27 settembre 2023

Il Bignami del vino italiano per lettori svogliati: prima parte. Vini spumanti

In questi due anni in cui ci teniamo compagnia, amico mio lettore, amica mia paritaria, ci siamo scambiati racconti, aneddoti, storie, curiosità e informazioni sul mondo del vino italiano. E ce ne siamo scambiate così tante, di nozioni, che forse potrebbe essere arrivato il momento di fare un riassunto.

Quello che, quando ero studente al glorioso ITG Pietro Vacchelli di Cremona, si è sempre chiamato bigino. Oppure, tradotto per i più giovani, un Bignami del vino Italiano (da Ernesto Bignami, fondatore dell’omonima Casa Editrice che da quasi cent’anni pubblica “riassunti e compendi tascabili di italiano, letteratura, filosofia, matematica, fisica, chimica e oltre”, tratto da www.bignami.com). Con questo e i prossimi pezzi, quindi, voglio anche rispondere a tutte le persone che mi chiedono: "ma in definitiva, qual è il vino rosso Italiano più buono? E il bianco? E la bolla? Ecc."

Iniziamo questa settimana pertanto una serie di articoli che ci porteranno ad illustrare i 5 vini italiani più importanti di ogni macro-categoria produttiva: Vini Spumanti, Vini Bianchi, Vini Rosati, Vini Rossi, Vini Dolci.

Prima però un paio di note per la lettura: in questi elenchi ho racchiuso i vini che, secondo la mia opinione assolutamente soggettiva e opinabile, sono più significativi, incrociando dati di produzione numerica, dimensione del territorio, prezzo e prestigio sui mercati nazionale e internazionali. Pertanto, non è assolutamente un elenco oggettivo ma, al contrario, frutto della mia personale esperienza, sensibilità e, soprattutto, gusto.

Ma bando alle ciance e andiamo subito ad iniziare quello che ho chiamato IL BIGNAMI DEL VINO ITALIANO PER LETTORI SVOGLIATI (e d’altronde, anche noi studenti, quando facevamo ricorso ai vari Bignami, era perché eravamo stati svogliati in classe e non avevamo appreso a sufficienza, ndr).

VINI SPUMANTI

N.B. Ho incluso in questo elenco sia gli spumanti Charmat che Metodo Classico, per non creare troppe sottocategorie e anche perché, onestamente, esiste un solo grande vino spumante metodo Charmat significativo. E proprio da lui iniziamo.

Piaccia o non piaccia, non si può parlare di vino spumante Italiano e non iniziare dal Prosecco. Prodotto nelle regioni Veneto (ad esclusione di Verona) e Friuli, ottenuto da uva glera, realizzato quasi sempre in versione Extra Dry (cioè quasi dolce) con le sue 400 milioni di bottiglie (ma c’è chi giura che siano almeno il doppio) è sicuramente la bollicina Italiana più conosciuta al Mondo, tanto che all’estero ormai non si parla più di “metodo Charmat” o “Martinotti” ma si identifica il Prosecco con il termine di “Metodo Italiano”. 

In verità ne esistono diverse tipologie e interpretazioni: quelli “bravi” differenziano il Prosecco di pianura, prodotto per certi versi più dozzinale, dal Prosecco di Collina, più pregiato (nelle tre sottozone più significative: Conegliano, Valdobbiadene e Asolo). Inoltre esiste anche la versione “sur lie” o ancestrale, che in zona chiamano “col fondo”. Per non parlare del Prosecco Tranquillo (cioè fermo), ormai quasi del tutto scomparso, e di quello Metodo Classico, che invece ancora resiste.

Al secondo posto di questo Bignami dei Vini Spumanti Italiani posiziono, naturalmente, la Franciacorta. Di gran lunga lo spumante Metodo Classico più prodotto in Italia, e zona che vanta una intraprendenza imprenditoriale invidiata da molti, in pochi anni la Franciacorta è diventata il punto di riferimento spumantistico italiano. Uve Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Nero; produzione di circa 18 milioni di bottiglie e tipologie che stanno piano piano virando sempre di più verso l’extra brut e il pas dosé: ecco, in sintesi, le principali caratteristiche degli spumanti prodotti in questo minuscolo lembo di terra a sud del lago d’Iseo.

Come terzo vino spumante Italiano più significativo è doveroso citare il Trento doc, sia perché è il secondo comprensorio per produzione (all’incirca 9 milioni di bottiglie) sia per la sua storicità legata alla figura mitologica di Giulio Ferrari. L’uva principale qui è lo Chardonnay, con Pinot Nero, Pinot Bianco e Pinot Meunier a completare la proposta. Il Trento doc gode di un’ottima nomea tra gli appassionati delle bollicine, meritata per la qualità media complessiva, ma spesso causata da una sorta di rifiuto aprioristico verso il Franciacorta, considerato troppo elaborato, modaiolo e standardizzato.

Al quarto posto troviamo l’Oltrepò Pavese. Il tanto bistrattato Oltrepò Pavese. Il contraddittorio Oltrepò Pavese. Qualcuno l’ha anche definito “lo sfigato Oltrepò Pavese”. Su di esso si potrebbe dire tutto e il contrario di tutto e parlarne per due giorni senza mai trovare il bandolo della matassa. Sta di fatto che, tra scandali più o meno noti e imbottigliatori più o meno trasparenti, l’Oltrepò Pavese è stato la patria del primo metodo classico Italiano ed è tutt’ora la seconda zona vitata a Pinot Nero del Mondo, dopo la Borgogna. Purtroppo una serie di politiche commerciali disastrose hanno minato notevolmente la credibilità di questo splendido territorio ed oggi, a fronte di oltre 12 milioni di bottiglie di vino spumante prodotte, solamente 1,5 riguarda il metodo classico, e le rimanenti sono generici vini spumanti Charmat di dubbia qualità.

Non è stato facile scegliere l’ultimo dei 5 vini spumanti Italiani più significativi.

Il dubbio era tra l'Alta Langa, vale a dire gli spumanti a base di Pinot Nero prodotti in Piemonte (che storicamente vanta una lunga tradizione spumantistica) e l'emergente zona di San Severo (Foggia), dove sta nascendo un polo significativo di produttori che spumantizzano l'uva autoctona Bombino Bianco assieme a Montepulciano, Pinot Nero e Chardonnay.

Alla fine ha prevalso l’Asti Spumante, per numeri e storicità. Stiamo infatti parlando del vino che per diversi decenni ha rappresentato l’Italia nel Mondo e che fino a pochi anni fa veniva prodotto in circa 80 milioni di bottiglie. Prodotto con uve Moscato, ha fatto la fortuna di nomi storici della spumantistica Italiana come Gancia, Cinzano, Martini & Rossi, Cora, Contratto; e sebbene oggi non viva un momento di grande splendore, continua ad essere un prodotto per certi versi unico nel suo genere. Questa unicità, derivante dalla sua dolcezza, è stata minata dalla recente e discussa approvazione della modifica al disciplinare di produzione, che oggi contempla anche l’Asti Secco, che anche nel nome ha il chiaro obiettivo di contrastare l’egemonia del Prosecco nel mercato degli spumanti metodo Charmat, tentativo finora tutt’altro che riuscito.

La settimana prossima vedremo i 5 più importanti vini bianchi Italiani.

Andrea Fontana


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti