18 marzo 2022

I fattori della qualità di un vino - La storia della fillossera (40)

La settimana scorsa abbiamo ipotizzato di avere la strampalata idea di creare una nostra azienda vinicola, e abbiamo iniziato ad analizzare i tre fattori che determinano la qualità di un vino.

Il primo di questi fattori riguarda il clima e il suolo dove noi decideremo di impiantare il nostro vigneto. Clima e suolo che possono essere analizzati e scelti ma non, ovviamente, influenzati dall’uomo, e pertanto si definiscono comunemente fattori naturali.

Una volta determinati i fattori naturali bisogna stabilire il secondo parametro, che riguarda sostanzialmente il vitigno e il portinnesto.

Se il primo termine è sicuramente chiaro (il vitigno è il tipo di uva: chardonnay, nebbiolo, vermentino, ecc.), la seconda parola probabilmente è poco conosciuta (portinnesto), e ci porta inevitabilmente a parlare di un argomento decisamente significativo che forse non abbiamo mai affrontato: la fillossera. Che cos’è?

La fillossera della vite (nome scientifico Viteus vitifoliae) è un insetto fitofago associato alla specie della Vitis, che attacca le radici delle specie europee (Vitis vinifera) e l'apparato aereo di quelle americane (Vitis rupestris, Vitis berlandieri e Vitis riparia)” (fonte Wikipedia).

In altre parole, è un parassita che si nutre dalle foglie, dai rami e dalle radici delle piante di vite, provocando gravi infezioni che portano alla morte delle stesse.

La fillossera ha origini Americane e ha fatto la sua prima comparsa ufficiale in Europa nel 1863 in Occitania, nella Francia meridionale. Da qui si è diffusa rapidamente in tutto il Vecchio Continente e in poco meno di trent’anni ha devastato quasi completamente la viticoltura europea.

Per darti un’idea, amico mio lettore, amica mia paritaria, della devastazione di cui parlo, si stima che dalla sua comparsa ai primi, timidi, tentativi di impiantare vigneti con vitigni portinnestati (siamo nel 1890, e tra un attimo vediamo cosa significa) sia andato perduto più del 90% del patrimonio genetico ampelografico continentale. Scendendo ancora più nel concreto, nel 1877 (la fillossera fa la sua comparsa ufficiale in Italia solo due anni più tardi) il Conte piemontese Giuseppe Di Rovasenda, grande appassionato di ampelografia, aveva catalogato nella sua tenuta vercellese qualcosa come 3350 varietà di vite. Nel 1969, quando viene istituito il Catalogo Nazionale delle Varietà di Viti, le specie registrate sono 385 (oggi sono diventate 469).

Ma cos’è successo di preciso, che con tutti sti numeri rischiamo di non capirci più niente?

Quasi sicuramente le cose sono andate così: gli emigranti europei andati in America a cercar fortuna, nel loro ritornare in patria hanno portato con sé, come sempre succede nella storia delle migrazioni dell’umanità, le piante “nuove” incontrate nel Nuovo Mondo (pensiamo alla patata o al pomodoro, ad esempio). Tra queste ci furono anche le piante della vite americana, così diverse da quelle europee. E su queste piante vi era (inconsapevolmente, ovvio) anche il tristemente famoso insetto chiamato fillossera. Che come abbiamo già visto -stai bene attento perché questo passaggio è fondamentale- aveva ed ha la caratteristica di nutrirsi delle radici delle piante di vite Europea, e del fusto e delle foglie della vite Americana.

Orbene, quando è comparsa e si è rapidamente diffusa in Europa, come già detto, ha tristemente devastato e annientato migliaia e migliaia di ettari di vigneti in tutto il Continente, rendendosi responsabile dello sterminio di chissà quante specie di vite.

Per combattere la fillossera ne furono provate tante: inondare i vigneti con l’acqua stile risaie per farla annegare; trattare con qualsivoglia agente chimico la pianta per ucciderla, provare con diversi insetti antagonisti per sconfiggerla; tutti tentativi lodevoli finiti però con un nulla di fatto.

Alla fine, come spesso succede, la risposta al problema era insito nel problema stesso, e una volta appurato che la fillossera non attaccava le radici di vite Americana, fu sperimentata, finalmente con successo, la pratica del portinnesto, cioè di trapiantare il fusto della vite Europea su una radice di vite Americana: in questo modo si otteneva una pianta che era completamente immune dall’attacco della fillossera.

Ebbene, questa pratica è tuttora effettuata ed è la base della viticoltura moderna, essendo l'unico sistema naturale che ancora oggi conosciamo per combattere e sconfiggere la fillossera.

Purtroppo, come già spiegato, tra il dire e il fare è passato almeno un quarto di secolo, e ciò ha provocato un impoverimento genetico di specie e varietà di vite che è assolutamente impossibile quantificare.

Ma torniamo a noi: stavamo parlando dei fattori biologici, cioè di quei fattori fortemente influenzati dai fattori naturali, che determinano la qualità di un vino.

Come scrivevo prima di questa lunghissima parentesi, a seconda del clima e del terreno che si è individuato per impiantare il vigneto, si sceglieranno il vitigno idoneo e il portinnesto (ora sappiamo che vuol dire) più adatto per quel determinato suolo.

Le regole le avevamo già intraviste la settimana scorsa, ma vale la pena ricordarle: in climi caldi si preferiscono vitigni vigorosi e con la buccia spessa, in climi freddi si coltivano generalmente vitigni di spiccata acidità e mineralità, in climi temperati danno ottimi risultati sia uve bianche che rosse, adatte alla produzione di vini di corpo, strutturati e longevi.

Ancora: in suoli argillosi pesanti si impiantano solitamente uve bianche, mentre le uve rosse prediligono terreni magri e sciolti (con tutti i distinguo del caso, è ovvio).

Bene: abbiamo scelto il clima e il suolo dove realizzare il nostro vigneto (fattori naturali), abbiamo determinato, con l’aiuto di un agronomo e di professionisti specializzati, il vitigno e il portinnesto migliore da impiantarvi (fattori biologici), adesso è il momento di concentrarci sui fattori umani, cioè tutte le scelte che compiremo ogni anno e che determineranno il vino che produrremo.

Scelte che inizieremo a vedere dalla settimana prossima.

Andrea Fontana


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