dei grandi capitali stranieri, Inghilterra e Stati Uniti in primis, e per questo ha assunto, prima di ogni altra regione Italiana, il ruolo di riferimento per i mercati esteri.
Patria di innumerevoli zone vinicole, che non riuscirò a elencarti tutte in questo articolo, si è soliti catalogare la Toscana tra denominazioni storiche e denominazioni nuove.
Le denominazioni storiche ricadono essenzialmente nella Toscana Centrale, quella Collinare, e vedono la predominanza pressoché totale dell’uva Sangiovese.
Tra le tante esistenti, le tre denominazioni principali sono Chianti, Montalcino e Montepulciano.
Il Chianti continua ad essere il vino toscano più famoso nel Mondo, soprattutto nella declinazione Chianti Classico, che non è l’unico esistente, ma bensì ce ne sono altri otto: Chianti Colli Senesi, Chianti Colline Fiorentine, Chianti Colli Aretini, Chianti Colline Pisane, Chianti Rufina, Chianti Montespertoli, Chianti Montalbano e Chianti generico.
Perché questa confusione? E’ presto detto: quello che generalmente noi identifichiamo con la zona geografica del Chianti (vale a dire grosso modo le colline che da Firenze scendono fino a Siena) è quello che nel vino si identifica con il termine di Chianti Classico. Tuttavia, proprio a causa del grande successo commerciale del termine Chianti, in passato tutte le altre zone vinicole circostanti si sono appropriate di questa parola, creando appunto le altre otto denominazioni, che però quasi mai raggiungono il livello qualitativo del Chianti Classico.
Ma proseguiamo.
Montalcino è sempre una garanzia.
Da quando nel lontano 1860 il giovane garibaldino Ferruccio Santi, assieme al nonno, farmacista, che di cognome faceva Biondi, (Biondi-Santi, ti dice niente questo nome?) cominciò e credere in un Sangiovese invecchiato in botte, il Brunello ha vissuto una costante crescita che non si è ancora arrestata. E se c’è una zona vinicola Toscana che ha davvero beneficiato per prima del capitale straniero, questa è proprio Montalcino, dove ha giocato un ruolo chiave per la denominazione l’avventura imprenditoriale della famiglia Italo-Americana Banfi-Mariani, creatori di Castello Banfi, il marchio che per primo ha esportato il Brunello in tutto il Mondo.
Infine, la terza denominazione storica più significativa è quella che fa capo a Montepulciano, con il famoso Vino Nobile. Benchè forse sia la meno famosa delle tre, anche a Montepulciano e nei dintorni si realizzano grandi etichette tutte a base di uva Sangiovese.
Parlando di denominazioni storiche, esistono poi altre zone vinicole oggi di minor successo commerciale ma con un passato glorioso e di grande blasone, come ad esempio Carmignano in provincia di Prato (ufficialmente è una delle quattro zone a beneficiare del primo disciplinare di produzione vinicolo della storia, emanato nel 1716 da Cosimo III de’ Medici, e che comprendeva anche il Chianti, Pomino e Val d’Arno di Sopra) e la Vernaccia di San Gimignano (prima docg d’Italia a interessare un vino bianco).
Passando alle denominazioni nuove ci spostiamo invece sulla Costa Toscana, che a cavallo del secolo scorso è stata la California della Toscana e ha vissuto, e tuttora vive, un periodo di grande ascesa e prestigio.
Denominatore comune di tutte queste zone è la presenza di pressoché tutte le uve internazionali possibili, dal Cabernet Sauvignon al Cabernet Franc, poi Merlot, Syrah, Petit Verdot, Carmenère, ma anche Chardonnay, Sauvignon, Viognier, ecc.
Capostipite di queste nuove denominazioni è stata sicuramente Bolgheri, la cui storia è fortemente legata all’iniziativa imprenditoriale privata di Mario Incisa della Rocchetta e del suo Sassicaia, di cui parleremo più approfonditamente in un futuro articolo della rubrica “Miti e leggende del vino”; abbiamo poi il Morellino di Scansano (raramente ho visto un vino raggiungere così velocemente il rango di Docg), il Monteregio di Massa Marittima, Sovana, il Bianco di Pitigliano, i Colli di Luni, ecc.
Accanto a queste due classificazioni esistono molte altre zone, alcune storiche e altre meno, che meritano attenzione. Sant’Antimo e Montecucco a ridosso di Montalcino; Cortona in provincia di Arezzo (dove sembra abbia trovato un microclima ideale l’uva Syrah); Montescudaio in provincia di Pisa, Montecarlo in provincia di Lucca, Val di Cornia in provincia di Livorno. ecc.
Concludiamo qui questa veloce e necessariamente sommaria fotografia del vino Toscano, che mi riprometto di approfondire in futuro.
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