22 aprile 2022

I fattori della qualità di un vino-Sesto d'impianto e vendemmia verde (45)

Archiviata la doppia pausa 54° Vinitaly/Venerdì Santo, riprendiamo il nostro percorso volto alla definizione degli standard per la produzione di un vino di qualità.

Negli appuntamenti precedenti abbiamo visto e determinato i fattori naturali (clima e suolo), i fattori biologici (vitigno e portinnesto) e abbiamo iniziato ad affrontare i fattori umani, parlando della gestione della pianta.

Oggi continueremo ad affrontare la gestione della pianta, nelle sue diverse variabili.

Una prima scelta, l’abbiamo già visto, è stata effettuata nel determinare il sistema di allevamento della vite e la sua conseguente palificazione. Sappiamo infatti che la vite è una pianta rampicante, e come tale ha bisogno di sostegno. A seconda del sistema di allevamento che andremo a scegliere (guyot, cordone speronato, pergola, ecc.) posizioneremo quindi i pali di sostegno ad una certa distanza tra loro, determinando quello che in gergo si definisce sesto d’impianto.

Il sesto d’impianto, a sua volta, determina anche la gestione agronomica del vigneto, e a volte è vero il contrario: se ad esempio sono in pianura ed intendo meccanizzare il più possibile i lavori in vigna, sceglierò un sesto d’impianto largo, con un’interfila (la distanza tra un filare e l’altro) che consenta il passaggio dei mezzi meccanici (scherzando, in gergo si definisce sesto d’impianto Fiat, a rimarcare che è la dimensione del trattore a determinarlo).

Inoltre il sesto d’impianto determina naturalmente anche la densità del vigneto, cioè il numero di piante per ettaro. Di norma, un vigneto si definisce a bassa densità quando presenta meno di 3.000 piante per ettaro; a media densità quando ne ha tre le 3.000 e le 6.000, ad alta densità quando ne ha più di 6.000.

Questo argomento merita una riflessione ed una anticipazione di concetti che spiegheremo meglio nelle prossime settimane.

Una delle grandi rivoluzioni che ha portato il vino italiano a competere con le più blasonate etichette del Mondo, riguarda proprio la densità del vigneto, cioè, in altre parole, la produttività per ettaro (meglio: la produttività per pianta).

Senza entrare troppo nello specifico, è chiaro anche al meno avvezzo alla coltivazione di qualsiasi pianta da frutta, che c’è una bella differenza tra 150 quintali di uva ottenuti da un vigneto che produce 10 kg di uva per pianta e ha una densità di 1.500 piante/ettaro; ed un vigneto che produce 1,5 kg. di uva per pianta e ha una densità di 10.000 piante.

E’ chiaro l’esempio? No? Lo schematizzo:

VIGNETO A
1.500 piante x 10 kg per pianta = 150 quintali

VIGNETO B
10.000 piante x 1,5 kg per pianta = 150 quintali

Come vedi, amico mio lettore, amica mia paritaria, la quantità di uva che si ottiene dl vigneto A e dal vigneto B è la stessa, ma evidentemente la sua qualità è profondamente diversa. E non sono uguali neanche i costi di produzione (pensa solo, ad esempio, alla differenza tra acquistare 1.500 piante o 10.000).

Ma continuiamo.

Da questo esempio si evince che, dopo aver determinato il sesto d’impianto, un’altra scelta molto importante, e che in parte abbiamo già anticipato, è determinare quanta uva far produrre alla pianta.

Questa scelta viene regolata, oltre che dal sistema di allevamento, da una pratica ben precisa che ha contribuito anch’essa alla grande rivoluzione del vino italiano e che prende il nome di vendemmia verde.

La vendemmia verde è una pratica che consiste nel ridurre il carico di grappoli di una pianta, prima che questi siano maturi, in modo di concentrare sui grappoli rimasti tutte le sostanze nutritive che la pianta trae dal terreno e genera con la fotosintesi clorofilliana.

In questo modo, l’uva che si ottiene sarà molto più ricca di zuccheri e di sostanze aromatiche e coloranti, generando, di conseguenza, vini più alcolici e potenti.

Ma quale sia la relazione tra la concentrazione zuccherina dell’uva e l’alcolicità del vino che si ottiene la vedremo nel dettaglio la settimana prossima.

Andrea Fontana


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